notizie storico-critiche | L’opera, realizzata dallo scultore sanremese Enrico Pacciani, fu inaugurata nel settembre 1923 alla presenza del generale Italo Balbo e del cardinale arcivescovo di Bologna, mentre Benito Mussolini inviò un telegramma di lode. Nel 1924, l’architetto Gian Francesco Costa ricordò l’evento con un libello. Nella pubblicazione dedicata dal Comune di Poggio Renatico ai suoi caduti della I Guerra Mondiale (Poggio Renatico onora i suoi Eroici Caduti, Bologna 1924, Stabilimenti Poligrafici Riuniti) è riportata la spiegazione data dall’artefice del monumento, cav.prof. Enrico Pacciani: “ SIGNIFICAZIONE. Il monumento rappresenta, in un tragico episodio della guerra combattuta, la semplice, naturale, grandezza d’animo del soldato italiano, pura espressione della nostra razza. La mischia feroce, corpo a corpo, si è svolta forsennata, rabbiosa, titanica, sul luogo dove il fratello incolume ha raccolto nelle sue braccia possenti il fratello morente. Come un’ondata ciclonica la mischia è passata, ma è vicinissima ancora e sempre presente, in tutte le sue terrificanti immagini, nello sguardo fisso e aguzzo del fratello vivo: Esso la sorveglia, la spia, perché vuole ad ogni costo salvare il morente che ha posto ormai al di sopra della propria vita stessa. Nella difesa del corpo quasi morto Egli sente la propria difesa. Nell’attimo tragico, lo spirito ha vinto la carne. Il Morto e il Vivo sono un’anima sola che si eleva dal sacrificio consumato e dal sacrificio offerto. La lotta furibonda ha lacerati e sperduti gli abiti dei lottatori. I muscoli afflosciati nel caduto, sono resi turgidi e fermi nel salvatore dallo sforzo, retto dalla ferrea volontà di vincere. Esso vince per due; nei suoi muscoli c’è la forza di due atleti. Per i morti e per i vivi, la Patria ha vinto. La Patria ha vinto, perché dopo la battaglia, i suoi figli vivi hanno raccolto il corpo e lo spirito Suo si è innalzato alla visione della gloria. *** La base, nelle sue severe linee architettoniche, sia verticalmente, sia orizzontalmente, rappresenta la croce, simbolo del sacrificio illuminato dall’ideale. Il piano inclinato e i gradini, significano l’asprezza del cammino che conduce alla eccelsa sommità dove il sacrificio e la gloria si confondono nella luce divina che guida l’uomo verso la sua perfezione”. Bibliografia: A. Poggiali, I segni della guerra. Lapidi e monumenti in provincia di Ferrara, ai caduti italiani nel XX secolo. Vol. II, Ravenna 2012, pp. 315-316. T. Contri, Gian Francesco Costa architetto, 1892-1933, in "Contributi centesi", n. 6, collana di studi storici curata dal Comune di Cento, Cento 2011, p. 83. L. Scardino, Il monumento ai caduti di Guarda Ferrarese in FD, Bollettino della “Ferrariae Decus”, n. 10, 30 novembre 1996, p. 82. Documentazione d'archivio: Poggio Renatico onora i suoi Eroici Caduti, Bologna 1924, Stabilimenti Poligrafici Riuniti. ASCFE, Pro monumento ai caduti in "Gazzetta Ferrarese", 3 agosto 1923. Sitografia: http://www.emiliaromagna.beniculturali.it/index.php?it/108/ricerca-itinerari/47/416 http://www.cimeetrincee.it/indip.pdf http://www.diccionariobiograficoecuador.com/tomos/tomo16/p1.htm |