notizie storico-critiche | Il dipinto murale fu realizzato, in pendant con quello sulla parete di fronte, da Corrado Giaquinto, pittore nativo di Molfetta (8 febbraio 1703) formatosi in un primo tempo a Bari e poi a Napoli dal 1721. La critica ha spesso attribuito una grande importanza al periodo di studio negli atéliers di Francesco Solimena e di Sebastiano Conca ma secondo Edith Gabrielli "il soggiorno napoletano non sarebbe stato ... fondamentale per l'artista, dal momento che all'arrivo in città, egli era pienamente formato" (cfr. Edith Gabrielli, "Vita e opere di Corrado Giaquinto", in "Corrado Giaquinto", catalogo della mostra, Bari 1993, p. 35). La studiosa rivaluta invece i legami con la terra natia, in cui il pittore fece ritorno negli anni 1723-24, per poi rientrare in Napoli nel 1724. Dopo tre anni di permanenza nella città partenopea Giaquinto nel 1727 si stabilì a Roma, realizzò importanti commissioni ed entrò in contatto con Filippo Juvarra, che lo fece chiamare a Torino. Giunto nel giugno del 1733, vi rimase all'incirca sei mesi e successivamente compì un secondo soggiorno nel capitale sabauda tra il "febbraio del 1735 e il 1738" ma più probabilmente concluso entro il 1737 (cfr. ibidem, 1993, p. 40). Non è del tutto definita la cronologia delle opere torinesi per alcune chiese della città (San Filippo, intervenendo su un dipinto di Conca, la cappella di San Giuseppe in Santa Teresa e la chiesa del Carmine). Nel 1738 il pittore certamente si trovava a Roma, dove rimase per due decenni circa, realizzando un gran numero di pale d'altare destinate a varie località in Italia e all'estero e lavorando in altri cantieri nell'Italia centrale, fino al 1753. Si trasferì poi a Madrid, dove fu nominato "pittore di camera", e infine fece ritorno nel 1762 a Napoli, dove continuò a lavorare fino alla morte avvenuta nel 1766 (cfr. S. A. Mayer per il "Dizionario biografico degli italiani", Roma, vol. 54° del 2000, pp. 562-567).Durante i soggiorni torinesi realizzò per Villa della Regina i due medaglioni del Salone rappresentanti "Venere piange Adone" e "Apollo e Dafne", la volta della camera del letto verso ponente dell'Appartamento di S.M. la Regina (n. 32) con il "Trionfo degli dei", perduta in seguito ai bombardamenti della seconda guerra mondiale, sei sovrapporte su tela raffiguranti episodi dell'Eneide trasferite al Quirinale e altre tele, insieme a collaboratori, con scene mitologiche per l'anticamera e la camera da letto del Re (n.i 23 e 24). I due medaglioni del salone, raffiguranti temi tratti dalle "Metamorfosi" di Ovidio, denunciano l'evoluzione del gusto della corte verso una mitologia "a formato vivente e naturale" (cfr. A. Griseri, "Un inventario per l'esotismo. Villa della Regina", Torino 1988, p. XXVI). Michela Di Macco propone una datazione al primo soggiorno, 1733 ca., per i due affreschi del Salone e per le sovrapporte con Enea e al secondo, 1736-1737, per la volta perduta della camera da letto della Regina (cfr. Michela Di Macco, "I pittori <> a Torino: note sulla committenza negli anni di Juvarra" in Andreina Griseri-Giovanni Romano, a cura di, "Filippo Juvarra a Torino. Nuovi progetti per la città", Torino 1989, pp. 282-322). Il cantiere decorativo del Salone, databile al 1733, è unitario e il dato è confermato dall'impiego di un'unica fornitura di azzurro, attestata anche dalle analisi chimiche condotte da Stefano Volpin. La regia dell'intervento è "riferibile a Juvarra, e fra le fonti di ispirazione per gli artisti che vi lavorano unitariamente, ci appaiono anche alcuni suoi disegni con elmi dipinti da Dallamano su cornicioni e paraste sia a Villa della Regina sia nel Salone del Castello Piossasco a Virle". (C. Mossetti, "I Gabinetti di Villa della Regina. Modelli e confronti", in L. Caterina e C. Mossetti, a cura di, "Villa della Regina. Il riflesso dell'Oriente nel Piemonte del Settecento", Torino 2005, p. 130, tavv. LXXXIII-LXXXIV).Nel Museo San Martino di Napoli si conservano due disegni da considerarsi preparatori per "Venere piange Adone" e per il "Trionfo degli dei ovvero i quattro Elementi". Per il primo Michela Di Macco riferisce che "la commissione fu assegnata a Giaquinto in una fase ancora progettuale dell'intera e complessa decorazione del salone, come sembra dimostrare uno schizzo grafico del pittore che dispone la figura di Venere a sinistra dell'immagine. Per adeguamento alla scenografia d'insieme la dea appare spostata sulla destra nella risoluzione finale e nel relativo bozzetto (Tours, Musée des Beaux-Arts)" (cfr. ibidem, 1989, p. 282). Anche Edith Gabrielli precisa che alla "Morte di Adone deve essere riferita quella di Tours, tradizionalmente connessa con un'opera di analogo soggetto custodita all'Escorial" (cfr. Edith Gabrielli, "Vita e opere di Corrado Giaquinto", in "Corrado Giaquinto", catalogo della mostra, Bari 1993, pp. 41;196-199 cat. nn. 39-40).Prosegue in Osservazioni. |