notizie storico-critiche | Il dipinto proviene dalle collezioni sabaude. Secondo le note di Baudi di Vesme (1899) si trovava a Palazzo Reale, mentre dal 1851 è registrato negli inventari della Galleria Sabauda. L'opera è stata identificata con una "Lucrezia" menzionata in una lettera del Sodoma inviata a Francesco Gonzaga del 3 maggio del 1518: in essa l'artista afferma che avrebbe voluto donare l'opera al marchese di Mantova, ma era stato costretto a donarla a Giuliano de' Medici duca di Nemours incontrato a Firenze. Secondo Massimiliano Caldera (in 'La Sabauda in tour' 2014, p. 44 con bibliografia), dunque, l'opera potrebbe avere fatto il suo ingresso nelle collezioni sabaude dopo il 1518, quando Filiberta di Savoia - vedova di Giuliano - tornò in Piemonte. Attribuita tradizionalmente al Giampietrino, l'opera è stata riferita a Sodoma dal Morelli, che scrive sotto lo pseudonimo di Lermolieff (Lermolieff Ivan, 'Kunstkritische Studien über italienische Malerei', Leipzig, Brockhaus, 1890-1893, v. I/3, p. 202). Il soggetto della 'Morte di Lucrezia' è ricorrente nella produzione artistica di Sodoma, come ricorda già Giorgio Vasari nelle 'Vite' (1568, ed. 1878-1885, VI, p. 379-399): '...messosi a lavorare, per farsi conoscere al nuovo pontefice [Leone X], fece in un quadro una Lucrezia Romana ignuda, che si dava con un pugnale..., gli venne fatto un bellissimo corpo di femina ed una testa che spirava: la quale opera finita, per mezzo d'Agostin Chigi, che aveva stretta servitù col papa, la donò a Sua Santità; dalla quale fu fatto cavaliere e rimunerato di così bella pittura" (p. 387); a Siena c'era "una tela che fece per Assuero Rettori da San Martino, nella quale è una Lucrezia Romana che si ferisce, mentre è tenuta dal padre e dal marito: fatti con belle attitudini e bella grazia di teste" (pp. 396-397). La Lucrezia per Leone X, celebrata dall'epigramma 'Pro statue Lucretie Sodome' pubblicato nel 1517 da Eurialo Morani d'Ascoli, è databile fra la fine del 1515 e i primi dell'anno seguente, quando - fra il dicembre e il febbraio - l'artista soggiornò a Firenze, in casa di Giuliano de' Medici, dove conobbe Leone X allora nella sua città che appunto lo investì cavaliere. Perciò il dipinto per Francesco Gonzaga poi ceduto a Giuliano (e ora presso la Galleria Sabauda) dovette essere eseguito a stretto giro dato che lo stesso Giuliano morì nel 1516. Infine una 'Lucrezia' dipinta è documentata nella bottega del pittore al momento della sua morte. Oltre alla 'Morte di Lucrezia' della Sabauda, sono pervenuti altri dipinti raffiguranti il medesimo soggetto riferibili al Bazzi, conservati ora rispettivamente a Parigi (Duc du Trevise) - versione molto prossima a quella di Torino - , a Hannover (Kestner Museum) e a Budapest (Museo di Belle Arti). L'dentificazione di tali opere con i dipinti ricordati dalle fonti e di conseguenza la loro datazione sono questioni molto dibattute. Vittorio Viale ('Gotico e Rinascimento in Piemonte. Catalogo, 2a mostra d'arte a Palazzo Carignano', Torino, Rotocalco Dagnino, 1939, p. 216) ha proposto di identificare la tavola di Torino con l'opera celebrata dai versi di Eurialo Morani d'Ascoli, anche se con una datazione più tarda dell'attività del Sodoma. Federico Zeri (1950, in Zeri Federico, 'Giorno per giorno nella pittura, Scritti sull'arte dell'Italia settentrionale dal trecento al primo cinquecento, Torino, Allemandi, 1988) la annovera invece tra i lavori giovanili del pittore. Carli (1950), Hayum (1976) e Marianna Haraszti-Takacs (1978, con bibliografia) datano la 'Lucrezia' di Torino intorno al 1516, mentre si propende ormai a spingere negli anni Trenta il dipinto di Budapest (Loseries Wolfang, in 'Botticelli to Titian. Two centuries of Italian masterpieces', catalogo della mostra a cura di Dóra Sallay, Vilmos Tátrai, Axel Vécsey, Budapest, 2009, pp. 286-287 n. 76). Si osserva altresì che la descrizione che Vasari dà della 'Lucrezia' Assuero Rettori corrisponde alla composizione di Torino come quella di Budapest, fatta eccezione per il supporto che non è una tela come riportato dal biografo, bensì una tavola. |
bibliografia | Callery, J. M.( 1859)p. 140; Jansen, Albert( 1870)p. 224; Vasari, Giorgio( 1878-1881)v. VI, p. 387, 396-397; [Baudi di Vesme, Alessandro]( 1899)p. 40; Jacobsen, Emil( 1897)p. 124; Priuli Bon, Lilian( 1900)p. 127; Cust, Robert Henry Hobart( 1906)p. 165; [B |