notizie storico-critiche | Il dipinto, che denuncia una matura cifra stilistica, è certamente da collegare ad altre due tele conservate in cornici identiche riconducibili ad evidenza alla stessa mano e concepite unitariamente, ma delle quali non si è identificato il tema narrativo che le accumuna. Tuttavia il quadro rappresenta verosimilmente la morte di Sisara, il condottiero cananeo che, sconfitto dall'esercito di Israele, fuggì dal campo di battaglia e andò a rifugiarsi nella tenda di Giaele, moglie di Eber il Kenita, appartenente ad una tribù che era in pace con i cananei; la donna gli offrì da bere e lo fece riposare, ma mentre dormiva prese un picchetto da tenda e glielo conficcò nella tempia chiamando il capo delle forze di Israele, per le quali divenne un'eroina, perchè vedesse ciò che aveva fatto. Questo soggetto, presente soprattutto nell'arte nord europea, presenta Sisara in armatura che giace addormentato e Giale con il picchetto da tenda in mano, come in questo caso, dove sono inseriti anche due personaggi in vesti militari che hanno legato il condottiero. Il bene proviene da Palazzo Parisani Bezzi, attualmente in restauro, in parte di proprietà del Comune di Tolentino che possiede il primo e secondo piano, ma originariamente della famiglia dei conti Parisani, una delle più antiche ed illustri di Tolentino della quale si hanno testimonianze fin dai primi anni del sec. XIV. Domenico Parisani, nato nel 1723 da Francesco Saverio (1689-1758) che era stato aggregato alla nobiltà cittadina nel 1718, ebbe quattro fratelli e si sposò nel 1758 con la contessa Anna Carandini di Modena. Alla sua morte, nel 1807, il palazzo fu acquistato da Giovanni Bezzi, notaio, deputato delle strade (1801), membro del Consiglio distrettuale di Tolentino (1808), appaltatore del dazio (1811), soprintendente dei generi di privativa (1815) e amico di Domenico e dei suoi figli. L'originaria residenza venne ampliata con l'acquisto di altri edifici adiacenti ma il piano nobile, dove Napoleone fu ospite nel 1797 per sottoscrivere l'accordo con lo Stato Pontificio e da cui proviene il bene catalogato, è rimasto invariato fino ad oggi, a differenza del piano terra che è stato adibito ad altri usi, e del secondo, abitato da privati fino al 1998. Quattro sono infatti le sale, oltre alla Sala detta degli Arazzi, alla Cappellina e al Gabinetto di Toletta, che costituiscono la parte di rappresentanza del Palazzo ubicata al primo piano e mantenuta quasi intatta negli arredi e nelle decorazioni in virtù degli eventi del 1797: la `Sala di ingresso`, la `Sala da ricevere`, la `Sala della Pace` (o Sala Gialla per via delle pareti rivestite in damasco giallo) dove fu sottoscritto il Trattato e la `Sala da letto di Napoleone` (C. Bianconi, 1996). Subito dopo la morte del Parisani fu stilato un `Inventario de' Beni ereditarij della Bo[na] Me[moria] Nob[ile] Sig. Domenico Parisani defonto li 3 Decembre 1807`, un importante documento conservato nell'Archivio dell'Accademia Filelfica di Scienze Lettere ed Arti di Tolentino che permette di ricostruire l'immagine dell'edificio, anche se pochi arredi e opere d'arte corrispondono alla descrizione, spesso sommaria, a causa delle trasformazioni avvenute nel corso dei secoli. Molti dipinti, infatti, furono venduti o rubati e gran parte dei mobili originali è scomparsa, sostituiti da altri provenienti probabilmente da acquisizioni di varia natura della famiglia Bezzi, perciò solo alcune volte è stato possibile individuare con certezza le opere nell'Inventario pubblicato da Oriana Mattioli in `Quaderni del Bicentenario` (n. 4 1999) costituito da un fascicolo di 53 carte le cui prime 35 forniscono l'elenco dei beni mobili presenti nel palazzo a quella data; la tela in esame, ad esempio, è stata identificata e viene così descritta: `sc. 00.20 altro [dipinto] con cornice nera dorata negl'angoli rappresentante un fanciullo ignudo che dorme, di luce palmi 2.1/ 2 lungo` (O. Mattioli, 1999), inoltre compare come parte integrante della cosiddetta Sala dei quadri in fotografie dei più recenti allestimenti della stessa (Tolentino Guida, 2000). L'opera, unitamente alle altre depositate presso il Castello La Rancia, sarà a breve termine trasferita in altra sede perchè l'edificio è interessato da un restauro. |