notizie storico-critiche | PANDOLFO TITI, "Guida per il passeggiere", 1752, pp. 299-300, attibuisce i dipinti delle pareti ai bolognesi Antonio Roli e Francesco Cazioli, rispettivamente quadraturista e figurista, aggiungendo che la bravura del Roli è più visibile negli ornamenti del presbiterio, intorno alle pitture del Cassiani. Riferisce le pitture delle volte per intero a certi pittori milanesi che le eseguirono prima che fossero dipinte le pareti. A. DA MORRONA, "Pisa illustrata nelle arti e nel disegno", 1812, p. 409, attribuisce le figure al bolognese G. Roli e le quadrature al pisano Paolo Guidi, mentre le volte sarebbero state eseguite da altri bolognesi. RANIERI GRASSI, "Descrizione storico artistica di Pisa e contorni", 1837, p. 232, fa i nomi di Cazioli e Roli. G. PIOMBANTI, "La Certosa di Pisa e dell'isola di Gorgona", 1884, p. 131, si sofferma a lungo sulla descrizione dei soggetti e sulle caratteristiche degli affreschi che furono eseguiti "in massima parte nel sec. XVII", da Giuseppe Roli con l'aiuto del nipote Pietro e gli ornati e le dorature dai fratelli Paolo e Rinaldo Grassi, non compaiono nelle Memorie della Certosa. A. MANGHI, "La Certosa di Pisa", 1911, da pp. 117 a pp. 124, narra che nel 1701, in carica il Pr. Alessandra Fedeli di Pieve di S. Stefano (1699-1706), e di questo riferiscono le Memorie della Certosa, la comunità decise di dar seguito alla decorazione del tempio. Per l'innalzamento dei palchi fu dato un nuovo assetto agli stalli che erano appoggiati alle pareti con regoli, a causa dell'ingombro dei pilastri. Questi furono tagliati per tutta l'altezza del dossale per farli aderire alle pareti e non essere di ostacolo all'innalzamento delle impalcature. A tali lavori soprintendevano il Fedeli stesso e il M. Giovan Battista di Lucca. Nel novembre dello stesso anno si dava inizio alle decorazioni avendo i bolognesi Giuseppe Roli e il nipote Pietro, figuristi, e i fratelli Paolo Antonio e Rinaldo Guidi, quadraturisti, che lavoravano in equipe, stipulato un contratto (ricevute del monastero) il 20 agosto del 1700, per 700 scudi romani di paoli 10 a scudo, alloggio e spese di ritorno per tutti. Tali contrattazioni ebbero per intermediari il conte Ercole Pepoli di Bologna, marito di Vittoria Cybo e un certosino bolognese, P. Daniello Taruffi. Per lo studio degli affreschi fu mandata la pianta della Certosa a Bologna e gli artisti si riserbarono la massima libertà di pensiero, "onde far riconoscere la loro virtù e informare al massimo l'opera da farsi con l'opera già fatta (affreschi del presbiterio), e le quadratura elaborata in prospettiva e fiori e frutti e altre figure che si possono proporzionare ai muri da decorare". Ciò è giustificato dalle misure degli specchi da affrescare che conservano le dimensioni dell'antica struttura trecentesca. Il MANGHI, dando notizie di questi pittori, dice che i fratelli Roli, Antonio (1643-1695) e Giuseppe (1645-1727) furono valenti freschisti bolognesi, operarono associati e furono allievi, Antonio quadraturista, di Angelo Michele Colonna, Giuseppe, figurista, di G. B. Caccioli e del Canuti. Essi affrescarono in Bologna S. Giovanni in Monte S. Leonardo, S. M. delle Nevi, S. Bartolomeo dei Teatini e la cupola di S. Paolo dei Barnabiti dove Antonio morì cadendo dalle impalcature. Nel 1701, terminati i cartoni, si cominciarono gli affreschi del muro laterale sinistro a partire dal presbiterio. Il MANGHI, più degli scorci e del panneggio, apprezza le soluzioni per le composizioni d'assieme che condensano e riassumono le tematiche settecentesche, ricche di arditezze pesanti e pompose. Le decorazioni calde di dorature e i vasi di fiori elegantissimi, dimostrano un'abile tecnica manuale e un virtuosismo prospettico non comune, che non può, però, nascondere l'artificio escogitato per riempire gli spazi intorno alle composizioni centrali. Il coro dei monaci venne compiuto il 21 luglio 1703. Il 5 settembre (ricevute del monastero) si iniziarono gli affreschi del coro dei conversi dalla parete sinistra entrando. Nel 1704 di agosto, Paolo Guidi moriva alla Certosa e vi fu sepolto. Lo sostituiva l'ornatista pisano, Luca Bocci che completava le dorature dei festoni e dei capitelli di quella parte della chiesa e poi i capitelli del coro dei monaci. Alcuni anni dopo, lo storico dell'accademia Clementina di Bologna, scrivendo di Giuseppe Roli, ricorda gli affreschi della Certosa come opera che piacque molto e fu assai ben ricompensata ma limitata solo alle pareti poichè la parete superiore (volte) "era stata dipinta da un certosino che per la quadratura ebbe compagni certi pittori di poca fama e per quanto mi fu detto, di egual valore". Certamente intendeva riferirsi al Cassiani del quale era nota l'opera del presbiterio, cui invece il Roli rendeva omaggio ritraendone l'immagine a sinistra del quale era nota l'opera del presbiterio, cui invece il Roli rendeva omaggio ritraendone l'immagine a sinistra dell'altare con la scritta che vi è sotto (continua in OSS) |