notizie storico-critiche | Il palazzo ora dimora delle Monache Cistercensi, costruito in pietra è per tradizione popolare conosciuto erroneamente come Palazzo di Bonifacio VIII. In realtà gli studiosi locali (Marchetti-Longhi, Sibilia) concordano nell'escludere qualsiasi costruzione da parte di papa Caetani, anzi il Marchetti-Longhi sulla base d'osservazioni e rilievi sulle strutture, sostiene che sia il palazzo paterno, divenutone poi anche dimora pontificia, di Ugolino Conti, vescovo di Ostia e Velletri, poi papa Gregorio IX. Infatti esiste un documento (Arch. Caetani, per. 907, del 30 maggio 1297) che tramanda un acquisto fatto da Pietro Caetani, di un palazzo dei "figli di Mattia" (i "di Mattia" erano discendenti di Gregorio IX e traevano la loro denominazione da Mattia, padre del pontefice anagnino) che esclude quindi ogni prova di costruzione da parte di Bonifacio VIII. Un secondo documento (Arch. Colonna, perg. XVIII, n. 93) conferma l'identificazione delle case dei figli di Mattia col palazzo che ospita oggi il monastero delle Cistercensi. Il palazzo rivela ancor oggi l'antica struttura: colossali arcate di sostegno formano la base dell'edificio, rafforzandone le mura e sorreggendo il loggiato superiore, il "lovim" caratteristico dei palazzi medievali. Tale struttura trrova riscontro nei castelli dei dintorni di Anagni (Castello di Colleferro) e in Roma (Torre dei Conti) e ci consente di riportare l'epoca della costruzione del palazzo alla fine del secolo XII (Marchetti-Longhi, op. cit.). La decorazione pittorica è relativa soltanto a due sale del piano nobile, di cui la prima è divisa in due parti da un immenso arco a tutto sesto in pietra squadrata, poggiante su due brevi pilastri con gli angoli superiori formanti due piccole volute. Quattro finestre feritoie, nelle quattro pareti brevi in cui sono divise dal grande arco le due pareti laterali della sala, danno luce all'ambiente. Da una porta, che si apre nella parete lunga interna della prima sala, si passa alla seconda, illuminata anch'essa da finestre feritoie a sesto acuto. La datazione di queste pitture deve considerarsi, per ragioni iconografiche e stilistiche, intorno alla seconda metà del secolo XIII. E' citato in: E. Caniglia Mola, La decorazione pittorica del Palazzo di Bonifacio VIII in Anagni, in "Latium", n. 7, 1990, pp. 31-56; Catalogo della mostra di bonifacio VIII e del primo Giubileo, Roma 1950; G. Marchetti-Longhi, Il palazzo di Bonifacio VIII in Anagni, in "Archivio della Società Romana di Storia Patria", vol. XLIII, 1920; A. Panza - R. Ferretti, Anagni nel XIII secolo. Iniziative edilizie e politica pontificia, in "Storia della città", 6 (1981), 18, pp. 33-56; T. Rinaldi, Fasi e tecniche costruttive del Palazzo di Bonifacio VIII in Anagni: evoluzione di una residenza nobiliare urbana nel Lazio meridionale, in Scritti in onore di Giuseppe Marchetti-Longhi, Anagni 1990, 1, pp. 185-204; S. Sibilia, Guida storico artistica della Cattedrale di Anagni, Anagni 1936; S. Sibilia, Storia di Anagni, Roma 1967; G. Zander, Fasi edilizie e organismo costruttivo del palazzo di Bonifacio VIII in Anagni, Palladii 1951. |