contenitore | reggia, museo, Palazzo Reale, Piazzetta Reale, Museo di Palazzo Reale, Piano terreno, sala 4, armadio 7, scaffali C, E, inv. C86/ IV 7 C 436; IV 7 E 461-462 |
notizie storico-critiche | Benché l'inventario di "Argenti Bisquit" del 1869-1871 li registri senza distinzione tra le "statuette e vasi in Bisquit", è probabile che questi gruppi, collocati nei depositi in due diversi scaffali, fossero impiegati, oltre che come centrotavola, xome ornamento di consolles e mensole di camino, secondo il diffuso costume neoclassico di affiancare - o sostituire - agli orologi figure allegoriche e personificazioni delle arti aventi una qualche attinenza con il concetto del tempo e della sua misurazione. In questo caso si tratta di Urania, la celeste, che presiede alle leggi dell'astronomia, della matematica, delle scienze esatte, e di Tersicore o Erato, musa dell'armonia della danza e della poesia, accompagnate ciascuna da una coppia di amorini che integrano e psecificano i loro attributi (G. ODOLANT-DESNOS, La mitologia descritta e dipinta, Torino 1837, pp. 112-113). Diffusissima in epoca neoclassica, l'iconografia della "dama con la lira" dovette la sua consacrazione alle numerose versioni di Elisabeth Vigée-Lebrun, che introdusse nella Francia di Luigi XVI la moda inglese - alla quale si allineò ben presto la produzione di Sèvres - di eroicizzare il ritratto identificandone il soggetto con la personificazione simbolica dell'arte da lui esercitata (M. PRAZ, Gusto neoclassico, Milano 1974, pp. 306, 325-327, fig. 59). Il modello più eseguito nei primi anni dell'Ottocento fu il gruppo di Muse rinvenute nel 1774 in uno scavo presso Tivoli e ampiamente divulgate, grazie alla collocazione nel nuovo Museo Pio-Clementino, dal catalogo di Giambattista Visconti ed Ennio Quirino, che esercitò un influsso "secondo soltanto a Winckelmann" (M. WEGNER, voce Muse, in Enciclopedia dell'Arte Antica Classica e Orientale, Roma 1963, vol. I, p. 290; F. HASKELL - N. PENNY, L'antico nella storia del gusto. La seduzione della scultura classica 1500-1900, Torino 1984, pp. 89-90). Questi gruppi riproducono infatti la Tersicore o Erato e, con qualche variante, l'Urania dei Musei Vaticani (G. LIPPOLD, Die Skulptures des Vatikanisches Museums, Berlino 1936, vol. III, tomo I, tav. 7, n. 517), mentre le caratteristiche stilistiche li avvicinano all'area parigina in un momento immediatamente precedente i pezzi di Rihouet (F. CORRADO, in Porcellane e argenti del Palazzo Reale di Torino, catalogo della mostra a cura di A. GRISERI e G. ROMANO, Torino 1986, pp. 302-303), così che non è escluso potessero far parte dei diversi gruppi di "statue in biscuit" acquistati il 9 luglio 1826 dal gioielliere Luigi Lacroix (A.S.T., Registri Recapiti, 1826, II, vol. 51, p. 424). |