notizie storico-critiche | Il dipinto è in serie con altri tre dello stesso soggetto e misura (inv. nn. 77, 80, 81). L'inventario del 1986 li attribuisce a scuola fiamminga del XVII secolo, probabilmente per somiglianze con gli innumerevoli dipinti seicenteschi di cacciagione, soggetto di molti dipinti a sfondo allegorico-moraleggiante di dispense e cucine nella cerchia di Frans Snyders e Paul de Vos. In particolare la natura morta di uccelli, che offriva infinite possibilità di variazioni nello studio dei piumaggi multicolori e nella composizione dei soffici corpi abbandonati, fu prediletta alla metà del secolo da pittori come Jan Fyt (Anversa 1611 - 1661), che la portò a straordinari effetti materici ed espressivi, segnandone una straordinaria fortuna anche presso i collezionisti. In quel periodo pittori nordici come il fiammingo Pierre Boel (Anversa 1622 - Parigi 1764), gli olandesi Johannes Hermans (Monsù Aurora) (1630 c.- 1665c.), Willem van Aelst (Delft 1626/27 - Amsterdam 1683/84) e altri portarono anche in Italia numerosi esempi di questo tipo. Il dipinto inv. n. 76 si distingue però chiaramente dalle nature morte seicentesche (si vedano a paragone i dipinti con Pernici, Ciuffolotti, Anatre selvatriche dello Hermans: Roma, Galleria Doria Pamphilj, inv. n. FC 597, 598, 599; F. Paliaga in M. Gregori, La Natura morta italiana dal Caravaggio al Settecento, cat. della mostra Firenze, Palazzo Strozzi, Milano 2003, p. 396, ill.) per una visione meno sensuosa del colore ed una luminosità più astratta. Anche i particolari ambientali, pure appena accennati, e tenendo conto delle piccole dimensioni delle tavolette, risultano realizzati con una certa asciuttezza sintetica. Le penne sono definite con nitida lucidità, ed il colore manca della morbida ottemperanza alla soffice materia delle piume. E' perciò da preferire, pur accettando l'inserimento delle opere nella corrente fiamminga, per la continuità se non altro ideale rispetto alla linea Jan Fyt- Peeter Gijsels (Anversa 1621-1690) - Adriaen de Gryeff (Olanda 1665 ca. - Bruxelles 1715). Tuttaavia pare più corretto spostare la datazione al pieno Settecento, in particolare osservando la somiglianza tra questi dipinti e le opere del tardo epigono del Fyt Jacques-Xaver Vermoelen (Anversa 1714 - Roma 1784), che viveva a Roma nel 1750 circa, come attestano alcuni dipinti datati (Uccelli morti in un paesaggio e Due cani a guardia di cacciagione morta in un paesaggio, Asta Londra, Sotheby's, 11 dicembre 1996, n. 78; Cacciagione di uccelli, Schleissheim, Collezioni Statali della Baviera inv. n. 4136; E. Greindl, Les Peintres Flamands de Nature Morte au XVII.e siècle, Bruxelles 1956, p. 192). Come nelle nostre opere, una luce nitida e razionale investe in essi gli oggetti, ed anche gli accidenti delle rocce e le erbe sono definite con la stessa sensibilità. Pur senza proporre un'attribuzione definitiva, pare che il nome dell'autore vada cercato in questo ambito. Sul dipinto si veda Huys Jansen P./ Squellati Brizio P., Repertory of the Dutch and Flemish Paintings in Italian Public Collections. Tuscany in corso di stampa. |