notizie storico-critiche | Il dipinto è identificabile nel primo inventario della Villa finora noto, risalente al 1755, con una delle sovrafinestre che arredavano l'Anticamera verso Ponente dell'Appartamento di S. M. (23): "Nettuno, che trattiene una Dea volante" (cfr. Angela Griseri, Un inventario per l'esotismo. Villa della Regina 1755, Torino 1988, pp. 8-9). Appartiene ad una serie comprendente un'altra tela sovrafinestra (Diana con una Ninfa sovra una nuvola e Glauco nell'acqua) e quattro sovrapporte (Apollo musico, perduto, Bacco e Arianna, Deucalione e Pirra e Giove e la capra amaltea), opere tutte riferibili allo stesso autore, per il quale nel 1942 Eugenio Olivero avanzava dubitativamente il nome di Corrado Giaquinto, ricordando la precedente assegnazione di Giuseppe Vernazza a Beaumont (E. Olivero, La Villa della Regina in Torino, Torino 1942, p. 25): in realtà a quest'ultimo pittore si riferivano "tutte le sovrapporte de' più nobili soggetti dell'istoria", senza specificazioni circa i soggetti e la collocazione delle opere (Biblioteca Reale, Miscellanea Vernazza, 8-116). Marziano Bernardi, avvalendosi degli studi condotti su Giaquinto nel dopoguerra, gli affidava con sicurezza le opere in questione, pubblicando la fotografia della tela raffigurante "Apollo con Marsia", rubata nel settembre del 1979 (M. Bernardi, Tre palazzi a Torino, Torino 1963, tav. XXI; cfr. SBAS 67, Ufficio Furti, fasc. Torino, Villa della Regina, settembre 1979; C. Mossetti, a cura di, Villa della Regina. Diario di un cantiere in corso,Torino 1997, pp. 52-53, figg. 8-9). Più recentemente, Angela Griseri ha ipotizzato la presenza di collaboratori accanto a Giaquinto, riconoscibili nei "brani aperti di paesaggio e gruppi sveltiti" che fanno da quinta alle composizioni (Ang. Griseri, op. cit., Torino 1988, p. 8, nota 26). Il restauro condotto tra il 1992 e il 1993 dal Laboratorio Nicola di Aramengo d'Asti ne ha reso più agevole la lettura, lasciando supporre che l'intervento degli aiuti di Giaquinto sia stato più ampio del previsto, come attesta in particolare l'adozione meno esperta e più approssimativa di stilemi e soluzioni tipiche del maestro. Rispetto alle opere del pittore pugliese, la scena ha una composizione molto semplice, animata soprattutto dalla gestualità ampia dei personaggi: i livelli di rappresentazione sono solo due, dati dalle figure in primo piano e dalla quinta paesistica ridotta all'essenziale. Permangono inoltre le difficoltà di datazione: di Giaquinto sono noti due soggiorni torinesi. Chiamato verosimilmente da Filippo Juvarra, Corrado Giaquinto arriva infatti a Torino nel giugno 1733 e vi si trattiene per circa sei mesi: a questo momento risale il primo ed unico incarico documentato per la città, datato 20 settembre 1733, quando aggiunge la figura della "Madonna della Lettera" nella tela dipinta da Sebastiano Conca raffigurante "S. Giovanni Nepomuceno" per la chiesa di San Filippo. Gli studi di Michela Di Macco (I pittori "napoletani" a Torino: note sulla committenza negli anni di Juvarra, in A. Griseri e G. Romano (a cura di), Filippo Juvarra a Torino. Nuovi progetti per la città, Torino 1989, pp. 282-287) e di Edith Gabrielli (Vita e opere di Corrado Giaquinto, in Giaquinto. Capolavori dalle Corti in Europa, catalogo della mostra, Milano-Firenze 1993, p. 40) consentono ora di riferire a questo periodo l'intervento dell'artista a Villa della Regina per quanto riguarda l'esecuzione dei due dipinti murali raffiguranti temi tratti dalle "Metamorfosi" di Ovidio ("Venere piange Adone" e "Apollo e Dafne") che decorano il salone, le sei sovrapporte ora al Palazzo del Quirinale ma provenienti dalla Camera da Letto verso Levante dell'Appartamento del Re a Villa della Regina (stanza 24), abbinate alle due sovrafinestre ancora in loco, raffiguranti episodi delle storie di Enea. Il secondo soggiorno piemontese del pittore è stato invece circoscritto tra il 1735 (post febbraio quando è ancora documentato a Roma per il funerale della moglie e del figlio) e il 1737-1738, quando il 20 settembre è nuovamente attestato a Roma, dove la Corte Sabauda tenta, senza successo, di richiamarlo per affrescare dei soffitti in Palazzo Reale (A. Baudi di Vesme, Schede Vesme. L'arte in Piemonte dal XVI al XVIII secolo, Torino 1963-1982, vol. III, pp. 528-529; E. Gabrielli, op. cit., Milano-Firenze 1993, p. 40). A questo secondo periodo dovrebbero risalire gli altri interventi a lui riferibili nella Villa come la decorazione della volta della Camera del letto verso Ponente dell'Appartamento di S. M. la Regina (stanza n. 32) con il "Trionfo degli dei", distrutta nel corso dei bombardamenti del 1943 (E. Olivero, op. cit., Torino 1942, pp. 19, 71, tavv. XXXI-XXXXIV) e la serie delle tele (sovrapporte e sovrafinestre) dell'Anticamera verso ponente (stanza 23) (prosegue in OSS.) |