dati analitici | La scena è dipinta a monocromo. Al centro, frontalmente, è dipinto Orfeo in atto di suonare una ghironda. Il protagonista porta i capelli lunghi, sino alle spalle. Indossa una corta tunica con alto collo e maniche lunghe, calzamaglia e mantello che copre parzialmente le gambe. Sulla destra sono raffigurate due donne, stanti, di lieve tre quarti, con il viso di profilo, intente ad ascoltarlo. Portano i capelli lunghi, con scriminatura centrale. Indossano lunghe tuniche, con alto punto vita e nodo sotto il ventre. Si tengono per mano. L'una tiene una sorta di scettro e l'altra un lungo bastone. Sulla destra è dipinto un unicorno che solleva le zampe anteriori e volge il muso verso Orfeo. Sullo sfondo un paesaggio appena accennato.Soggetti profani. Personaggi: Orfeo. Figure femminili: giovanni donne. Abbigliamento. Animali fantastici: unicorno. Paesaggi. |
notizie storico-critiche | La scena di destra della parete ovest ricalca in modo alquanto preciso l'incisione pubblicata dallo Hind (cfr. A. Hind, Early italian engraving, London, 1948, parte II., vol. VI, tav. 519, n. 21a) attribuita a Giovanni Andrea da Brescia e riproducente quattro ninfe danzanti, variazione del Parnaso di Andrea Mantegna. Questo riscontro, l'unico sicuramente accertato fino ad ora, ci permette di ipotizare le fonti della decorazione di casa Alciati. Infatti, riscontri di questo tipo, anche se non così puntuali si possono trovare con altre incisioni, pubblicate dallo Hind, di Giovan Antonio da Brescia e Nicoletto da Modena (cfr. A. Hind, op. cit., 1948, parte II, vol. VI, tavv. 525-526-637), incisioni che raffigurano le fatiche di Ercole, tema molto diffuso nelle stampe di questo ambiente culturale e ricorrente nella decorazione in oggetto (cfr. schede nn. 0100033365 e 0100033367). Quindi le rielaborazioni delle novità romane del primo Cinquecento, notate negli altri ambienti, e una cultura ancora di stampo umanistico si mescolano a costituire l'alta qualità di queste pitture. È invece da riferirsi piuttosto all'ambiente bramantesco il tipo di decorazione a finto cassettonato, con motivi di clipei e rosoni, che ancora una volta riprende quel gusto fondamentalmente architettonico che costituisce la trama di tutti gli affreschi di casa Alciati. Bibliografia generale di riferimento per il ciclo di affreschi di casa Alciati: P. G. Stroppa, Archivio della Società Vercellese di storia e arte, Vercelli, 1912, vol. II, p. 531; V. Viale, Guida ai Musei di Vercelli, Vercelli, 1935, pp. 19-21, tavv. I-IV; A. M. Brizio, Vercelli, Roma, 1935, pp. 163-164; P. Verzone, Il restauro della casa Alciati in Vercelli, Vercelli, 1936, p. 16; V. Viale, Vercelli e la sua provincia dalla romanità al fascismo, Vercelli, 1939, pp. 3-5; L. Mallé, Le arti figurative in Piemonte, Torino, 1961, pp. 180-181; G. C. Faccio-G. Chicco-F. Vola, Vecchia Vercelli, Vercelli, 1961, pp. 128-129; P. Astrua-G. Romano, Guida breve al patrimonio artistico delle provincie piemontesi, Torino, 1979, p. 100. Gli affreschi, insieme a quelli che decorano gli altri otto ambienti di casa Alciati, furono restaurati negli anni 1933-1934 in seguito al ripristino delle strutture architettoniche dell'edificio, condotto dall'ing. Paolo Verzone a partire dal 1930. Non è stato possibile rintracciare i dati relativi al restauro pittorico, eseguito dall'impresa del comm. Cussetti di Torino. Del lavoro eseguito resta solo notizia nei cenni che il Verzone riserva a questo problema: "...Le parti mancanti non furono naturalmente rifatte, ma solo abbozzate schematicamente a tinte chiare, in modo che la differenza tra la parte originale e quella aggiunta fosse ben evidente" (cfr. P. Verzone, Il restauro della casa Alciati in Vercelli, Vercelli, 1936, p. 16). Presso il Museo Civico di Torino si conservano le foto nn. 353/9464; 353/9473; 353/9468; 353/9479; 353/9467; 353/9450, |