notizie storico-critiche | La teoria delle allegorie delle Arti si conclude qui con la raffigurazione della Grammatica che concorda perfettamente con l'iconografia affermatasi in epoca rinascimentale e illustrata dal Ripa. Nel paesaggio a ds torna i nvece un soggetto connesso con il dio Apollo, patrono delle Muse, qui alle prese con il serpente Pitone, che uccise con mille frecce (Ovidio, Metamo rfosi, I, 438-451). I molti raffinati paesaggi con rovine classiche inseriti nella decorazion e, anche al piano terreno, pur riproponendo la simbologia della caducità d elle opere umane, manifestano soprattutto il rinnovato interesse per le an tichità romane che contraddistingue la cultura cinquecentesca, portando gr adualmente alla rappresentazione fine a se stessa di questo soggetto, dest inato a diventare un "genere" estremamente apprezzato, esaltato nel secolo XVIII. Per quanto concerne invece la tipologia del "quadro riportato" dipinto com e inganno ottico, è interessante accennare al fatto che il vedutista e qua draturista perugino Agostino Tassi (1566ca.-1644) praticò con grande succe sso, soprattutto a Roma, questo particolare genere pittorico (v. G.B.Passe ri, Il libro delle Vite de Pittori Scultori et Architetti, 1678 ca.). Nell'alta fascia decorata, che occupa circa un terzo dell'estensione total e delle pareti della sala - aumentata grazie allo sfondamento del soffitto includendovi nell'altezza piano normale e mezzanino-, il ritmo della figu razione è scandito da colonne sui lati N-O e S-E, e da paraste sui lati O ed E, presso le quali sono collocate le monumentali figure femminili. Esse interpretano due tematiche allegoriche differenti ma complementari: sui l ati corti del salone sono rappresentate le virtù che contraddistinguono il Cardinale e il suo illuminato governo; su quelli lunghi, le Arti Liberali del Trivio e del Quadrivio, favorite dall'opera del grande mecenate, cui tributano onore. E' il climax del discorso celebrativo che informa l'inter o programma decorativo della Villa. L'ormai prossimo intervento di restaur o potrà forse ancor meglio chiarirne la portata, restituendo le eventuali iscrizioni incluse nei cartigli o il significato di quelle oggi solo parzi almente leggibili. Potrà inoltre eliminare tutte le alterazioni subite nel tempo da questi affreschi, in particolare quelli della parete di N-E, e r ipristinare l'originario impatto visivo, oggi compromesso dalla sconcertan te nudità della porzione inferiore delle pareti, private del loro rivestim ento originario. Potrà segnare infine un momento forse decisivo nell'ambit o della vicenda attributiva, ormai generalmente orientata sul nome del Sav ini (v. scheda n. 00076327) oltre che per le affinità stilistiche con gli affreschi autografi di Città della Pieve, anche per l'individuazione di u na sigla "SS", oggi confusa tra le cifre della tavola dell'Aritmetica sull a parete S-O, e di una data, 1581, in un particolare della figurazione con tigua, attualmente illegibile (v. Vagaggini, 1985-6, p.97). Ma proprio in ambito attributivo, rimane a nostro avviso da valutare il se gno evidente, come già accennato per alcune grottesche della Villa, di una matrice stilistica finora mai indicata che può invece fornire anche una p lausibile definizione delle origini artistiche e del bagaglio culturale de l Savini. In questo senso, nei relativi studi, viene segnalato un debito f ormativo nei confronti del Circignani (Sapori, 1982, p.55-6), o vengono ev idenziate qualità di derivazione senese -cromatismo, cangiantismo e dissol venze alla Beccafumi- riferite ad un possibile alunnato presso Bernardino Barbatelli (1550-1600). D'altra parte, il soggiorno del Savini a Roma (158 4-90) per l'importante commissione della pala con la "Predica del Battista " per la chiesa di S.Giovanni dei Fiorentini, dove lo aveva introdotto il Circignani, lascia presumere ulteriori contatti con la cultura senese: pro prio il Circignani aveva accanto a sè Cristoforo Roncalli allievo aggiorna to sulle novità senesi e vicino al Casolani. Sono state inoltre rilevate (Sapori, 1993, p.227) analogie linguistiche co lla pittura fiorentina dell'ottavo decennio, con Giovanbattista Naldini (1 537-1591) -al quale era stata attribuita la pala di S.Giovanni dei Fiorent ini, risultata poi invece autografa del Savini- e soprattutto col naldinia no Giovanni Balducci (notizie dal 1580). Ma, come anticipato, un ulteriore elemento va a questo punto indicato, in particolare a proposito delle grandi figure del Salone della Villa. Nel lo ro equilibrio tra monumentalità e sensualità, tra definizione grafica e se nsibilità cromatica, richiamano ancora quella matrice bronzinesca certo ac quisita attraverso una formazione fiorentina influenzata dal grande protag onista del II manierismo fiorentino, Alessandro Allori (1535-1607). Dopo l a morte nel 1572 del maestro Bronzino, e 2 |