notizie storico-critiche | Il ventaglio in esame, che presenta una leggera montatura rigida non pieghevole realizzata tramite l'unione di sottili canne di bambù, è dipinto sia sul recto che sul verso con figurazioni di ispirazione orientale: da un lato compaiono figure femminili, dall'altro maschili secondo un gusto in gran voga durante il XVIII secolo, periodo in cui si ebbe anche la massima affermazione del ventaglio come accessorio della moda, al punto che anche i maggiori pittori dell'epoca, come Watteau, erano sollecitati a realizzarne i motivi. I fabbricanti di ventagli erano artigiani di lusso che lavoravano su commissione riproducendo montature in avorio, legno pregiato e madreperla e le stecche scolpite con motivi decorativi erano spesso ricoperte con un sottile strato d'oro o d'argento. Solo a partire dal 1760 alcuni ventagli cominciarono ad essere creati più rapidamente, nelle manifatture, soprattutto dopo la scoperta da parte di Martin Petit di uno stampo per la pieghettatura che fece aumentare la produzione (F. Falluel - L. Couvreur-Schiffer, 1991). Il bene proviene da Palazzo Parisani Bezzi, attualmente in restauro, in parte di proprietà del Comune di Tolentino che possiede il primo e secondo piano, ma originariamente della famiglia dei conti Parisani, una delle più antiche ed illustri di Tolentino della quale si hanno testimonianze fin dai primi anni del sec. XIV. Domenico Parisani, nato nel 1723 da Francesco Saverio (1689-1758) che era stato aggregato alla nobiltà cittadina nel 1718, ebbe quattro fratelli e si sposò nel 1758 con la contessa Anna Carandini di Modena. Alla sua morte, nel 1807, il palazzo fu acquistato da Giovanni Bezzi, notaio, deputato delle strade (1801), membro del Consiglio distrettuale di Tolentino (1808), appaltatore del dazio (1811), soprintendente dei generi di privativa (1815) e amico di Domenico e dei suoi figli. L'originaria residenza venne ampliata con l'acquisto di altri edifici adiacenti ma il piano nobile, dove Napoleone fu ospite nel 1797 per sottoscrivere l'accordo con lo Stato Pontificio e da cui proviene il bene catalogato, è rimasto invariato fino ad oggi, a differenza del piano terra che è stato adibito ad altri usi, e del secondo, abitato da privati fino al 1998. Quattro sono infatti le sale, oltre alla Sala detta degli Arazzi, alla Cappellina e al Gabinetto di Toletta, che costituiscono la parte di rappresentanza del Palazzo ubicata al primo piano e mantenuta quasi intatta negli arredi e nelle decorazioni in virtù degli eventi del 1797: la `Sala di ingresso`, la `Sala da ricevere`, la `Sala della Pace` (o Sala Gialla per via delle pareti rivestite in damasco giallo) dove fu sottoscritto il Trattato e la `Sala da letto di Napoleone` (C. Bianconi, 1996). Subito dopo la morte del Parisani fu stilato un `Inventario de' Beni ereditarij della Bo[na] Me[moria] Nob[ile] Sig. Domenico Parisani defonto li 3 Decembre 1807`, un importante documento conservato nell'Archivio dell'Accademia Filelfica di Scienze Lettere ed Arti di Tolentino che permette di ricostruire l'immagine dell'edificio, anche se pochi arredi e opere d'arte corrispondono alla descrizione, spesso sommaria, a causa delle trasformazioni avvenute nel corso dei secoli. Molti dipinti, infatti, furono venduti o rubati e gran parte dei mobili originali è scomparsa, sostituiti da altri provenienti probabilmente da acquisizioni di varia natura della famiglia Bezzi, perciò solo alcune volte è stato possibile individuare con certezza le opere nell'Inventario pubblicato da Oriana Mattioli in `Quaderni del Bicentenario` (n. 4 1999) costituito da un fascicolo di 53 carte le cui prime 35 forniscono l'elenco dei beni mobili presenti nel palazzo a quella data; il ventaglio in esame, ad esempio, non è stato rintracciato. L'opera, unitamente alle altre depositate presso il Castello La Rancia, sarà a breve termine trasferita in altra sede perchè l'edificio è interessato da un restauro. |