dati analitici | In un paesaggio di campagna sono rappresentati, sulla sinistra, capre, al centro buoi, a destra, pecore, condotti a pascolare. Sulla sinistra, in groppa ad un bove una donna con un bambino in braccio, sulla destra un pastore stante. Alberi e cespugli fanno da quinta alla scena. In secondo piano, a sinistra un borgo, a destra, su un'altura, alcune rovine, parzialmente ricoperte dalla vegetazione. All'orizzone catene montuose si stagliano contro un cielo in parte solcato da nuovole chiare. Entro cornice lignea intagliata e parzialmente dorata incassata nella volta.Soggetti profani. Paesaggi. Animali: capre; pecore; buoi. Vegetali: alberi; cespugli; erbe. Figure: donna; bambino; uomo. Abbigliamento. Costruzioni: borgo; rovine. |
notizie storico-critiche | Il dipinto, unitamente a un pendant, purtroppo perduto, è una delle poche opere documentate come appartenente alle raccolte dei principi Dal Pozzo della Cisterna e conservatasi nel palazzo, Catalogo delle collezioni private d'arte appartenute a S.A.R. Emanuele Filiberto di Savoia Duca d'Aosta, Galleria Dante Giacomini, Roma 1932, tav. II. Sebbene la ricostruzione delle vicende del quadro non permetta, attualmente, di individuare con precisione il momento di acquisizione, il dipinto appare riconoscibile in due inventari ottocenteschi, rispettivamente, nell'elenco dei quadri conservati nell'appartamento parigino di Emanuele Dal Pozzo nel 1838, forse di mano di Amedeo Peyron, con attribuzione a "scuola fiamminga", e in quello topografico, risalente al 1855, del palazzo di via Maria Vittoria, ove risulta indicato al primo piano nel "Gabinetto Successivo detto di Toeletta verso giorno". L'attuale singolare collocazione che, probabilmente, ne ha così impedito la dispersione, si deve agli interventi di ricostruzione dello scalone promossi da Emanuele Filiberto di Savoia-Aosta negli ultimi decenni del secolo XIX sotto la direzione dell'ingegnere Alessandro Albert, dal momento che l'opera appare nell'odierna collocazione in una fotografia del catalogo d'asta delle collezioni del duca, svoltasi nel 1932. Il dipinto è stato recentemente attribuito, sulla base dell'analisi stilistica, resa, tuttavia, particolarmente ardua dalla collocazione e dalla patina di ossidazione depositatasi sulla superficie pittorica, a Philip Peter Roos, detto Rosa da Tivoli (Francoforte sul Meno, 1655-Roma, 1706), eventualmente in collaborazione con il fratello minore Johann Melchior (Francoforte sul Meno, 1659-1721), A. Cifani, P. E. Fiora di Centocroci, F. Monetti, La quadreria e gli ambienti aulici di Palazzo Cisterna, Torino, 1996, I. Benché non sia possibile confermare tale attribuzione, nell'opera appaiono chiari elementi, dalle rovine ai personaggi rappresentati, che potrebbero alludere ad una idillica rappresentazione di un angolo di campagna romana, o, comunque, centro italiana, soggetto assai comune e ricercato nella produzione dei fiamminghi residenti nella penisola nella seconda metà del XVII secolo, L. Faccchin, Raccolte d'arte in palazzo Dal Pozzo dela Cisterna. Schede storico-artistiche, in M. Cassetti-B. Signorelli, Il Palazzo Dal Pozzo della Cisterna nell'Isola dell'Assunta in Torino, Torino, 2004, p. 151. |