notizie storico-critiche | Gli edifici che si ragggruppano sulla cima del colle appartengono ad un centro difficilmente identificabile, che potrebbe essere anche un quartiere cittadino isolato dal resto dell'abitato da vigne e prati, che scendono fino ad un corso d'acqua. Un castello turrito ed una villa un po' distante dal centro abitato denotano poi questo angolo come residenza di una nobile casata. Ma ciò che il dipinto porta in prima scena sono figure della vita popolare: una donna che porta una brocca d'acqua, preceduta sulla strada da un cane; altre figure di semplici viandanti; una strada sterrata di campagna, che corre tra arbusti e prode terrose. Naturalmente esse non sono i protagonisti del dipinto, poichè non raccontano un episodio, ma ne sono il necessario sale, poiché conferiscono alla veduta, vera protagonista nella sua maestà netta e definita di luci e di ombre, il complemento della contemporaneità ed il risalto ottenibile solo tramite presenze vive e concrete, che rimuovono da essa l'astrazione della rappresentazione topografica. Questa sottile calibratura pare il carattere più tipico dell'arte di Gaspard van Wittel, cui ildipinto pare da attribuire per il nitore del disegno e della scansione luci-ombre, per la costruzione della struttura prospettica ed anche per la materia pittorica. E' possibile che il n. 144 sia da identificarsi con uno dei due Van Wittel di proprietà Martelli esposto nel chiostro della Santissima Annunziata per la festa di San Luca del 1737 (F. Borroni Salvadori, 'Le esposizioni d'arte a Firenze dal 1674 al 1767', Mitteilungen des Kunsthistorischen Institutes in Florenz 18 (1974), 1, p.152). La Civai (A. Civai, Dipinti e Sculture in Casa Martelli. Storia di una collezione patrizia fiorentina dal Quattrocento all'Ottocento, Firenze 1990, p. 81) riporta che nella collezione di Carlo Martelli (1675-1754) esistevano due dipinti del van Wittel, di cui forse il n. 144 potrebbe essere uno. Gaspard van Wittel nacque ad Utrecht nel 1653 e fino ai 19 anni rimase in Olanda, studiando dapprima alla scuola di Matthijs Withoos ad Amersfoort, pittore di sottoboschi e di nature morte da poco tornato da Roma. Dello stile del suo maestro rimase apparentemente poco nell'opera del van Wittel se non un nitore estremo di visione, che forse lo guida nella scelta dei vedutisti nordici cui egli si ispira maggiormente, i pittori Gerrit Berckheyde (Haarlem 1638-1698) o Jan van der Heyden (Gorinchem 1637- Amsterdam 1712). Il Van Wittel venne in Italia per il giubileo del 1675, e cominciò la sua esplorazione del territorio in qualità di topografo al servizio dell'ingegnere Cornelis Meijer (Amsterdam 1629 - Roma 1701), incaricato dal Papa Clemente X di studiare la possibilità di rendere navigabile il Tevere da Perugia a Roma, ed anche di trasformare gli obelischi di Roma in altrettanti gnomoni di meridiana per le piazze in cui si trovavano. Tra i modelli che il giovane pittore poté assumere per la sua attività possiamo considerare certamente i disegni di Lieven Kruyl (Gand? 1640-1720) che tra il 1664 ed il 1665 produsse numerosi disegni di Roma, poi incisi. Certamente però egli ebbe occasione anche di confrontarsi con altri pittori nordici attivi in Italia, siano essi classicisti come Albert Meijeringh (Amsterdam 1645 - Amsterdam 1687), a Roma dal 1672 al 1683 c., o rosiani come Jacob de Heusch (Utrecht 1657- Amsterdam 1701), che fu a Roma dal 1675 al 1692, che egli poté conoscere e frequentare nella 'Bent', il circolo degli artisti nordici emigrati dove il van Wittel fu accolto col nome 'De Toorts'(="La torcia"). Negli anni'80 egli comincia la sua attività indipendente di pittore 'dal vero', che lo vide riscuotere un ampio successo nella capitale papale, tanto che nel 1690 egli aveva un nutrito atelier per far fronte alle numerosissime commissioni che gli venivano sia da singoli mecenati, che dai forestieri in visita per il Grand Tour ed su cui le vedute vanvitelliane, così esatte nella luce e nello spirito dei luoghi, sembravano il souvenir ideale da riportare a casa dopo l'esperienza italiana. Negli anni '90 egli viaggia anche nel nord dell'Italia: alle Isole Borromee nel 1690, a Bologna nel 1694, a Venezia nel 1695; e nel contempo visita anche Vaprio d'Adda, Verona e Firenze. Tra 1700 e 1710 il pittore è a Napoli, al servizio del Duca di Medinacoeli,viceré di fresca nomina ed animato da ambiziosi progetti di ristrutturazione della città, di cui voleva fosse documentato l'aspetto. Nel 1711 la nomina ad Accademico di San Luca a Roma segna l'affermazione del van Wittel nell'establishment artistico, che continua incontrastata per vari anni. La sua vista, affetta da una cataratta, andava sempre peggiorando, tanto che in questo periodo fu coniato il nome con cui egli va universalmente noto di 'Gaspero degli Occhiali', che ha la sua origine nelle vistose lenti che era costretto a portare. Affrontò anche un intervento chirurgico, che gli costò la vista da un occhio; [segue in osservazioni] |