notizie storico-critiche | Il dipinto fa parte di un esiguo numero di opere pittoriche realizzate dal poeta: altre due - un Ritratto femminile e una Testa di pastore - sono state anch'esse donate dalla famiglia, nella stessa occasione, al Comune di Nuoro, così come una serie di disegni, in gran parte caricature e veloci schizzi, contenuti all'interno del volume Corte d'appello, ora conservato presso il Consorzio per la Pubblica Lettura S. Satta a Nuoro. La tavola, insieme alle opere citate - tra le quali spicca comunque per compiutezza e felicità di realizzazione -, costituisce infatti preziosa testimonianza di un clima e di un momento estremamente importante della vita artistica non solo nuorese, ma sarda in generale: sono gli anni in cui nasce e si concretizza nell'isola la ricerca identitaria di un'arte che si qualifichi come "sarda", dotata di un linguaggio capace di comunicare - a partire dal fascino del folklore - contenuti alimentati dalla tradizione, ma insieme innovativi perché sostanziati dal confronto con i movimenti più moderni e avanzati che l'arte nazionale (e non solo) sapeva esprimere. L'importanza dell'opera, sicuramente al poeta particolarmente cara, non risiede dunque nel suo limitato rilievo dal punto di vista pittorico, ma in due fondamentali ragioni, tra loro strettamente connesse. La prima di esse è la sua rarità, poiché è una delle poche opere pittoriche di un'importante figura d'intellettuale sardo; la seconda, che è in qualche modo la diretta conseguenza della prima, sta nel suo essere concreta testimonianza della vivacità di scambi e di arricchimenti reciproci di un momento forse irripetibile della storia dell'arte isolana, denso di personalità, ricerche, fermenti vitali, momento che pose le basi per tutte le più importanti manifestazioni artistiche del Novecento in Sardegna. Il suo valore, in un certo senso inestimabile, sta nel suo essere dunque, in sintesi, un preziosissimo frammento della storia civile, e culturale, della città di Nuoro e della Sardegna tutta. |