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Opera d'arte Pentecoste a Firenze

L'opera d'arte Pentecoste - codice 09 00645707 - 3.9 si trova nel comune di Firenze, capoluogo dell'omonima provincia sita in convento, domenicano, Convento di S. Marco, Chiesa e convento di S. Marco, P.zza S. Marco, 3, Museo di S. Marco, Biblioteca
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bene culturaleminiatura, c. 64r
soggettoPentecoste
tipo schedaOA_3.00
codice univoco09 00645707 - 3.9
localizzazioneITALIA, Toscana, FI, FirenzeP.zza S. Marco, 3
contenitoreconvento, domenicano, Convento di S. Marco, Chiesa e convento di S. Marco, P.zza S. Marco, 3, Museo di S. Marco, Biblioteca
datazionesec. XIV ultimo quarto; 1375 (post) - 1399 (ante) [bibliografia; analisi stilistica documentazione]
ambito culturalebottega pisana(analisi stilistica; bibliografia)
materia tecnicapergamena/ pittura a temperapergamena/ miniaturagesso/ doratura
misuremm, alt. 210, largh. 175,
condizione giuridicaproprietà Stato, MInistero per i Beni e le Attività Culturali
dati analiticiIniziale istoriata grande caudata S (Spiritus domini). Campo della lettera in foglia d'oro, corpo rosa dal quale partono le foglie che vanno a formare il fregio entro il quale sono un uccello bianco e e la figurina a mezzobusto di un frate orante. Nell'occhiello inferiore del fondo sono rappresentati Cristo al centro con cinque apostoli - mentre gli altri sono sintetizzati dalle sole aureole - tra i quali sono riconoscibili, per gli attributi, san Pietro con le chiavi e un santo con il coltello (Bartolomeo ?); nell'occhiello superiore è la sfera celeste con la colomba dello Spirito Santo.Animali: colomba. Abbigliamento: (Cristo) veste rosa; mantello azzurro; (San Pietro) veste bianca; mantello marrone chiaro. Attributi: (San Pietro) chiavi; (San Bartolomeo ?) coltello. Personaggi: Cristo; cinque apostoli. Stelle. Animali fantastici: (nel fregio) uccello. Figure maschili: (nel fregio) frate carmelitano.
notizie storico-criticheIl codice fa parte del gruppo di corali provenienti dalla chiesa di Santa Maria del Carmine di Firenze che, nella seconda metà dell'Ottocento, in seguito alle soppressioni napoleoniche, entrarono a far parte della collezione del Museo di San Marco. Attribuito a un Ignoto miniatore del secolo XV dal Rondoni (1876 pp. 73-75, n. 56), ma già segnato come proveniente dal Carmine, fu studiato dal D'Ancona (1914, Vol. II, I, pp. 203-205) che non ne individuò il miniatore ma lo ascrisse ad un artista del XV secolo, caratterizzato da uno stile "ritardatario" ma abile in alcune figure nel raggiungere una certa grandiosità, nonostante realizzi spesso figure sproporzionate. Le ultime miniature, invece, di qualità scadente, sarebbero riconducibili ad un discepolo; di particolare pregio sono i fregi decorati con uccelli e animali fantastici. Lo studioso ipotizza che, nel monaco ai piedi della miniatura a c. 1r con la Resurrezione, si possa identificare l'ignoto miniatore che eseguì l'opera. Il Chiarelli (1968(1981), p. 65) attribuisce il codice a Don Simone camaldolese e scuola, uniformandolo così al gruppo degli altri codici provenienti dal Carmine e in gran parte attribuiti al miniatore camaldolese, escludendone la miniatura a c. 31r, attribuita a Giovanni del Biondo, e le tredici iniziali con la figura di re David e una con l'Eterno di mano più incerta. La Scudieri (La Miniatura, in La Chiesa e il Convento di San Marco a Firenze, Firenze 1990, V. II, p. 13) ne esclude l'attribuzione a Don Simone camaldolese e a Giovanni del Biondo per la c. 31r, rimanendo sull'attribuzione a tre anonimi miniatori: il primo, che la studiosa ritiene un tardo seguace di Pacino di Bonaguida, sarebbe autore delle miniature alle cc. 146v, 168r, 171v, 177r, il secondo delle cc. 26r, 31r, 50v, 64r, 78v, caratterizzate da uno stile aulico e dalle forme espanse legate ai modelli pittorici, mentre, nelle restanti carte, sarebbe presente il principale responsabile dell'illustrazione del codice, le cui miniature sono caratterizzate da una maniera espressionistica che si allontana dai canoni fiorentini per avvicinarsi a un gusto nordico al quale riconducono l'impostazione di scene complesse animate da figure contorte e il prolificare di drôlerie e animali fantastici nei fregi. Anche La Ciardi (Codici pisani trecenteschi a Firenze, in La miniatura italiana in età romanica e gotica Atti del I Congresso di Storia della Miniatura Italiana (Cortona, 26 - 28 maggio 1978) a cura di G. Vailati Schoenburg Waldenburg, Firenze 1979, pp. 513 e segg.), infatti, aveva distinto le mani di due miniatori che ipotizza di provenienza pisana.
bibliografiaChiarelli R.( 1968)pp. 14, 18, 65; Vasari G.( 1878-1885)V. II, p. 22, note 1, 2; Rondoni F.( 1876)pp. 73-75, n. 56; D'Ancona P.( 1914)V. II, I, pp. 203-205 n. 240; Salmi M.( 1954)pp. 19-21; Levi D'Ancona M.( 1962)pp. 239-240, 422
definizioneminiatura
regioneToscana
provinciaFirenze
comuneFirenze
indirizzoP.zza S. Marco, 3
ente schedatoreS156
ente competenteS156
autori della catalogazioneCompilatore scheda: Giacomelli S.; Funzionario responsabile: Scudieri M.Sframeli M.
anno creazione2007
latitudine43.778115
longitudine11.258818

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