notizie storico-critiche | La quadratura architettonica del Salone fu ideata in anni juvarriani con "un risultato arioso, in piena luce", dove "il senso dell'immaginario aveva creato un palcoscenico aperto, innestando la galleria con la loggia" (cfr. Ang. Griseri, "Un inventario per l'esotismo. Villa della Regina", Torino 1988, p. XXVII). "Nel rapporto architettura-scenografia" furono chiamati ad intervenire specialisti già attivi per la corte sabauda: Giuseppe Dallamano per la parte prospettica, Giuseppe Valeriani per il medaglione centrale (perduto in seguito ai bombardamenti), Corrado Giaquinto per le scene mitologiche sulle due pareti principali e Giovanni Battista Crosato per le volte dei vestiboli. La quadratura architettonica del Salone fu eseguita dunque da Giuseppe Dallamano (Modena 10 luglio 1679 - ivi 1758), documentato in Piemonte a partire dal 1717, dopo gli inizi nella città natale, a Reggio Emilia e a Mantova (cfr. A. Baudi di Vesme, "Schede Vesme", vol. II, Torino 1966, pp. 392-393). Per confronti stilistici si rimanda alle pitture scenografiche realizzate dal maestro modenese nel castello di Virle, datate 1730, a Cherasco (CN), nei Palazzi Salmatoris e dei conti Galateri di Genola e Suniglia, e a Fossano, nel Palazzo Daviso di Charvensod, dove le architetture circondano medaglioni rappresentanti episodi mitologici attribuiti ai Pozzo con la collaborazione di Michele Antonio Milocco (cfr. A. Boidi Sassone, "Ville piemontesi. Interni e decorazioni del XVIII e XIX secolo", Cuneo, 1986, pp. 51-57). Le pitture di Dallamano nel Salone di Villa della Regina sono citate anche nella scheda compilata per il "Dizionario biografico degli italiani" (cfr. G. Martinelli in "Dizionario biografico degli italiani", Roma, vol. 31° 1985, pp. 796-798). L'intervento di Dallamano per la quadratura del Salone, "da sempre tradizionalmente attribuitagli", non ha ancora trovati specifici supporti documentari, a parte i due rimborsi erogati nel 1736 per lavori alla Villa non meglio precisati. Il cantiere decorativo, databile al 1733, è unitario e il dato è confermato dall'impiego di un'unica fornitura di azzurro, attestata anche dalle analisi chimiche condotte da Stefano Volpin. Il progetto è "riferibile a Juvarra, e fra le fonti di ispirazione per gli artisti che vi lavorano unitariamente, ci appaiono anche alcuni suoi disegni con elmi dipinti da Dallamano su cornicioni e paraste sia a Villa della Regina sia nel Salone del Castello Piossasco a Virle" (cfr. C. Mossetti, "I Gabinetti di Villa della Regina.Eugenio Olivero riferisce, riprendendo un'affermazione contenuta in un manoscritto già attribuito a Giuseppe Vernazza, che "l'architettura dei due vestiboli a levante e a ponente è stata ultimata dai fratelli Gianni Pietro e Pietro Antonio Pozzi (milanesi)" (cfr. Eugenio Olivero, "La Villa della Regina in Torino", Torino 1942, p. 70). Ai due Pozzo, figli del pittore Giovanni Battista e originari di Valsolda in provincia di Como, si attribuiscono numerosi interventi di decorazione e quadrature architettoniche in residenze della corte sabauda ed edifici ecclesiastici piemontesi. Sono noti in particolare per la realizzazione di decori "alla china" in Palazzo Reale, a Moncalieri e nella Palazzina di caccia di Stupinigi (cfr. Baudi di Vesme A., "Schede", Torino 1968, vol. III 1968, pp. 862-865; L. Mallè, "Stupinigi. Un capolavoro del Settecento europeo tra barocchetto e classicismo", Torino 1968, pp. 478-481; "La pittura in Italia. Il Settecento", Milano 1989, v. II pp. 840-841). I dipinti del Salone furono sottoposti a ripetuti interventi di manutenzione e restauro nel corso dei secoli, alcuni documentati, tra cui quello eseguito nel primo trimestre del 1813 da Giovanni Battista Pozzo, pagato per aver "restauré les peintures en architectures et ornemens à l'entour, et restauré aussi les peintures du Corrado dans les pilastrades" (cfr. ASTO, Governo Francese, m. 189 fasc. N). Il percorso biografico ed artistico dell'artista, nato a Milano nel 1749 da Giovanni Pietro, è in corso di studio (cfr. "Schede Vesme", Torino, vol. III 1968, p. 865). Seguirono lavori di ripristino nel 1848 da parte di "Ceronetti Antonio e Figlio Imbiancatore e tappezziere in carta" (cfr. ASTO, Real Casa, Cartella 2492, fasc. 2492/2) e di consolidamento strutturale nel 1863. Una lapide conservata nei depositi della Villa testimonia che "i restauri delle pitture di questa sala dovute al Crosato, al Valeriani ed al Giaquinto sono stati fatti per donazione generosa della Dama patronessa Contessa Celestina Torelli Rolle. A.D. 1937 - XV E.F.", data confermata da Marziano Bernardi (cfr. M. Bernardi, "Tre Palazzi a Torino", Torino 1963, t. XVII). Prosegue in Osservazioni. |