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Opera d'arte ratto delle Sabine di Da Ponte Francesco detto Bassanino (1549/ 1592), a Torino

L'opera d'arte ratto delle Sabine di Da Ponte Francesco detto Bassanino (1549/ 1592), - codice 01 00373234 di Da Ponte Francesco detto Bassanino (1549/ 1592), si trova nel comune di Torino, capoluogo dell'omonima provincia sita in palazzo, Manica Nuova, Palazzo Reale, via XX Settembre, 86, Galleria Sabauda
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bene culturaledipinto, opera isolata
soggettoratto delle Sabine
tipo schedaOA_3.00
codice univoco01 00373234
localizzazioneITALIA, Piemonte, TO, Torinovia XX Settembre, 86
contenitorepalazzo, Manica Nuova, Palazzo Reale, via XX Settembre, 86, Galleria Sabauda
datazionesec. XVI ultimo quarto; 1582/ 1583 (ca) - 1584 (ante) [documentazione]
autoreDa Ponte Francesco detto Bassanino (1549/ 1592),
materia tecnicatela/ pittura a olio
misurecm, alt. 292, largh. 416,
condizione giuridicaproprietà Stato, Ministero per i Beni e le Attività Culturali
dati analiticiSupporto tessile in lino con un'armatura a saia, costituito da cinque teli posti in orizzontale. Telaio di fattura industriale, di epoca post bellica. Dipinto più volte foderato e supportato da tele ausiliarie di rinforzo.Personaggi: Sabine; Romolo; Soldati romani. Animali: cavalli; cane. Armi. Attività umane. Pratiche rituali: [giochi consuali?]. Oggetti. Moda. Elementi architettonici. Paesaggio
notizie storico-criticheDirettamente commissionato da Carlo Emanuele I, il Ratto delle Sabine fu menzionato per la prima volta in modo esplicito da Lomazzo nel 1590, ma è possibile si trovasse già presso la corte sabauda verso il 1582-1583 in occasione della visita di Raffaello Borghini, che registrava la presenza di due dipinti di Francesco Bassano senza precisarne però il soggetto (cfr. Borghini, 1584, p. 461; Rearick, 1981; Bava, 1995). Veniva poi ricordato in una nota manoscritta del duca sabaudo nel 1605 e nell’inventario del 1635, ove Antonio Dalla Cornia lo attribuiva erroneamente a Leandro Bassano (Bava, 1995). È invece opera certa di Francesco che appose la firma tutt’ora visibile sul bordo inferiore del dipinto, benché una decurtazione subita dalla tela lungo i margini l’abbia resa mutila. Tuttavia un ricordo della composizione nella sua interezza è fornito da alcune copie, prima fra tutte quella probabilmente seicentesca attribuita allo studio bassanesco dell’Accademia dei Concordi di Rovigo (Lucco, 1985). Le stesse fonti inventariali testimoniano del resto l’esistenza all’interno della bottega di almeno altre due versioni del soggetto, redazionate da Francesco per il fratello Giambattista e da Girolamo Dal Ponte (Mason, 2009, pp. 62 n. 428, 79 n. 19). L’episodio non è tuttavia tra i più rappresentati dai pittori veneti del Cinquecento, maggiormente inclini a visualizzare racconti mitologici o avvenimenti tratti dalla storia di Venezia piuttosto che da quella dell’antica Roma. Fanno per lo più eccezione i pittori di origine veronese come Bonifacio de Pitati, Paolo Farinati o Gabriele Caliari che, in sintonia con la cultura figurativa centro italiana con la quale si erano formati, ne forniscono un’interpretazione in chiave classicistica ed erudita, volta a sfoggiare dotte citazioni dall’antico e a esprimere la propria passione per le vestigia del passato (Accornero, 2013 con bibliografia). La versione bassanesca risente per contro dell’esperienza maturata da Francesco nel cantiere della Sala del Maggior Consiglio del Palazzo Ducale di Venezia, che nel dipinto torinese non è trasfusa soltanto in termini di forte drammaticità e patetismo ma attraverso desunzioni dal medesimo repertorio formale, come si coglie soprattutto nel caso della Battaglia di Maclodio dalla quale è preso a prestito il cavallo in primo piano sulla sinistra e quello bianco che s’impenna sul lato opposto della composizione. Venturi (1929) sottolineava inoltre l’inserzione di motivi di genere come il cane in primo piano e il ragazzo di spalle con giubba a lingue dardeggianti collocato nell’angolo a destra, per Arslan (1931; 1960) sinonimo di un bassanismo ormai sceso a compromessi con il manierismo lagunare. In accordo con le prescrizioni suggerite da Lomazzo per rappresentare i rapimenti in pittura, si colgono inoltre elementi di impietoso e caricato realismo nella resa delle lacrime che solcano le gote dei visi e nelle espressioni raggelate delle bocche dischiuse, in taluni casi corredate dalla macabra rappresentazione dei denti. Per Arslan (1931; 1960) gli impasti di colore e la regia dei bagliori luministici mostrerebbero invece i frutti degli insegnamenti paterni. Effettivamente Rearick (1981) reputava che lo schizzo generale della composizione fosse fornito a Francesco dal padre Jacopo, attraverso un energico e tumultuoso disegno dell’inizio degli anni ottanta (Parigi, collezione Cornet), poi integrato dal figlio con aggiunte e piccole rettifiche. Fa capo alle rielaborazioni di quest’ultimo un foglio degli Uffizi (n. 1890F), considerato preparatorio per la sabina inserita in prossimità del centro del dipinto che volge lo sguardo implorante verso il simulacro del dio Conso, un tempo rappresentato nell’angolo sinistro del dipinto prima che la tela fosse irrimediabilmente ridimensionata (De Blasi, Ferrero, 2013; Cardinali, Buscaglia, Canepa, Parlato, 2013). Proprio nella zona centrale l’esame radiografico ha inoltre rilevato alcuni ripensamenti di piccola entità, riguardanti per lo più la posizione delle due donne collocate una di fronte all’altra, mentre l’esame a luce radente ha reso conto di un’imprimitura fortemente materica - probabilmente a base di biacca - spesso stesa con un diverso andamento della pennellata in rapporto agli strati pittorici finali, come si evince soprattutto dal viso femminile a sinistra del soldato vestito di blu (Bava – Radelet, 2009). [Continua nel campo OSS]
altra localizzazioneluogo di provenienza: ITALIA, Piemonte, TO, Torino; luogo di esposizione: ITALIA, Piemonte, TO, Torino; luogo di esposizione: ITALIA, Piemonte, TO, Torino; luogo di deposito: ITALIA, Piemonte, TO, Moncalieri
altre attribuzioniDa Ponte Leandro detto Leandro Bassano
committenzaCarlo Emanuele I di Savoia (1582/ 1583 ante)
bibliografiaBorghini, Raffaello( Firenze)p. 461; Bartoli, Francesco( 1776)I, p. 37; Callery, J. M.( 1859)p. 139; [Vico, Giovanni]( 1866)p. 34; Jacobsen, Emil( 1897)p. 138; Baudi di Vesme, Alessandro( 1897)p. 52; [Baudi di Vesme, Alessandro]( 1899)p. 148; Zottmann, Lu
definizionedipinto
regionePiemonte
provinciaTorino
comuneTorino
indirizzovia XX Settembre, 86
ente schedatoreS67
ente competenteS67
autori della catalogazioneCompilatore scheda: Accornero, Chiara; ; Funzionario responsabile: Referente scientifico: Gabrielli, EdithMoratti, Valeria
anno creazione2014
latitudine45.071673
longitudine7.684861

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