notizie storico-critiche | Il dipinto raffigurante Maurizio di Savoia (1593-1657), benché di mano e formtato differente, viene ricordato, per la prima volta, unitamente ad una serie di otto ovali, rappresentanti eminenti figure di cardinali legati alla storia sabauda, e ad una tela rappresentante il cardinale Sigismondo Gerdil (Samoëns, 1718-Roma, 1802), datata al 1783, nella riedizione della monografia di Felice Pastore del 1828 (F. Pastore, Storia della Real Basilica e Congregazione di Soperga, Torino, 1828, p. 46) con collocazione nel Refettorio ove oggi sono disposti i ritratti dei pontefici, mentre nell'inventario del 1834 si ricordano nove ritratti di cardinali nella sala attigua al Salone, destinato ai sovrani e alla famiglia reale, al piano terreno. Il primo allestimento è ribadito da buona parte della guidistica ottocentesca sino all'ultimo decennio del secolo quando, in occasione del riallestimento delle sale al primo piano ed al pian terreno per ospitare l'Appartamento reale ed altri ambienti di rappresentanza, i dipinti dei cardinali vennero trasferiti nella Biblioteca, ed appesi alla balaustra della sala n. 3, unitamente a quello di papa Felice V, Tutti a Superga ricordi e impressioni di un visitatore, Torino, 1894, p. 37; L. Selvaggi, La Biblioteca di Superga, in "Accademie e Biblioteche d'Italia", n. 32, Roma, 1982, p. 238. Non sono stati rintracciati ulteriori documenti che certifichino la natura della committenza e la datazione dell'opera, né il possibile trasferimento da altre residenze. Tuttavia, appare notevole l'assonanza, sia per formato e tipologia della cornice, sia per stesura pittorica, con i ritratti di papi ed antipapi trasferiti a Superga dal Palazzo Reale di Torino nel 1820, documentati nelle sedi di Rivoli e Venaria, forse in più serie, nel corso del XVIII secolo. A questo proposito si ricordi che nelle schede Vesme, alla voce, Giovanni Battista Grassi (Baudi di Vesme A., L'arte in Piemonte, Torino, 1966, vol. II, p. 540), figura nel 1717 un grosso pagamento da parte della corte per aver "raccomodato n. 169 quadri vecchi di ritratti di sommi pontefici" e "per altri 118 quadri dè sommi pontefici fatti novi", tutti destinati al castello di Rivoli. Si propone, pertanto, a titolo di ipotesi, che l'opera, di modesta qualità, sia stata realizzata dal Grassi o da altro artista dedito alla copia ed al restauro di esemplari antichi gravitante presso la corte sabauda. Da un punto di vista iconografico, tra le diverse rappresentazioni del principe sabaudo, fra cui, la più celebre è, senza dubbio, il busto in marmo di François Duquesnoy (1635), oggi conservato alla Galleria Sabauda, il dipinto appare una derivazione in controparte dalla stampa di Balthasar Moncornet (Rouen, circa 1660-Parigi, 1668), datata al 1658, sia per l'impaginazione del ritratto con l'ampia tenda di fondo, sia per la veste e l'espressione dell'effigiato, M. B. Failla, Castello di Sarre. Iconografia e storia sabauda dal XVI al XIX secolo nella collezione di stampe, Aosta, 2002, p. 9, fig. 2. |