notizie storico-critiche | Il dipinto, eseguito da Giuseppina Anselmi nel 1840 (cfr. scheda documenti di S. Ghisotti n. 121622), raffigura Attone Vercellese, "Vescovo di Vercelli, celebrato per virtù niente meno che per rara e squisita dottrina nelle materie Teologiche e nelle canoniche come apparisce dalla opere di lui che sono alle stampe" [SBAS TO, Stato dei Quadri ultimamente collocati nella Galleria denominata del Daniel nel Real Palazzo Grande, fol. n. n. (ma n. 5)]. L'attribuzione dell'opera a Giuseppina Faina Anselmi compare solo nella relazione del 1840 mentre sia nel testo del Rovere sia negli inventari del 1881, del 1911 e del 1966 è indicato come autore del ritratto Giovanni Marghinotti. Il documento recentemente rintracciato da S. Ghisotti nell'A.S.TO (Sezione Camerale) conferma il riferimento del dipinto alla pittrice torinese, allieva di Giovanni Battista Biscarra all'Accademia di Belle Arti, ritrattista affermata, come prova il suo ritratto di "...tre giovinetti di patrizia famiglia giuocanti all'altalena" presentato alla prima esposizione della Società Promotrice di Belle Arti della città e la sua attività a Roma, dove si recò per perfezionare gli studi, eseguendo numerosi ritratti "...veramente lodati per pregio artistico e somma rassomiglianza..." (Stella A., Pittura e scultura in Piemonte. 1842-1891. Catalogo cronografico illustrato della Esposizione Retrospettiva 1892, Torino 1893, p. 48, nota n. 3; Comanducci A. M., Dizionario illustrato dei pittori disegnatori e incisori italiani moderni e contemporanei, Milano 1962 (ed. III), vol. I, p. 62). Il dipinto appartiene ad una serie di cinquantaquattro ritratti rappresentanti insigni personaggi dello Stato Sabaudo, che Carlo Alberto alla fine degli anni trenta volle commissionare ad artisti a lui contemporanei, proponendosi di arredare con una serie iconografica di piemontesi illustri, appositamente eseguita, la Galleria del Daniele che riacquistava così la sua primitiva funzione di quadreria (Pinto S., Torino 1988, p. 26). Nella descrizione di questo ambiente fatta da Rovere nel 1858 le pareti appaiono "...rivestite di tavolati di legno a compartimenti, divisi da lezzene con isfondi a specchi, ricche cornici ed ornamenti intagliati e dorati, e sopra caduna di tali lezzene sono collocati tre quadri dipinti ad olio da artisti contemporanei.." (p. 138). Il programma decorativo era stato concepito ed allestito intorno al 1840, come testimonia la relazione intitolata "Galleria di S. M. 1840. Personaggi illustri nazionali per Soggetti di quadri, busti, ritratti", redatta dal Conte Cesare di Saluzzo di Meneseglio (1778-1853), che allora ricopriva la carica, affidatagli nel 1830 da Carlo Felice, di governatore dei figli di Carlo Alberto. Conservato presso la Soprintendenza dei Beni Artistici e Storici del Piemonte, il manoscritto illustra i criteri di selezione dei personaggi, in cui appaiono privilegiati illustri uomini di chiesa e i nobili tradizionalmente al servizio dei sovrani nell'amministrazione e nell'esercito. I pittori chiamati a realizzare questi dipinti come Giovanni Battista Biscarra, Michele Bertrandi, Pietro Ayres, Michele Cusa, Amedeo Augero, Francesco Marabotti, Camilla Gandolfi Guiscardi, insieme a Ferdinando Cavalleri e a Luigi Gandolfi, rappresentavano i maggiori ritrattisti attivi all'epoca in Piemonte (cfr. Casassa A., La corte, l'aristocrazia, la borghesia nei ritratti e nelle scene d'interno, in Dalmasso F./ Maggio Serra R., Francesco Gonin 1808-1889, catalogo della mostra, Torino 1991, p. 88). Alcuni di questi ritratti risultano già sistemati nella galleria nell'aprile del 1840, come dimostrano alcuni documenti rinvenuti nell'Archivio di Stato di Torino (Sezione Camerale, Fondo Real Casa) da Silvia Ghisotti, dai quali risulta che fin dal 1837 Gabriele Capello lavorava al restauro di cinquantaquattro cornici "predisponendone la numerazione nello scudetto" (cfr. scheda documenti n. 121238), numeri che, nello stesso anno, gli indoratori S. Bonzanigo, P. Fagiani e F. Martini s'impegnavano a dipingere in nero (cfr. scheda documenti n. 121253). Nel 1840 è nuovamente G. Capello ad eseguire "delle cartelle da mettere sotto 43 quadri della Galleria del Daniel, tra i quali il ritratto di Emanuele Filiberto posto nel mezzo" (cfr. scheda documenti n. 121563), su ventisette delle quali Felice Spilmann esegue iscrizioni (cfr. scheda documenti n. 121574). Altri ventisette ritratti vengono trasportati dai laboratori dei rispettivi autori alla Galleria del Daniel nel 1841per opera di Capello, che "li sostituisce ai vecchi quadri e sistema le rispettive cartelle con i nomi" (cfr. scheda documenti n. 121319). ; ; ; ; ; |