notizie storico-critiche | Il medaglione è uno dei più documentati fra quelli collocati all'interno dell'Ospedale. Oltre ai dati rintracciati nelle "Anotazioni di spesa" riferite a Giuseppe Argenti, si è rinvenuto "un abbozzo di disegno per le medaglio di marmo a farsi rappresentanti i ritratti del pii benefattori (Fondo Archivio Storico Ospedale Maggiore della Carità, cart. 114, allegato in triplice fotocopia alla scheda cartacea) datato 8 marzo 1856 che indica non solo le fattezze della benefattrice, ma anche l'autore del modello decorativo a cui poi tutti gli artisti si atterranno anche per il preventivo del costo. La Parvopassu, con testamento del 9 agosto 1852, lasciava il Pio Luogo erede universale dei suoi beni, ma lo gravava di diverse spese: ricovero e cura gratuita di tutti i poveri del comune di Borgolavezzaro (esclusi i cronici), celebrazione annua di un anniversario con messa cantata; celebrazione presso la parrocchiale dello stesso comune di 30 messe annue e di una messa cantata supplettiva per i parenti. Ciò nonostante l'amministrazione, in data 13 marzo 1856 "mandò eseguirsi una medaglia uguale all'unito disegno per la Cristina Parvopassu che lasciò erede questo ospedale e ciò a termini presi dall'Amministrazione in seduta 18 maggio 1848 per ricordare la liberalità dei benefattori del Pio Luogo (Archivio di Stato di Novara, ibidem). L'argenti consegna la medaglia marmorea l'8 luglio 1857 e ne riceve - secondo le indicazioni già fornite dal preventivo di spesa - £. 1240. La presenza dell'Argenti tra i primi artisti attivi per il progetto decorativo dell'ospedale - secondo un modello di uniformità e decoro civico sperimentato in questi anni dall'Amministrazione civica (portici nuovi dei mercanti con decorazioni raffiguranti i novaresi illustri affidate all'Argenti: 1825-1852; edifici della Barriera Albertina, caselli daziari con sculture dello stesso Argenti: 1837; palazzo del mercato con sculture di Grazioso Rusca e dello stesso Argenti: 1817-1840; per tutti si veda: A. Rizzi, Conoscere Novara entro i baluardi, Novara 1847, pp. 5, 16, 25) - annovera la decorazione del cortile in oggetto tra le "significanze" della scultura ottocentesca novarese, tesa alla ricerca di un'identità figurativa. L'aver affidato a Giuseppe Argenti (apartenente ad una famiglia lombarda di scalpellini di cui il più noto è Giosuè), venuto a Novara nel 1824 come collaboratore di Pompeo Marchesi ed autore di numerose opere pubbliche e private a Novara e nel vercellese, privilegia anche in questa occasione la tradizione neoclassica, ormai tradotta in modelli accademici ed importata a Novara dalle opere dei Collino, di Gaetano Monti, dello stesso Marchesi e continuata poi sia dall'Argenti che da Gerolamo Rusca. Nonostante la presenza in questo complesso di altri scultori di formazione romantica o veristica, l'impronta accademica sarà determinante in quanto sia i gruppi raffiguranti "La carità" e "La Beneficenza" (G. Argenti) che il monumento funebre dedicato al sacerdote Filippo Albera ed i busti di don G. Galvagna (1852), della contessa Solaro Clerici (1856) del vescovo Melano (1861), di Antonio Feruta (1868), tutti opere dell'Argenti, presentano chiari caratteri aulici e di compostezza formale. Dall'elenco delle opere, l'Argenti appare uno scultore molto attivo ed affermato, autore di diversi soggetti: statue per edifici civili e religiosi, ritratti, monumenti funebri, "saggi di imitazione di frutta in marmo", "belle cariatidi e due graziose chimere per decorare i camini del palazzo Tornielli a Barengo e nella grandiosa casa Salletti" (Iride novarese, n. XX, 17, giugno 1856). Questo a differenza del fratello Luigi, anch'egli scultore, ma poco citato dalle fonti ottocentesche. Il livello della sua produzione rimane sempre buono anche nelle opere più modeste, come in questo ritratto in cui il modellato incisivo ed il forte contrasto chiaroscurale si uniscono all'impronta aulica ed accademica. SI allega alla scheda la cronologia rintracciata e fino ad ora disordinatamente esposta su pubblicazioni e riviste locali relativa allo scultore GIUSEPPE ARGENTI, attivo a Novara dal 1837. 1837: esegue le quattro statue in pietra arenaria che decorano le due costruzioni daziarie della Barriera Albertina, "la beneficenza regia", "la gratitudine", "il commercio", "l'Agricoltura". Per gli stessi edifici esegue in marmo "la concordia" e "la Vigilanza", attualmente collocate a decorazione della cinta cimiteriale (G. Barbè, Neoclassico a Novara: pittura e scultura, in "Supplemento" n.9 al "Corriere di Novara", 4 marzo 1982). Nello stesso anno è indicato come autore delle "care immagini del fondatore del Monte di Pietà e del Collegio Gallarini, scolpite in marmo lunese" ("L'iride", 19 giugno 1837). 1835-1839: esegue le 12 statue per la navata della basilica di S. Gaudenzio (Barbè, 1982). Dopo il 1840: decorazioni al Foro Frumantario, "La terra" e "L'acqua" (Ibidem).[Continua in OSSERVAZIONI] |