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bene culturale | dipinto, opera isolata |
soggetto | ritratto di Emanuele Tesauro |
tipo scheda | OA_3.00 |
codice univoco | 01 00351232 |
localizzazione | ITALIA, Piemonte, TO, Torinovia XX Settembre, 86 |
contenitore | palazzo, Manica Nuova, Palazzo Reale, via XX Settembre, 86, Galleria Sabauda |
datazione | sec. XVII terzo quarto; 1670 (ca) - 1671 (ca) [analisi stilistica; analisi storica confronto iscrizione] |
autore | Dauphin Charles-Claude (1620/ 1677), |
materia tecnica | tela/ pittura a olio |
misure | cm, alt. 94, largh. 74, |
condizione giuridica | proprietà Stato, Ministero per i Beni e le Attività Culturali |
dati analitici | Cornice in legno dorato con modanature semplici.Ritratti: Emanuele Tesauro. Abbigliamento: veste di cavaliere di gran croce dei SS. Maurizio e Lazzaro. Araldica: stemma gentilizio. Oggetti: penna d'oca.STEMMI, EMBLEMI, MARCHI: Classe di appartenenza: stemma, Qualificazione: gentilizio, Posizione: sulla destra, Descrizione : stemma gentilizio inquartato e coronato su scudo sannitico moderno con aquila bicipite nera coronata (al primo e quarto quarto) e torre su fondo rosso (al secondo e terzo quarto)., |
notizie storico-critiche | L’opera è stata venduta dal Conte Carlo de Rege Thesauro di Donato alla Galleria Sabauda nel 2009. Precedentemente, il dipinto è stato tramandato per linea ereditaria nella famiglia Thesauro. Leone Aventino Giuseppe Thesauro di Meano possedeva l’opera ad inizio Ottocento. Dopodiché, venne ereditata dal nipote Carlo, generale di cavalleria e capostipite della linea de Rege Thesauro (1865-1939), che trasferì il dipinto dal palazzo Thesauro di Fossano al palazzo de Rege a Vercelli. La tela, di formato ovale, rappresenta Emanuele Thesauro (1592-1675) a mezza figura e di profilo, con il busto leggermente di tre quarti e orientato verso destra. Il quasi ottantenne retore di corte veste le insegne dei santi Maurizio e Lazzaro e si presenta allo spettatore con il proprio emblema araldico. Afferma il proprio statuto di letterato intellettuale, tenendo nella mano destra, protesa in primo piano, una penna d’oca inchiostrata. Il riconoscimento del ruolo culturale di Emanuele Tesauro in Piemonte è confermato dalla sua nomina a precettore del futuro Vittorio Amedeo II, senz’altro favorita dal suo appoggio al partito “principista” di Maurizio di Savoia e di Tommaso di Savoia Carignano, durante il ducato di Carlo Emanuele II. Tesauro è legato teoricamente al concettismo barocco e all’argutezza, temi ai quali dedica l’opera “Il Canocchiale aristotelico, o sia idea delle argutezze eroiche volgarmente chiamate imprese ecc.” (1654), riedita nel 1670 proprio a ridosso della realizzazione del ritratto. Sempre in quegli anni pubblica anche le “Inscriptiones”, un’immensa silloge di elogi, epigrafi, imprese, motti, stemmi, insegne, trofei, medaglie, apparati, macchine trionfali, programmi iconografici per palazzi, ville, giardini, cappelle, fontane e archi. Il dipinto può essere datato intorno al 1671, grazie all’indicazione dell’età del personaggio ritratto – 79 anni – nell’iscrizione sul perimetro esterno dell’ovale. L’attribuzione originale al Dauphin è stata conservata dagli eredi di Emanuele Tesauro, ma è confermata anche da un’analisi stilistica con l’attività tarda del pittore lorenese in Piemonte, dove l’artista ricopre diversi incarichi a partire dal 1650 circa. Lavora come “pittore della casa” per il principe Emanuele Filiberto di Savoia Carignano, ma è anche attivo a Torino, dove riceve commissioni dai duchi di Savoia, da Cristina di Francia e da Carlo Emanuele II. L’opera rappresenta, ad oggi, quasi un unicum nella produzione di Dauphin, perché i suoi ritratti dipinti sono soprattutto delle opere celebrative e allegoriche, legate alle esigenze politiche e di rappresentanza della corte sabauda (Luna, 1982). Il ritratto è stato inciso su rame a Torino da Georges Tasnière (1632 ca.-1704; Torino, Museo Civico di Arte Antica) e stampato sempre in quegli anni (Torino, Biblioteca Reale). Su entrambe le stampe compare, seppure con minime varianti, l’iscrizione sul perimetro esterno dell’ovale. Rispetto al dipinto, nel quale Tesauro è rappresentato leggermente di tre quarti, l’incisione adotta un’impostazione rigidamente di profilo, probabilmente per rispettare la volontà di Tesauro di vedere la propria immagine correlata alla più aulica tradizione degli stemmari genealogici. Un’altra stampa a bulino, incisa dal parigino Antonio De Pienne, è tratta da un altro ritratto di Emanuele Tesauro dipinto da Charles Dauphin intorno al 1665, oggi disperso. Quest’ultima incisione fu usata come illustrazione in capo all’opera “Del Regno d’Italia sotto i Barbari”, edita a Torino nel 1663 per i tipi di Bartolomeo Zavatta (Di Macco in Thuillier, Jacques (a cura di), 1982, pp. 407-412). Per un aggiornamento critico e bibliografico si rimanda alla scheda redatta recentemente da Paola Astrua per il catalogo della mostra “La bella Italia. Arte e identità delle città capitali” (Astrua in Paulucci, Antonio (a cura di), 2011, p. 166, n. 3.1.9). |
altra localizzazione | luogo di esposizione: ITALIA, Piemonte, TO, Torino; luogo di deposito: ITALIA, Piemonte, TO, Moncalieri |
bibliografia | Luna, Juan J.( 1982)pp. 965-977; Thuillier, Jacques (a cura di)( 1982)pp. 407-412; Paulucci, Antonio (a cura di)( 2011)p. 166, n. 3.1.9 |
definizione | dipinto |
regione | Piemonte |
provincia | Torino |
comune | Torino |
indirizzo | via XX Settembre, 86 |
ente schedatore | S67 |
ente competente | S67 |
autori della catalogazione | Compilatore scheda: Omodeo, Christian; ; Funzionario responsabile: Referente scientifico: Gabrielli, EdithLanzoni, Alessandra; Aggiornamento-revisione: Cermignani, Davide (2013), S67, Funzionario responsabile: Gabrielli, Edith, Referente scientifico: Lanz |
anno creazione | 2012 |
anno modifica | 2013 |
latitudine | 45.071707 |
longitudine | 7.678011 |