notizie storico-critiche | Già appartenente alla raccolta De Janzé di Parigi nel 1867, tre anni dopo il dipinto è passato in quella di Charles Timbal, anch'essa a Parigi. La collezione Timbal venne acquistata da Gustave Louis Dreyfus (1837-1914), un brillante collezionista d'arte parigino, che cedette poi il ritratto a M. de Bernutz presso cui l'opera rimase fino al 1917, quando venne comprata da William Salomon (1852-1919) di New York, collezionista amante in particolare dell'arte italiana, banchiere, filantropo. Nel 1924 l'industriale e mecenate piemontese Riccardo Gualino (Biella 1879 - Firenze 1964) acquisì il dipinto inserendolo nella propria raccolta nella casa in via Galleria a Torino. Nel 1930 Gualino donò un importante nucleo della sua raccolta allo Stato italiano, comprendente il ritratto di Lorenzo di Credi. Tali opere, che sarebbero dovute entrare nella Regia Piancoteca, per ragioni di spazio rimasero nella casa in via Galliari. Dopo il crollo finanziario di Gualino, la sua collezione venne smembrata e nel 1933 alcune delle sue opere, fra cui il dipinto del Credi, vennero inviate in deposito presso l’ambasciata di Roma a Londra. Nel 1939 il quadro rientrò a Roma. Negli anni Cinquanta le opere Gualino tornarono a Torino e nel 1958 vennero esposte nella Galleria Sabauda. Già Bernard Berenson ('The Florentine Painters of the Renaissance', New York 1909) ha accolto l'attribuzione tradizionale del quadro a Lorenzo di Credi. Lionello Venturi (1926, nota alla tav.XIV), storico dell'arte interpellato abitualmente da Gualino, reputa il dipinto un'opera giovanile del pittore fiorentino, al tempo in cui frequentava ancora la bottega di Andrea Verrocchio insieme a Leonardo. Infatti, lo studioso nota nel dipinto l'influenza di Leonardo, nello sfumato, nei gesti del personaggio, nell'inquadratura della testa contro il cespuglio di melograno, e ritiene che il ritratto Gualino possa essere stato il pendant della 'Ginevra Benci', dipinto allora presso la Galleria Liechtenstein di Vienna (oggi alla National Gallery di Washington), per il quale erano state avanzate le attribuzioni a Leonardo, a Verrocchio o allo stesso Lorenzo di Credi, mentre la critica odierna è concorde nel ritenerlo opera di Leonardo. Wilhelm Suida crede che il ritratto torinese sia stato eseguito da Leonardo e concorda con Venturi nel notare una particolare affinità con la 'Ginevra Benci' ('Die sammlung Gualino in Turin'. in 'Cicerone Halbmonatschrift fur Kunstler, Kunstfreunde und sammler', fasc.22, novembre, Berlino 1927; 'Leonardo und sein Kreis', Monaco 1929, p. 26; 'La Scuola di Leonardo', in 'Leonardo da Vinci', Novara 1956, II, p. 316; 'Leonardo e i leonardeschi', riedizione dello studio del 1925, a cura di M.T. Fiorio e M. Ricci, Vicenza 2001, p. 42, 58 nota 48). Anna Maria Brizio nota la delicatezza dello sfumato, di chiara origine leonardesca, ma reputa che "il valore atmosferico e cromatico dello sfumato leonardesco è dal Credi del tutto misconosciuto" ("La prima mostra della Collezione Gualino" in "L'Arte", anno XXX, fasc.III, Roma 1928, p.134). Per Bernhardt Degenhart il quadro è stato eseguito dopo il soggiorno milanese di Leonardo, 1482-1499 ('Studien uber Lorenzo di Credi. Credis Portratdarstellung' in "Pantheon", VIII, Monaco 1931, pp. 464-465; 'Di alcuni problemi di sviluppo della pittura nella bottega del Verrocchio, di Leonardo e di Lorenzo di Credi' in "Rivista d'Arte", anno XIV, serie II, n.3, Firenze 1932, pp. 263- 300, 403-444). Invece la maggior parte della critica ritiene che il dipinto Gualino sia opera di Lorenzo di Credi, in anni giovanili, respingendo l'ipotesi che si tratti di un pendant della 'Ginevra Benci' per la discrepanza cronologica delle due opere, risultando databile nell'ottavo decennio del Quattrocento il ritratto muliebre di Leonardo, mentre è più tarda l'opera di Lorenzo, da collocarsi alla fine del secolo (Raimond van Marle, 'The Development of the Italian Schools of Painting', vol. XIII, L'Aia 1931, XIII, p.300, ed. it. Milano 1932; Bernard Berenson, 'Italian Pictures of the Renaissance', Oxford 1932, p.297, anche in ed. it. Milano 1936 e 'Italian Pictures of the Renaissance - Florentine School', Londra 1963; M. De Benedetti, 'Notes on Italian Paintings at the Italian Embassy in London', in "Apollo". XX, Londra 1934, p.302; 'Mostra di Leonardo da Vinci', catalogo della mostra, Milano 1939, p.200; R. Carità, 'Capolavori 'recuperati' dalla Galleria di Torino' in "Emporium", CV, n.629, Bergamo 1947, pp. 215-216; Licia Ragghianti Collobi, 'Lorenzo il Magnifico e le Arti', catalogo della mostra, Firenze 1949 e Zurigo 1949; Dalli Regoli 1966, pp. 156-157 con bibliografia. (continua in AN, OSS) |