dati analitici | Il benefattore è raffigurato, al centro della tela, a mezza figura, in posizione di tre quarti, è seduto su una sedia di cui si vede lo schienale, di colore bruno-nocciola, ed appoggia il braccio destro su un tavolo, coperto da un drappo di colore grigio, sul quale c'è un libro con la copertina nera bordata in giallobruno. Il personaggio indossa una papalina di colore grigio scuro, una mantellina rosa con ombreggiature grigie, una cotta in pizzo bianco e l'abito talare di colore grigio antracite. Sullo sfondo, di colore grigio piombo, a sinistra della figura compare una scritta, in nero, identificante il personaggio. La tela è conservata entro una cornice di profilo e luce rettangolare in legno intagliato e verniciato di colore scuro. Tipologia a gola; battuta liscia. Fascia interna sottile, modinata, fascia centrale liscia e fascia esterna modinata.Soggetti profani. Ritratti. Personaggi: Giovanni Battista Varesini. Abbigliamento religioso. Interno. Mobilia: tavolo; poltrona. Oggetti: tappeto; libro. |
notizie storico-critiche | Il dipinto venne eseguito nel 1884 dal pittore Francesco Mensi (1800-1888), quando aveva ormai abbandonato i grandi lavori a soggetto storico o sacro. Mensi, dopo un periodo di apprendistato presso il pittore vogherese borroni, fu allievo di Pietro Benvenuti a Firenze, dopo il 1826 e in seguito andò a Roma. Nel ritratto in esame, la finitezza dei contorni, la staticità del personaggio e la nettezza del chiaroscuro, testimoniano la formazione del pittore nella scuola del classicismo toscano, la cui influenza ha comunque, in questo caso, toni molto mitigati. Per notizie sulla biografia e produzione del Mensi: G. A. De Giorgi, Notizie sui celebri pittori e su altri artisti alessandrini, Alessandria, 1836, pp. 48-52; Dipinti del Cavalier Prof. Francesco Mensi conservatore della civica Pinacoteca Viecha, fotografati nello Stabilimento Castellani, Alessandria, 1883; F. Gasparolo, Cenni biografici sul pittore Mensi, in "Rivista di Storia Arte e Archeologia della Provincia di Alessandria", 1907, XVI, fasc. XXVIII, p. 593. E. Filippelli, Notizie storiche sulla Pinacoteca Viecha e Civico Museo di Alessandria, in "Rivista di Storia Arte e Archeologia della Provincia di Alessandria", 1912, XXI, fasc. XLV, pp. 12-13; E. Filippelli, Catalogo della Pinacoteca in Alessandria, Alessandria, 1915, p. 23; F. Gasparolo, Il pittore Francesco Mensi, in "Rivista di Storia Arte e Archeologia della Provincia di Alessandria", 1924, fasc. XXIX, pp. 210-217; F. Gasparolo, Il pittore Francesco Mensi, in "Rivista di Storia Arte e Archeologia della Provincia di Alessandria", 1926, fasc. XXXVII, pp. 126-128; F. Mazzocca, voce, Francesco Mensi, in E. Castelnuovo - M. Rosci (a cura di), Cultura figurativa e architettonica negli Stati del Re di Sardegna. 1773-1861, catalogo della mostra (Torino maggio-luglio 1980), Torino, 1980, vol. III, pp. 431, 1464. Nel Salone delle Adunanze dell'Ospedale, dove è collocata la tela in esame, si trovano numerosi altri ritratti di benefattori eseguiti dal Mensi negli anni che vanno dal 1874 al 1886, nei documenti d'archivio e nei testamenti dei benefattori non vi sono, generalmente, notizie sui quadri ma, dato che era compito dell'Ospedale occuparsi delle Onoranze ai benefattori, come si può dedurre dal "Mutamento delle norme per le onoranze ai benefattori" del 1922 (Archivio dell'Ospedale, Tit. I, Rub. 10, Cat. unica, busta 1, fasc. 1), si può avanzare l'ipotesi che questi ritratti siano stati commissionati al Mensi direttamente dalla Congregazione di Carità, anche se non sono state reperite informazioni in merito. Il dipinto raffigura l'arciprete don Giovanni Battista Varesini che nel 1884 donò all'Ospedale L. 11.000 per l'istituzione di due letti per gli incurabili (Archivio Ospedale, Lasciti e Donazioni, 1884, Tit. II, Rub. 3, Cat. 3, busta 2, fasc. 27), infatti compare il suo nome in un elenco di benefattori a favore dell'Istituto Geriatrico "Luigi Patria", redatto da Carlo Pasero (Archivio Ospedale, Tit. I, Rub. 10, Cat. unica, busta 1, fasc. 36). Il dipinto compare in un inventario del 1960 (Archivio Ospedale) con il n. 33, numero che non è riportato sul retro del quadro; non si sa quando passò alla collocazione attuale nel Salone delle Adunanze, né dove si trovasse prima, poiché non furono registrati i molteplici spostamenti dei quadri avvenuti, all'interno dell'edificio ospedaliero, per esigenze di arredo di uffici, corridoi, sale; è probabile che nel 1933 si trovasse nella galleria dei quadri-ricordo dei benefattori, istituita in quell'anno (cfr. Agapiti, L'ospedale Civile di Alessandria, in "Alexandria", II, 1934, fasc. 4, p. 123), dal momento che esso è riconoscibile nella fotografia di una delle sale dell'allestimento (sala I), conservata in Archivio (Archivio Ospedale). |