notizie storico-critiche | In mancanza di iscrizioni e dello stemma non è possibile individuare l'identità del pontefice ritratto. Tuttavia, sono riscontrbili notevoli riferimenti tipologici con il ritratto di Sisto I nella sala dei Papi. La tela fa parte di una serie originariamente di 22 opere, giunte alla sede attuale solamente nel 1923, rappresentanti sia effigi di antipapi che di pontefici, diverse da quelle già trasferite nel palazzo attiguo alla Basilica di Superga. Le opere, ritenute tutte rappresentanti immagini di antipapi, ad eccezione del ritratto di Felice V, al secolo Amedeo VIII, duca di Savoia, che ottenne una collocazione privilegiata nella biblioteca insieme ai ritratti degli illustri convittori, furono originariamente collocate al primo piano nell'ala nord in un locale attiguo alla cappella di San Francesco, già utilizzato come sacrestia. La serie attuale, privata di un elemento, è articolata in due gruppi: il primo di dieci tele di formato ovale, il secondo di dieci tele di formato rettangolare, secondo la consueta alternanza del formato, proprio anche di tutte le altre tele poste nella cosiddetta "Sala dei Papi". Tuttavia, queste opere, a differenza di quelle esposte, si presentano con una semplice cornice di legno verniciato giallo, priva di ornamenti; inoltre, non sempre sono corredate dall'iscrizione con il nome in lettere capitali, dello stemma e del numero di serie, utili all'identificazione. Da un punto di vista stilistico, parimenti, si possono distinguere almeno due diversi artisti: infatti, quattordici tele appaiono con una stesura più raffinata, sia nel modellato che nella resa dei particolari, mentre le rimanenti sei sono caratterizzate da una resa decisamente sommaria. Si noti che a queste ultime corrispondeanche una serie di numeri d'inventario diversa, rispetto alle altre, parallela alla numerazione come oggetti d'arte del patrimonio di Sua Maestà, acquisita probabilmente in un secondo tempo, prossimo al trasferimento a Superga. A questo proposito, il documento che testimonia il passaggio a Superga riferisce che le tele si trovavano precedentemente nel Palazzo Reale di Torino, tuttavia, all'esame degli inventari conservatisi, nessuna traccia di esse è stata rilevata. E'dunque possibile che i quadri abbiano transitato a Torino, ma avessero una diversa provenienza. Nelle schede Vesme, alla voce, Giovanni Battista Grassi (Baudi di Vesme A. L'arte in Piemonte, Torino, 1966, vol. II, p. 540), figura nel 1717 un grosso pagamento da parte della corte per aver "raccomodato n. 169 quadri vecchi di ritratti di sommi pontefici" e "per altri 118 quadri dè sommi pontefici fatti novi", tutti destinati al castello di Rivoli. Dato il numero elevato, superiore al numero dei pontefici, antipapi compresi, sino ad allora eletti, è ipotizzabile che il Grassi abbia fatto anche delle copie delle opere da lui stesso precedentemente restaurate che potrebbero identificarsi con una parte della serie qui presa in esame, o potrebbe averne dipinti di nuovi per completare le lacune della collezione. Nessuna guida dell'epoca o immediatamente successiva, menziona la serie né a Rivoli, né in altri luoghi legati a Casa Savoia. Da un punto di vista stilistico e tipologico, specialmente il gruppo delle tele più raffinate, presenta notevoli analogie, specie nei pontefici barbuti, sia con i ritratti realizzati da Cristofano dell'Altissimo per la collezione gioviana degli Uffizi a Firenze (Berti L. Uffizi Catalogo Generale, Firenze, 1978, pp. 605-660) che con la collezione dei ritratti dei pontefici e degli antipapi conservata nel palazzo Altieri di Oriolo Romano, realizzata per volere di Clemente X nella seconda metà del XVII secolo (Schiavo A. Le Palais Altieri, Roma, 1962, pp. 200-201; V. Pierotti, La "Galleria Altieri di Oriolo", Raccolta completa di quadri raffiguranti i Papi della storia da San Pietro a Giovanni XXIII). |