contenitore | reggia, museo, Palazzo Reale, Piazzetta Reale, Museo di Palazzo Reale, piano I, 30, Gabinetto delle Miniature, campo VI (IV), a destra della finestra |
notizie storico-critiche | Per la costituzione del Gabinetto delle Miniature si rimanda alle informazioni già presenti in A. BAUDI DI VESME, Schede. L'arte in Piemonte, vol. II, Torino 1966, p. 617-619, secondo cui, tra il 1758 ed il 1766, Giuseppe Lavy dipinse, su committenza di Carlo Emanuele III, 71 ritratti di membri di Casa Savoia, a partire dalle origini della dinastia. In precedenza, nel 1737, l'abate Giovanni Felice Ramelli aveva donato al sovrano le prime 68 miniature del nucleo, collocate in un gabinetto di Palazzo Reale che prese di lì il nome di Gabinetto del Ramelli, poi Cappella privata della Ragina (ibidem, vol. III, 1968, p. 888) (secondo C. ROVERE, Descrizione del Reale Palazzo di Torino, Torino 1858, p. 94, due furono i Gabinetti delle Miniature, realizzati tra il 1738 ed il 1740: in uno si conservavano i dipinti del Ramelli, nell'altro quelli del Lavy). Agli inizi del regno di Carlo Alberto le miniature del Ramelli vennero smantellate e collocate sotto la direzione del Palagi nell'attuale sede, unitamente a quelle del Lavy (i preziosi ritratti erano stati in parte toccati dalle spoliazioni napoleoniche). Si può ritenere che l'insieme di tredici medaglioni miniati oggetto della presente scheda, assemblati in un unico quadretto e in quanto tali catalogati come unico dipinto già nel 1880, vadano indagati alla luce dell'allestimento palagiano, nella volontà di raccogliere forse un insieme di piccoli ritratti destinati all'oreficeria, già presenti nelle collezioni sabaude, e ivi reimpiegati. Ma le analogie stilistiche riscontrabili nell'insieme, seppure singolarmente in grado di risentire di celebri ritratti già presenti a corte, di svariate datazioni, lasciano pensare ad un'unica mano esecutrice, che scelse tra le fonti iconografiche disponibili più celebri. Si propone dubitativamente di attribuire l'insieme all'ambito della pittrice Teresa Pregliasco, alla luce del confronto con il ritratto di Giuseppina di Lorena del Castello di Masino (L. LEVI MOMIGLIANO e L. TOS, L'Abate in biblioteca. I libri di Tommaso Valperga di Caluso, Torino 1999, p. 23, tav. 8), proposta non condivisa da Paola Astrua che vede le miniature oggetto della presente schede di più alto livello qualitativo, con validi termini di confronto nella produzione di Luigi Bernero (nominato nel 1823 pittore di ritratti di Carlo Felice, professore di Pittura all'Accademia e scomparso in Torino nel 1842), in particolare nella serie di miniature su vetro del Museo Leone di Vercelli e nel ritratto inedito del Vescovo d'Angennes del Seminario Vescovile di Vercelli, da Luigi Bernero datato e firmato. La presenza infine del ritratto di Carlo Felice, fortemente caratterizzato fisionomicamente, di stretta derivazione dall'opera di Angelo Boucheron, incisa a Parma da Isac e Toschi nel 1823, dovrebbe fornire per l'insieme un convincente termine di datazione post quem (cfr. F. MAZZOCCA in E. CASTELNUOVO e M. ROSCI (a cura di), Cultura figurativa e architettonica negli Stati del Re di Sardegna. 1773-1861, Torino 1980, vol. I, scheda n. 296, p. 297). L'opera risente fortemente del ritratto di Vittoria Francesca di Savoia, opera di Giacinto Rigaud, nelle collezioni del Castello di Racconigi di cui in N. GABRIELLI, Racconigi, Torino 1972, p. 220. |