notizie storico-critiche | La cripta degli Evangelisti è tra le più importanti presenti nel materano soprattutto perché la sua decorazione pittorica è datata 1536 (data che figura tanto vicino l'immagine della Madonna di Costantinopoli, quanto vicino a quella di S. Luca; si vadano le schede relative, oltre che Grelle, 1981, Padula-Motta-Lionetti, 1995 e Latorre, 2003).Come osservato da Latorre (Latorre 2003, p. 12) e prima di lui da Padula-Motta-Lionetti (Padula-Motta-Lionetti, 1995, p. 137), la cripta faceva parte di una pecchiara, luogo adibito all'allevamento delle api. Senza ripetere le notizie storiche già riportate, nella scheda relativa all'Annunciazione per esempio, mi preme sottolineare come S. Eustachio sia rappresentato secondo una iconografia meno diffusa a Matera, dove si sceglie solitamente la scena della Visione di S. Eustachio (cripte di Cristo alla Gravinella, cappella di S. Canione in S. Pietro Barisano); il santo, dipinto come un giovane cavaliere, è vestito di un abito scuro con un corto gonnellino e ampi rigonfiamenti sul braccio, abbigliamento che richiama la moda toscana del periodo. La quinta che fa da sfondo è presente in tutte le immagini della cripta ed anche in altri affreschi cinquecenteschi, come quelli di Cristo alla Gravinella e di S. Eustachio, sempre a Matera. Si deve, inoltre, notare la presenza di alcune figure ai piedi del santo, copatrono di Matera. Per Latorre (Latorre, 2003, p. 51) sarebbe stato rappresentato Don Pirro con i componenti maschili della sua famiglia, mentre quelli femminili sono ai piedi della Madonna di Costantinopoli (anche in Padula-Motta-Lionetti, 1995, p. 138).Infine, devo ribadire che gli affreschi della cripta, quindi anche l'immagine di S. Eustachio, sono stati da Grelle attribuiti al Maestro del Trittico di S. Pietro Caveoso (Grelle, 1981, pp. 74-75), pittore diverso da quello che opera nella cripta di Cristo alla Gravinella (si osservi un diverso modo di trattare la pelle del viso, la barba, di delineare gli occhi, lumeggiare gli abiti); quest'ultimo mi pare aderisca meglio alle innovazioni introdotte da Simone da Firenze, già nel 1532, come dimostra il s. Pietro (insieme agli altri Apostoli) della predella, opera forse di bottega, della chiesa di S. Michele a Potenza, nel cui ambito maturano indubbiamente entrambi gli artisti (Grelle ritiene che il pittore di Cristo alla Gravinella sia, forse, della bottega di quello della Cripta degli Evangelisti, Grelle, 1981, pp. 74-75). |
bibliografia | Chiese rupestri di Matera( 1966)V. I, pp. 274-275; Grelle A.( 1981)V. I, pp. 74-76, p. 247; Circolo Culturale La Scaletta. Ppremessa di Michele D'Elia, testi di Cosimo Damiano Fonseca ed altri( 1995)V. I, pp. 137-138; Latorre L.( 2003)V. I, pp. 62-63 |