notizie storico-critiche | L'iconografia del dipinto -raffigurante la Sacra Famiglia con Gesù giovinetto e la colomba dello Spirito Santo- è piuttosto insolita. Attualmente la tela, a quanto mi risulta inedita, è collocata nel corridoio del noviziato del monastero di San Miniato al Monte, ma non è nota la sua provenienza originaria. Con ogni probabilità l'opera fu trasferita nell'attuale sede a seguito delle restituzioni -che tuttavia non sempre tennero conto delle provenienze originarie- effettuate all'epoca della Restaurazione; oppure, come nel caso dei dipinti di pertinenza del Monastero di San Bartolomeo a Monte Oliveto, fu qui trasferita per motivi di sicurezza da un'edificio religioso soppresso. Palese è la derivazione dai prototipi di Carlo Dolci, in particolare nella scelta delle gamme cromatiche e nei tipi fisionomici. Si confrontino ad esempio le numerose immagini di Cristo dipinte dal Dolci, con testa lievemente reclinata, bocca socchiusa, espressione estatica e languida (si veda la 'Sacra conversazione' delle Gallerie fiorentine, in deposito al museo di Arezzo; Baldassari 1995, p. 169, fig. 143). E le svariate versioni autografe dell''Ecce Homo', tra le quali quella bellissima della Galleria corsini di Roma (Eadem, p. 102, fig. 71), o quella della palatina di firenze (Eadem, p. 100, fig. 67). Mentre il profilo della Vergine è identico, nell'ovale e nel naso con il lungo setto e lievemente adunco, a quello del 'Matrimonio mistico di Santa Caterina d'Alessandria' (1656) (cfr. Baldassari 1995, p. 132, fig. 104), e della 'Madonna addolorata' (Londra, Trafalgar Galleries), di cui sono note svariate repliche e copie non autografe (Eadem, p. 125, fig. 99). Il dipinto, nonostante la inequivocabile derivazione dal Dolci, manca tuttavia di quella eleganza formale e finitezza di esecuzione che caratterizzano la sua produzione autografa. Propenderei quindi sicuramente per l'allievo ed emulo del maestro fiorentino Bartolomeo Mancini, a lungo attivo a Roma, del quale nel dipinto in esame è riconoscibile lo stile, non privo di certe durezze. repertorio Bellesi Confronti stringenti con l'opera del Mancini sono riscontrabili nel 'Sant'Enrico di Baviera e Santa Cunegonda' della Galleria Palatina, nel 'Santo Stefano' dei depositi degli Uffizi (per le caratteristiche fisionomiche, come bocca, naso e mano sul petto), nella 'Madonna del dito', per il volto, il naso allungato e l'arco sopraccigliare (cfr. Lemme 2008). Riguardo alla datazione propenderei per l'ultimo decennio del XVII secolo, benchè il dipinto mostri i caratteri dello stile 'macchiato' del Dolci della metà sesto decennio. Bartolomeo Mancini dall’ultimo decennio del XVII secolo sino al 1715 ha divulgato il genere devozionale del maestro, emulandone la tecnica disegnativa e il gusto pittorico. In tal senso si comprende anche la successiva diffusione della nutrita schiera dei seguaci che si dilettarono nella copia dei prototipi dolciani. |