dati analitici | Iniziale fogliata grande con figura e caudata I (In medio ecclesie aperuit os eius), rubr., Sancti Iohanis evangeliste. Officium. La figura del santo segue il corpo della lettera, secondo una delicata armonia di forme e colori: è rappresentato di tre quarti, sorretto da leggere nuvolette e con lo sguardo rivolto verso l'alto nel gesto di offrire il libro contenente il testo evangelico; sulla lunga veste del santo si diffonde una luce che ne mette in risalto le pieghe assimilandola ad una colonna scanalata. Il volto, adorno di una lunga barba bianca, come i morbidi ciuffi di capelli, è illuminato dai raggi dorati di cui risplende il libro. Nella miniatura, il santo è rappresentato secondo l'iconografia che lo identifica quale evangelista in quanto nella mano destra tiene una penna, strumento di scrittura, resa con la stessa trasparenza della piuma d'oca, mentre all'estremità superiore della lettera poggia un'aquila nera nimbata, suo attributo poiché è uno degli animali della visione di Ezechiele, a lui collegato per aver scritto il vangelo dal tenore più spirituale.Personaggi: San Giovanni Evangelista. Abbigliamento. Attributi: (San Giovanni Evangelista) aquila; libro. Oggetti: penna; libro. Fiori: (nel fregio) campanule; fiordalisi; calle. |
notizie storico-critiche | Il codice, che è un graduale con i canti delle principali feste religiose in onore di determinati santi (Priprium de sanctis) e quelle dedicate a precise categorie di santi (Commune sanctorum), è stato miniato dal Beato Angelico in due fasi, tra il 1424-1425 e il 1428-1430 e contiene iniziali filigranate realizzate da Fra Benedetto dal Mugello, fratello dell'Angelico. L'autografia del Graduale 558, ormai comunemente riconosciuto come opera dell'Angelico e, probabilmente, compreso nella citazione vasariana di una serie di libri di coro miniati dall'artista "in San Domenico a Fiesole" (1878-1885, p. 505), non è stata sempre scontata almeno fino alla fine dell'Ottocento. Il Rondoni, infatti, lo reputò opera di bottega (1876, p. 61) e il Milanesi lo attribuì a Zanobi Strozzi (in Vasari 1878-1885, p. 528 nota 1). Il primo riconoscimento di un Angelico miniatore si deve al Wingenroth (Beiträge zur Angelico-Forschung, in 'Repertorium für Kunstwissenschaft', 21, 5, 1898, pp. 335-345, 427-438) ma l'ipotesi non ebbe un grande seguito infatti, agli inizi del Novecento il codice fu nuovamente attribuito a Zanobi (D'Ancona 1908, p. 90; D'Ancona 1914, II, pp. 352-353 n. 776; Muzzioli 1953, p. 301 n. 473). Si deve al Berti (1962, pp. 277-308; 1963, pp. 1-38) il fondamentale contributo interamente dedicato al Graduale 558 che ha portato all'unanime riconoscimento dell'Angelico come autore e al quale sono seguiti numerosi studi ormai rivolti principalmente all'analisi codicologica e stilistica delle miniature (Scudieri, in Miniatura del '400, 2003, pp. 87-88; Boskovits 1976, p. 37; Boskovits 1976, pp. 36, 48, n. 11; Bonsanti 1998, p. 158; Kanter, in Painting and Illumination 1994, pp. 332-339; Ciardi Dupré dal Poggetto, in Messale Beato 2005, pp. 155-194; Scudieri, in Messale Beato 2005, pp. 23-32; Kanter, in Fra Angelico 2005, pp. 79-80; Scudieri, in Fra Giovanni 2007, pp. 13-57; Giacomelli, in Fra Giovanni 2007, pp. 58-88, Giacomelli, in Beato Angelico 2009, pp. 252-255). L'illustrazione si presenta stilisticamente piuttosto omogenea, con una preferenza di tonalità cromatiche delicate impiegate sia nelle scene che nei fregi e comprende un repertorio decorativo che trae origine da quello della Scuola degli Angeli. E' comunque possibile individuare quattro gruppi di miniature che differiscono per alcune scelte cromatiche e stilistiche dell'apparato figurativo e decorativo. Una prima parte, qualitativamente alta, particolarmente raffinata nei colori, nelle lumeggiature e nei fregi fogliacei, comprende le miniature da c. 9r a c. 33v e 156v; un secondo gruppo è formato dalle cc. 41v-68v, caratterizzato da una tavolozza più chiara, carente nella plasticità ma vivace nei fregi animati da uccelli fantastici; negli ultimi due gruppi, da c. 70v a c. 86v e le cc. 93r, 124r, 137v, si accentua la semplificazione delle forme; le miniature alle cc. 100r e 109r sono vicine al primo gruppo ma presentano una diversa impostazione dell'iniziale con brevi code. Queste caratteristiche sono probabilmente la conseguenza di un'interruzione e prolungamento dell'illustrazione del codice che riflette nelle miniature lo stesso percorso evolutivo che l'Angelico sviluppa contemporaneamente nella pittura su tavola. La realizzazione del codice potrebbe essere legata ai lavori di ristrutturazione della chiesa del convento di Fiesole, in particolare con la conclusione dell'altare maggiore e la realizzazione della Pala di San Domenico, probabilmente protrattasi tra il 1421-1422 e il 1424-1425, che stilisticamente è l'opera ad esso più vicina. |