notizie storico-critiche | Il quadro, che occupa per importanza e per collocazione un posto centrale nella collezione dei dipinti del Museo di Baranello, viene attribuito dal Barone a Francesco Fracanzano, artista pugliese, allievo di Jusepe de Ribera. Di certo il dipinto presenta chiari ed inequivocabili richiami alla maniera del Ribera, sia nella scelta iconografica e compositiva che nella resa pittorica e formale. Il modello di riferimento più vicino, nell'ambito della vasta produzione riberiana (che peraltro è ricca di figure a mezzobusto di Santi eremiti e filosofi raffigurati in età avanzata), sembrerebbe il S. Onofrio conservato presso il Museo dell'Ermitage a San Pietroburgo (Spinosa N., Ribera, Electa, Napoli 2003, p. 148). Dell'opera, firmata e datata 1637, si conoscono numerose repliche di bottega e copie antiche, conservate presso il Museo Reale di Copenaghen, nell'Alte Pinakothek di Monaco di Baviera, nella Chiesa di S. Maria delle Grazie a Caponapoli in Napoli, nella National Gallery di Dublino e presso la Pinacoteca D'Errico di Matera. Quest'ultima, in particolare, è l'opera più vicina a quella di Baranello, insieme con un'altra conservata presso una collezione privata a Brescia, raffigurante anch'essa S. Onofrio. Indubbiamente il modello figurativo per questa serie di dipinti è lo stesso: il Santo è raffigurato a mezzobusto ed in atto di pregare, dietro uno sperone di roccia su cui è poggiato un teschio e davanti ad uno sfondo più o meno scuro, privo di aperture paesaggistiche. La presenza o meno di alcuni attributi ne determina la lettura iconografica, che in ogni caso oscilla tra S. Onofrio, con scettro e corona, e S. Paolo Eremita, con rosario e bastone. Dal punto di vista più strettamente stilistico ciò che accomuna i dipinti in questione, in particolare quello di Baranello e di Matera, è la stesura di un impasto pittorico denso e corposo dato per pennellate vigorose e decise, accese da bagliori di luce, a sottolineare i tratti salienti del volto e delle mani e restituire " immagini solidissime di vecchi con l'epidermide segnata da rughe profonde e con le mani nodose per lunghe fatiche " (Spinosa N., Jusepe de Ribera, 1993, p.35). Lo stretto legame che intercorre tra il dipinto di Baranello e quello di Matera, da una parte sembra escludere la possibilità di una sua attribuzione a Francesco Fracanzano, il cui "riberismo" è di tutt'altro segno, e dall'altra lascia aperto l'interrogativo riguardo altre ipotesi attributive. A rendere ancora più interessante l'interrogativo è la presenza sul quadro di Matera della sigla B. P., sciolta dalla tradizione storiografica in Bartolomeo Passante, allievo del Ribera e protagonista di una querele non ancora risolta relativa ad una sua probabile identificazione con il Maestro dell'Annuncio dei pastori. |