notizie storico-critiche | Palazzo Pitti (prima del 1637); ivi (senza nome di autore) 1663; menzione di un dipinto corrispondente a questo in un inventario di Pitti del l687 sotto il nome dello 'Spagnoletto' (segnalazione di M. Chiarini); trasferito nel 1774 agli Uffizi; esposto nel 1784 con l'attribuzione al Guerrino, nel 1825 come Carlo Bononi. Secondo il Thieme-Becker (p. 320), proverebbe dalla chiesa di S. Chiara a Fabriano, ma nulla lo attesta. Non ci è sembrato inutile presentare di nuovo questo quadro esposto recentemente a Firenze, Roma e Parigi, per il quale non è stata finora avanzata un'attribuzione soddisfacente e definitiva. Ricordiamo che esso era già a Pitti nel 1637, e che se ne conoscono finora tre copie antiche (ex-Coll. Cook. Richmond; ex-Coll. Medina a Madrid; terza versione Incisa nel 1778 come appartenente allora alla galleria reale dell'arciduca d'Austria). Il dipinto, prima che attirasse l'interesse di Roberto Longhi, aveva portato le attribuzioni al Ribera, al Guercino e al Bononi; il Longhi aveva pensato in un primo momento a Orazio Gentileschi, quindi aveva creato per lui un 'Maestro di San Pietro liberato', poi un 'Amico del Ter Brugghen'.In occasione delle mostre ricordate il dipinto fu studiato da vari specialisti e furono pronunciati i nomi più diversi: "verso Riminaldi (Borea, 1970),'Cavallino giovane'(Volpo,1970), 'Cavallino nel quarto decennio del secolo, copia altissima da un originale (ma di chi?), di circa venti anni più antico' (Volume, 1974), "Vignon?" (Pérez Sànchez, 1971), "giovinezza di Vouet(Schleier, 1971). Se gli specialisti sono in genere d'accordo nel vedervi un'opera dipinta a Roma verso il 1615-20, esistono divergenze sulla nazionalità dall'autore, che è collocato tra Napoli, i Paesi Bassi e la Francia. Da parte nostra (1972, p.113), abbiamo tentato un avvicinamento alla pittura di Liegi, in particolare a Géraed Douffet (1594- verso il 1661/65). Purtroppo l'occasione di giungere a una migliore definizione delle personalità, cosi interessanti - in particolare quella del Douffet - presenti alla recente mostra di Liegi (1975), non è stata colta, e vogliamo tornare su quella che per noi resta una semplice ipotesi di lavoro. Un dato di fatto che resta misterioso è il soggiorno romano del Douffet, tra il 1614 e il 1622, mentre le prime opere create dall'artista al suo ritorno - l'Apparizione di Cristo a S. Giacomo Maggiore (la cui datazione al 1648 è assolutamente impossibile da sostenere), e soprattutto il Papa Nicolò V alla tomba di S.Franeeaco' entrambi a Monaco, Alte Pinakothek - potrebbero spiegare l'identificazione avanzata da qualcuno tra Douffet e il "Maestro del Giudizio di Salomone" (vedi scheda n. ), il che farebbe crollare la nostra ipotesi, dato che il 'San Pietro liberato? non può essere di quest'ultimo. Tuttavia il confronto con una terza opera, sempre a Monaco, rappresentante il 'Ritrovamento della Croce', ci sembra che potrebbe, nel suo modo di impostare un punto di vista dall'alto, nei personaggi pesantemente drappeggiati, indicare molte cose; e in ogni caso il confronto diretto tra il 'San Pietro' e 'Gli Apostoli (Coll. Longhi) del 'Maestro del Giudizio di Salomone' potrà apportare qualche elemento nuovo alla discussione. Il dipinto che certamente guadagnerà ad essere restaurato, resta un esempio commovente mirabilmente commentato sia dal Longhi (1916, ed. 1961, pp. 232-233) "..... la crema delle carni giovani dell'angelo, e l'iniettato mirabilmente sanguigno e grinzoso del San Pietro, in quel chiasma delizioso rivelatore di toni lontani tra la mano candida e fusa dell'angelo sulla tunica bruna del santo, e la mano del santo iridata di capillarità stagnanti, accesa sulla manica di neve dell'angelo"), sia dalla Borea (1970,....il gruppo dei soldati abbandonati nel sonno come bestie amcucciate fa da contrappeso brutale all'abbraccio mirabile del vecchio estatico e dell'angelo biancovestito"), sia da Brejon e Cuzin (1974), che, grazie al ritrovamento dell'incisione, ne analizzano con finezza la composizione oggi poco visibile, indicandone "la cella molto profonda, chiusa da alti muri dalle pietre messe in opera con regolarità...." e il "fregio" dei soldati addormentati e la "rima.... delle lance e .... dei corpi.... dagli scorci più audaci". |