notizie storico-critiche | La statua, insieme ad altre due statue lignee raffiguranti S. Pietro Marti re e S. Tommaso D'Aquino, nel 1975 è stata spostata dal Museo Ridola alla Soprintendenza PSAE di Matera e proviene, probabilmente, da un altare dell a Chiesa di S. Domenico di Ferrandina, distrutto intorno al 1970 (informaz ione desunta dalla relazione tecnico artistica della Soprintendenza alle G allerie della Basilicata, datata 04/06/1973, a cura della dott.ssa Grelle A., ma non sono state trovate altre notizie al riguardo). Dal 2003 le tre statue sono esposte nel Museo Nazionale d'Arte Medievale e Moderna della B asilicata, Sezione Arte Sacra. Probabilmente sono opere di uno stesso scul tore, attivo in Basilicata nei primi del XVII secolo, ispirato a modelli t ardorinascimentali di origine napoletana. Rispetto alle altre due sculture , questa sembra essere animata da un maggiore dinamismo, messo in evidenza dal busto e dal capo leggermente inclinati, dalla destra benedicente prot esa in avanti, dalla gamba destra piegata e dal ricadere ansato del panneg gio. L'abito, finemente intagliato, è caratterizzato da ricche decorazioni , di gusto iberico, ottenute con la tecnica dell'estofado, con soluzioni f loreali nella parte esterna del manto e a spina di pesce in quella interna . Diverse sono le analogie con altre statue lignee rinvenute a Matera: due nella Cattedrale, raffiguranti S. Biagio (o S. Agostino ?) e S. Eligio, e d una nella chiesa del Carmine, annessa a Palazzo Lanfranchi, raffigurante un S. Vescovo (S. Biagio ? S. Agostino ?), probabilmente prodotti seriali di una stessa bottega di intagliatori e decoratori di scuola napoletana [ cfr. scheda di Regina V. M., in Abita S. (a cura di), "Cultura artistica d ella Basilicata, Opere scelte, Per il Museo Nazionale d'Arte Medievale e M oderna della Basilicata", Catalogo Mostra, Matera, Palazzo Lanfranchi, giu gno 1999-febbraio 2000, Napoli, Paparo Edizioni, 1999, pp. 36-37; cfr. sch eda di Regina V. M., in Abita S., Altavilla A. (a cura di), "Museo Naziona le d'Arte Medievale e Moderna della Basilicata", Catalogo Museo, Napoli, P aparo Edizioni, 2002, pp. 72-73; cfr. scheda di Altavilla A., in Altavill a A. (a cura di) "Arte recuperata. Interventi di restauro compiuti nel lab oratorio della Soprintendenza di Matera", Catalogo, Laboratorio di restaur o, 21 maggio - 21 giugno 2005, Matera, Emmestampe, 2005, pp. 26-29]. In pa rticolare, la statua di S. Vincenzo Ferrer rimanda maggiormente a quella d i S. Biagio (o S. Agostino ?) nella Cattedrale di Matera per l'impostazion e della figura, con lo stesso accenno di movenza, e per la resa delle pieg he dell'abito e del mantello. Caratteri simili nel repertorio decorativo s i riscontrano anche nella statua lignea di S. Rocco, nella chiesa dei SS. Luca e Giuliano a Grottole, datata da alcuni alla fine del XVI secolo [cfr . scheda di Leone De Castris P. e Naldi R., in Venturoli P. (a cura di) "S cultura lignea in Basilicata dalla fine del XII alla prima metà del XVI se colo", Catalogo mostra, Torino, Umberto Allemandi & C, 2004, pp. 256-258], da altri al XVII secolo (cfr. Borrelli G., "Sculture in legno di età baro cca in Basilicata", Napoli, Paparo Edizioni, 2005, p. 15, tav. IV, fig. 2; scheda OA di Barbone F., NCTN: 17/ 00130208). Analoghi sono i motivi flor eali e a spina di pesce nella decorazione ad estofado del manto e dei calz ari di S. Rocco e simile è anche l'intaglio serpentinato delle ciocche dei capelli. Dagli ultimi restauri, è emerso che l'opera in esame è stata sog getta a precedenti interventi con ridipinture degli incarnati e velature s ul manto. |