notizie storico-critiche | La cripta degli Evangelisti è tra le più importanti presenti nel materano soprattutto perché la sua decorazione pittorica è datata 1536 (data che fi gura tanto vicino l'immagine della Madonna di Costantinopoli, quanto vici n o a quella di S. Luca). Come osservato da Latorre (Latorre 2003, p. 12) e prima di lui da Padula-M otta-Lionetti (Padula-Motta-Lionetti, 1995, p. 137), la cripta faceva part e di una pecchiara, luogo adibito all'allevame nto delle api; era cioè una cappella privata della famiglia Groya. L'uso a pecchiara del complesso, cu i faceva parte la cripta viene confermato dal la probabile presenza nel pro nao dell'immagine di S. Ambrogio, protettore degli apicoltori (Latorre, 20 03, pp. 52-53). Latorre (Latorre, 2003, p. 12) pubblica un atto notarile d el 14 marzo 1570 del notaio Vincenzo Gambe ro con cui Francisco Groya permu ta la cripta a Marco Malvindi. Francesco è uno dei figli di Don Pirro Groy a, proprietario negli anni Trenta-Quaran ta della pecchiara e quindi della cripta (Latorre, 2003, p. 12). Per Lator re (Latorre, 2003, p. 51) Don Pirr o è rappresentato ai piedi di S. Eustac hio con i componenti maschili della sua famiglia, mentre quelli femminili sono ai piedi della Madonna di Cost antinopoli. Il programma pittorico del la cripta è chiaramente espressione della volont à del committente; si uni sce infatti il culto per S. Ambrogio e quello per S. Rocco, sempre nel pro nao, e S. Apollonia, santi taumaturgici, invocati contro la peste e il mal di denti; il culto per S. Eustachio è frequente a Matera, essendo uno dei protettori della città, e forse realmente la sce lta di allargare il sant oriale ai santi Pietro martire, Antonio da Padova e S. Francesco da Paola, può essere dovuta alla volontà di rappresentare i santi di cui i figli di Don Pirro portavano il nome (Latorre, 2003, p. 51 ). E' segnalata l'immag ine di S. Cristoforo, una sinopia, a destra dell'in gresso (Latorre, 2003, p. 36). Non solo, grande importanza viene data alla Vergine, rappresentat a come Annunciata e come Madonna delle Grazie. E' probabile che gli affres chi del pronao e della cripta appartengano ad u no stesso periodo, anche s e il cattivo stato di conservazione rende questa solo una ipotesi. Gli aff reschi della cripta sono stati da Grelle attribuiti al Maestro del Trittic o di S. Pietro Caveoso (Grelle, 1981, pp. 74-75), pittore diverso d a quel lo che opera nella cripta di Cristo alla Gravinella (si osservi un d ivers o modo di trattare la pelle del viso, la barba, di delineare gli occh i, l umeggiare gli abiti); quest'ultimo mi pare aderisca meglio alle innova zio ni introdotte da Simone da Firenze, già nel 1532, come dimostra il s. P ie tro (insieme agli altri Apostoli) della predella, opera forse di bottega , della chiesa di S. Michele a Potenza, nel cui ambito maturano indubbiame nte entrambi gli artisti (Grelle ritiene che il pittore di Cristo alla Gra vinella sia, forse, della bottega di quello della Cripta degli Evangelist i , Grelle, 1981, pp. 74-75). Credo, infatti, che la cripta degli Evangeli st i sia stata eseguita poco dopo quella di Cristo alla Gravinella. Gli ar tis ti, attivi in queste cripte, probabilmente lavorarono nella stessa bot tega , maturarono da simili esperienze. Particolare è anche il particolare dell 'abito della S. Apollonia. una lunga veste con bretelle che copre un a cami cia bianca, abito che ricorda quello delle nobil donne lucane del p eriodo. Inoltre la scelta di introdurre l'immagine di S. Apollonia è abbas tanza c onsueta nella Matera del Cinquecento. Se, infatti, dalle testimoni anze in nostro possesso, in epoca medievale il suo culto è testimoniato da una sol a immagine presente nella SS. Trinità di Venosa, nel 1500 qusto r isulta pi ù forte, come dimostra quest'opera ed una scultura testimoniata nella chie sa di S. Pietro Barisano. |