notizie storico-critiche | Subì un complesso intervento nel 1940 a opera di M. Pellicioli e frequenti operazioni di manutenzione negli ultimi decenni. Si trovava originariamen te nella chiesa delle monache del Corpus Domini, ove era conservato il cor po della santa (Tramontin, Niero ... 1965) ed esisteva una confraternita a lei intitolata dei "barcaruoli di detto traghetto" (Onofri 1682). Soppres si convento e chiesa nel 1810, passò nel depositorio di San Giovanni Evang elista (Elenco 1832, n. 233), da cui fu inviata a Vienna nel 1838 ed espos ta all'Accademia (inv. n. 53), venendo restituita a Venezia nel 1919 (Mosc hini Marconi 1955). Sotto i piedi della santa vi è un'iscrizione con la fi rma: LAZARUS BASTIANUS . PINXIT. Il poggiamano del pittore, che sembra dim enticato sulla base del trono con un curioso effetto di trompe l'oeil, la indica orgogliosamente. Il culto di santa Veneranda vergine, nata in Galli a e martire a Roma sotto l'imperatore Antonino Pio, di dubbia esistenza st orica, è antico e diffuso a Venezia (come mi informa gentilmente monsignor Niero). Lo testimonia del resto anche la grande pala, il cui spazio è qua si completamente occupato da un'edicola con soffitto a lacunari e colonne corinzie sorreggenti due arcate. Alle spalle della santa, altre colonne so rreggono una transenna a finto marmo, quasi un'iconostasi, col "Redentore" a sinistra e la "Vergine col Bambino" a destra entro clipei. Al di sotto i "Santi Girolamo, Francesco, Bernardino e Domenico". Una grande tenda, su bito al di sotto, perfettamente tesa, nasconde una città fortificata con t orri, simboli mariani, che appena si intravvedono a sinistra e a destra ( Battisti 1980). Il trono, elaboratissimo, è ornato sui pilastri superiori dai simboli degli evangelisti, al di sotto da due bucrani e ancora da altr i complessi motivi decorativi, tra cui due sirene sul piedistallo. Su di e sso siede la santa, nella sua iconica regalità, ai lati due piccoli angeli suonatori di liuto, alla sua destra le sante Caterina e Maddalena, alla s inistra santa Agnese di Roma e una santa martire. Le altre figure, di cui appaiono solo le teste, devono appartenere ai committenti, probabilmente c onfratelli della scuola. Opera complessa, vi si intrecciano ricordi ferrar esi, con altri belliniani, dalla "Santa Giustina" Bagatti Valsecchi di Mi lano, dalla perduta pala di "Santa Caterina" e da quella di "San Giobbe", mentre le due sante in primo piano sono estremamente affini alla "Santa Ma ddalena" e "Santa Barbara" di Bartolomeo Vivarini alle Gallerie (cat. nn. 584, 585), eseguite nel 1490. Per questo motivo e per la vicinanza stilist ica con l'"Incoronazione della Vergine" della Carrara di Bergamo, unico di pinto firmato e datato 1490, nonostante una certa arcaicità della pala, ne viene proposta di recente una collocazione cronologica verso il novanta ( Lucco 1990; Humfrey 1993). Per il Lucco la composizione assimila "Santa Ve neranda" alla figura allegorica di Venezia come Vergine Maria o come Giust izia, secondo la raffigurazione del rilievo sulla facciata ovest in Palazz o Ducale o del "Trittico" di Jacobello del Fiore (Gallerie, cat. n. 15). E ffettivamente il baldacchino o ombrello cerimoniale sospeso sopra di lei è attributo della massima autorità civile veneziana: il doge e quindi simbo lo della città stessa, mentre i grappoli di mele sottostanti alludono a Ma ria (Panofsky 1969). Si tratterebbe quindi di un dipinto "presumibilmente funzionale all'ideologia religiosa della confraternita committente", che " ben si inserisce nel revival neobizantino corrente a Venezia in quegli ann i" (Lucco 1990). |