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Opera d'arte Santi di Mazza Giuseppe (1653/ 1741 ca.), a Parma

L'opera d'arte Santi di Mazza Giuseppe (1653/ 1741 ca.), - codice 08 00405740 di Mazza Giuseppe (1653/ 1741 ca.), si trova nel comune di Parma, capoluogo dell'omonima provincia
immagine - immagine non disponibile -
bene culturalescultura, serie
soggettoSanti
tipo schedaOA_3.00
codice univoco08 00405740
localizzazioneItalia, Emilia Romagna, PR, Parma
datazionesec. XVIII ; 1703 - 1703 [documentazione]
autoreMazza Giuseppe (1653/ 1741 ca.),
materia tecnicaterracotta/ modellatura/ pittura
misurealt. 100,
condizione giuridicaproprietà Ente pubblico non territoriale
dati analiticiLe quattro figure a mezzotondo, tutte barbute e col capo aureolato, non sono sufficientemente caratterizzate da consentirne l'identificazione ad eccezione di una, vestita di eplli, riconoscibile come san Giovanni battista. I basamenti sagomati sono decorati da cartouche frontale e volute fitomorfe agli spigoli.NR (recupero pregresso)
notizie storico-critichePiù degli esemplari bronzei, che costituiscono il prodotto finito, sono i loro modelli in terracotta (quelli in esame) ad aver suscitato l'interesse critico, anche per la qualità decisamente buona non appieno restituita dalla fusione. L'attribuzione finora accettata al bolognese Giacomo Maria Giovannini (Bologna 1667-Parma 1717) risale a L. Testi, il quale riferisce che il 27 luglio 1703 si pagavano all'artista per i modelli in terra dei quattro busti L.432 e il 29 dicembre L.1351 e soldi 4 a saldo; L.237 e soldi 17 furono inoltre spesi per il trasporto con muli dei pezzi da Bologna a Parma. Lo studioso non precisa la fonte documentaria della notizia, che non compare nei Libri delle Ordinazioni e neppure all'interno delle sezioni dell'Archivio Costantiniano relative alle commisssioni artistiche. L'attendibilità dell'affermazione pareva poi messa in dubbio dalla considerazione che il Giovannini non fu scultore, ma pittore e soprattutto incisore, e che nel 1703 non risiedeva più da tempo a Bologna, essendo al servizio della corte farnesiana a Parma già dal 1694 (cfr. Scarabelli Zunti E., Documenti e memorie, ms. fine sec. XIX, v. VII ad vocem). Si poteva ipotizzare che il Testi avesse erroneamente interpretato la scrittura o che il nome dell'artista comparisse nel documento per aver svolto un ruolo di tramite tra la Congregazione e la bottega bolognese esecutrice dei modelli. In effette dallo spoglio dei Mandati di pagamento è emerso che alle date riportate da Testi la Congregazione effettua realmente i pagamenti delle somme sopraindicate al Giovannini, ma "per pagarle al Signor Giuseppe Mazza scultore in Bologna a conto (e poi a saldo) di quattro busti che deve fare per modeli di altri tanti d'argento per l'altare maggiore...". Duque il pittore fu davvero solo un intermediario, avendo probabilmente egli stesso suggerito il nome del Mazza, rappresentante prestigioso di quell'ambiente artistico bolognese da cui anch'egli proveniva. Autore di numerosi complessi plastici tra i maggiori della Bologna tardoseicentesca, Giuseppe Mazza superò il conformismo dominante nel linguaggio scultoreo felsineo, monopolizzando per alcuni deccni la scena artistica cittadina; allievo del Canuti e del Pasinelli, fu in rapporti col Dal Sole e il Franceschini e membro dell'Accademia Clementina. Le sue opere rivelano una profonda adesione alle istanze della scuola bolognese nell'ideale naturalezza delle forme, equilibrate e composte, ma mai eccessivamente solenni, quanto piuttosto inclini "alla grazia e alla vagezza" (Riccomini 1965 e 1978). Il trattamento della materia estremamente accurato, morbido e pastoso, è aspetto connotativo del liguaggio del Mazza, impegnato quasi a riprodurre nella plastica gli effetti cromatici della pitutra, nella quale egli stesso si era formato in epoca giovanile. I lavori della Steccata si inseriscono nel suo catalogo senza discrepanze, manifestandone appieno gli stilenmi: ritorna, nell'assenza di forti caratterizzazioni psicologiche, nell'armoniosa costruzione formale, nella qualità delle superfici, l'ideale classico della scuola bolognese e nel fare scultoreo fluido e pastoso la sigla stilistica dell'artista. Calzanti appaiono i confronti con i Santi Giovanni Battista e Giuseppe in S. Cristina e col Mosè in S. Maria dei Poveri a Bologna, che propongono analoghi tipio fisionomici e simile trattamento coloristico di capelli e barbe. Comincia ad attenuarsi nei busti parmensi la grave monumentalità che per tutto il Seicento aveva caratterizzato questo tipo di oggetti, destinati a completare l'arredo d'altare: nelle ridotte dimensioni e nel più aggraziato porsi della figrua i pezzi in esame aprono ormai al nuovo secolo.
altre attribuzioniGiovannini Giacomo Maria
bibliografiaTesti L.( 1922)p. 240; Santangelo A.( 1934)pp. 74-75; Fornari Schianchi L.( 1979)p.447; Colla S.( 1991)pp. 49-52; Riccomini E.( 1965)pp 45-69; Riccomini E.( 1972)pp. 34-41, 90-115
definizionescultura
regioneEmilia Romagna
provinciaParma
comuneParma
rapportoRAPPORTO OPERA FINALE/ORIGINALE: Stadio opera: modello, Opera finale/originale:reliquiario a busto, Autore opera finale/originale: Gualtieri Giuseppe, Data opera finale/originale: , Collocazione opera finale/originale: PR/ Parma/ chiesa di S. Maria della
ente schedatoreS36
ente competenteS36
autori della catalogazioneCompilatore scheda: Colla S.; Funzionario responsabile: Fornari Schianchi L.; Trascrizione per informatizzazione: ARTPAST/ Colla S. (2006); Aggiornamento-revisione: ARTPAST/ Colla S. (2006), Referente scientifico: NR (recupero pregresso);
anno creazione1991
anno modifica2006

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