notizie storico-critiche | La prima sede del Collegio fu, dall'anno di fondazione, 1533 c., una casa acquistata, a cui fu di presso eretta una chiesetta sotto il titolo di S. Maria di Loreto, situata presso S. Giacomo. Abbandonato tale luogo nel 1614, poichè doveva essere distrutto per permettere l'erezine della nuov acittadella, ci si trasferì in una casa d'affitto presso S. Pietro della Ferla di proprietà dei Gesuiti, officiando nella stessa chiesa. Di qui sloggiato, dopo un breve periodo passato in una locale provvisorio presso la Confraternita della SS. Trinità, finalmente nel 1645 il Collegio trovò sistemazaine in una casa presso P.za Francesco, acquistata dal Colonnello Berzetti, nelle immediate vicinanze della chiesa ove, dal 1550 circa, aveva sede la confraternita di S. Giuseppe. Tali locali, allargati con il successivo acquisto di case limitrofe, subirono un rimaneggiamento su progetto dell'Architetto M. Zucchi nel 1782, modificato e ridotto nel 1787 dall'architetto Riciardi, e ancora con l'ultimo trasferimento del Collegio, nel 1831, su progetto dell'architetto P. Del Mastro, per permettervi la sistemazione dei Carabinieri che dovevano essere sloggiati dall'ex monastero di S. Spirito. L'attualle edificio del collegio con l'annessa chiesa di s. Giuseppe era infatti originariamnetee il monastero delle monache benedettine di S. Spirito, ristrutturato a partire dal 1768 ad opera dell'architetto Luigi Barberis ed ancora nel 1784-85 sotto la direzine di G. Matteo Zucchi. Soppresso il monastero nel 1802, fu da Carlo Felice dato in dotazione agli Oblati di s. Carlo, dipendenti dalla Basilica di S. Andrea, pur continuandoin parte ad ospitare i Carabinieri. Divenuto sede del collegio, fu riadattato su progetto dell'architetto P. Bosso e allargato di un nuovo dormitorio nel 1841, su progetto del Geometra L. Castellino (o Corbellino?) (cfr. F. AVOGADRO DI QUINTO, Raccolta di fatti re di documenti riguardanti l'Arciconfraternita di San Giuseppe ed il Collegio delle Orfane di Vercelli dalla loro fondazione fino a questi ultimi tempi, Vercelli 1861; G. CASALIS, Dizinario geografico storico-statistico-commerciale degli Stati di S. M. il Re di Sardegna, Torino 1853, V. XXIV, p. 93; D. SORIA, Guida di Vercelli, Vercelli 1857, pp. 56-58; C. PELITTI, La donna nella beneficienza a Vercelli, Vercelli s.d. (ma 1909), pp. 51-65; S. R. ORSENIGO, Vercelli sacra. Brevissimi cenni sulla Diocesi e sue parrocchie, Como 1909, pp. 136-137; G. C. FACCIO, G. CHICCO, Vecchia Vercelli, passeggiate storico-topografiche, vercelli 1931, pp. 20-21; A. M. BRIZIO, Catalogo delle cose d'arte e di antichità d'Italia. Vercelli, Roma 1935, pp. 118-119; Collegio delle Orfane. Vercelli. Celebrazione IV centenario, Vercelli 1954; G. C. FACCIO, G. CHICCO, F. VOLA, Vecchia Vercelli, Vercelli 19671; V. BUSSI, I Conventi Soppressi, pp. 22, 30; Storia e Architettura di Antichi Conventi Monasteri e Abbazie della città di Vercelli, catalogo della mostra, Vercelli 1976, pp. 125-127; Vercelli nella Storia e nell'Arte, s.l., s.d., pp. 98-99. Gli stucchi sono stilisticamente databili al Settecento, sicuramenmte dopo il 1768, anno d'inizio della ristrutturazione delle monache di S. Spirto. Pagamenti al "stuccatore" del "Proseguinmento della nuova fabbrica della chiesa incominciata l'anno 1768" sono documentati negli anni 1779-1780 (Vercelli, Archivio di Stato, Corporazioni Religiose, mazzo 118, Libri dei Conti nel 1779-80). Un confronto coi diosegni del progetto Barberis per la chiesa documenta, inoltre, per quest'ultima una cultura neoclassicheggiante (Storia e Architettura di Antichi Conventi..., 1976, p. 135, nn. 251-252) che farebbe pensare all'intervento di uno stuccatore più legato al gusto Rococò in epoca successiva, intorno al 1779-80. Non è stato possibile identificare identificare il sato, evidentemente un benedettino particolarmente devoto alla Passine. |