contenitore | chiesa, basilica francescana conventuale, Chiesa di S. Croce, chiesa e convento di S. Croce, piazza S. Croce, transetto sud, lato est, seconda cappella da sinistra (Peruzzi) |
notizie storico-critiche | Nel 1292 Donato Peruzzi lascia una volontà testamentaria secondo la quale entro dieci anni dalla sua morte avrebbe dovuto essere edificata una cappella nella erigenda nuova chiesa di S. Croce. Lo stesso Donato risulta essere ancora in vita nel 1299 e secondo gli storici di Firenze più attendibili la cappella dovrebbe essere stata edificata tra il 1310 ed il 1316. La Borsook (1965) recupera una notizia ricavata da un documento ottocentesco secondo il quale il committente degli affreschi sarebbe da riconoscere in Giovanni Peruzzi, morto nel 1358, al cui nome si riferirebbero esplicitamente i due santi delle storie della cappella. Questa ipotesi è decisamente rifiutata dal Bologna, il quale preferisce considerare la famiglia Peruzzi nel suo complesso la committente della decorazione della cappella. Gli affreschi, scialbati nel corso del XVIII secolo, furono riportati alla luce dal 1841 al 1864, e nello stesso lasso di tempo furono restaurati da Antonio Marini (fino al 1861) e da Pietro Pezzati, i quali intervennero anche con pesanti ridipinture, rimosse nel restauro degli anni 1958-1961. Mentre già il Ghiberti ricorda l'attività di Giotto in S. Croce,fu il Vasari a riferirgli esplicitamente gli affreschi della cappella Peruzzi, attribuzione non più messa in discussione. Molto più complessa e controversa appare, invece, la questione cronologica, che coinvolge anche gli affreschi della contigua cappella Bardi, in rapporto alla quale gli studiosi si sono sostanzialmente divisi in due opposti pareri: i più pensano che gli affreschi Peruzzi, per i loro ricordi delle pitture della cappella degli Scrovegni (universalmente ritenute precedenti ai due cicli fiorentini), siano precedenti a quelli Bardi; altri invece ritengono che Giotto abbia eseguito gli affreschi della cappella Peruzzi successivamente a quelli della cappella Bardi. Inoltre è da ricordare l'ipotesi del Gilbert, che non ha avuto seguito, secondo la quale le due cappelle in S. Croce sarebbero state eseguite contemporaneamente. Il Peter propose di identificare nel 1324 un sicuro 'terminus ante quem' per gli affreschi Peruzzi, in quanto un brano di essi, tratto dal 'Convito di Erode', viene ripetuto da Ambrogio Lorenzetti nella scena del 'San Ludovico davanti a Bonifacio VIII', dipinta nella chiesa di S. Francesco a Siena; ma la datazione degli affreschi senesi di Ambrogio è controversa ed attualmente si tende a rifiutare il 1324, mentre lo stesso particolare iconografico è ripetuto anche da Pietro Lorenzetti in una scena della predella della "pala dei Carmelitani", datata 1329. La Borsook crede invece che la cappella Peruzzi sia stata decorata in due distinte fasi: nella prima, risalente agli anni 1325-1328, Giotto avrebbe eseguito le "Storie del Battista", nella seconda, anni 1334-1335, il pittore (che sarebbe quindi rientrato a Firenze da Napoli) avrebbe affrescato le "Storie dell'Evangelista". Un documento ci informa che solo dal 1335 i Peruzzi avevano iniziato la tradizione di offrire il 27 dicembre di ogni anno, giorno dedicato a San Giovanni evangelista, un pranzo ai frati di S. Croce, fatto che induce la Borsook a pensare che proprio entro quell'anno fossero stati conclusi gli affreschi della cappella e che essa fosse dedicata al solo Evangelista, ipotesi che induce la studiosa a proporre una lettura del ciclo di affreschi in chiave strettamente apocalittica. Tutto il ragionamento della Borsook viene però respinto dal Bologna con argomentazioni piuttosto convincenti, che lo spingono a rigettare sia l'ipotesi che la cappella fosse dedicata solo all'Evangelista, sia lo stretto collogamento tra il documento del 1335 e gli affreschi di Giotto. Previtali, da parte sua, nel datare agli anni 1310-1313 gli affreschi, afferma che probabilmente la loro esecuzione con una tecnica affrettata (e che ha influito in maniera determinante sul degrado della pittura) è da imputare al desiderio da parte dei Peruzzi di aver pronta la cappella per la venuta di Roberto d'Angiò a Firenze, che fu loro ospite nel 1310, oppure perché era ormai prossima la scadenza dei termini indicati nel testamento di Donato Peruzzi. Da un punto di vista più strettamente stilistico i murali Peruzzi, rispetto a quelli Bardi, mostrano (almeno per quanto è possibile giudicare da ciò che è rimasto della decorazione) una evidente maggiore monumentalità ed una più accentuata drammaticità, caratteri che, effettivamente, sembrano più prossimi al ciclo padano della cappella degli Scrovegni rispetto agli affreschi dellla cappella Bardi, nella quale Giotto appare più sensibile ad inflessioni ed accenti marcatamente gotici, circostanza che sembra avvalorare l'ipotesi della anteriorità cronologica delle storie dei due San Giovanni rispetto a quelle della vita di San Francesco. |