notizie storico-critiche | la croce lapidea é infissa sulla facciata dell’edificio che un tempo era probabilmente l’oratorio di San Gioachin. "Il simbolo cristiano della croce rimanda allo strumento usato per l'uccisione di Cristo, uno strumento orrendo - che divenne poi grazie alla rissurrezione il simbolo della vita eterna. Nelle prime epoche cristiane, a causa dell'ignominia connessa con questo tipo particolare di esecuzione capitale [...], il simbolo fu accettato con esitazione, e solo in epoca romanica venne riconosciuto come simbolo del trionfo sulla morte (Biedernann, 2003, pp. 142-146). Per quanto riguarda il complesso edilizio menzionato prima pare che nel 1418 tale Elena Marchi donò un’abitazione sita in fondamenta San Gioachin che divenne sede di un ospizio di terziarie dedite all’assistenza dei ricoverati; successivamente venne edificato anche un piccolo Oratorio, in seguito dedicato a San Gioachin. Lo storico Tassini così scrive di fatti: “Elena Marchi, con suo testamento 28 ottobre 1418, in atti dell’arcidiacono Nicolò Bono, lasciò una casa a Castello perchè vi trovassero ricovero alcune terziarie Francescane. Tutte le abitatrici della medesima perirono nella peste del 1630, ad eccezione di Domenica Rossi, che in seguito potè raccogliere nuove compagne. Queste donne vennero nel 1727 ridotte allo stato di comunità, e presso il loro piccolo convento, che ampliarono nel 1756, avevano una chiesa sacra a San Gioachino. Ma dopochè, per decreto 18 giugno (p. 290) 1807, furono concentrate colle Terziarie di S. Francesco della Vigna, i locali che occupavano soggiacquero a secolarizzazione. Nella calle di S. Gioachino eravi lo spedale di SS. Pietro e Paolo, fondato nel XII prima per ricettare pellegrini, e poscia per curare feriti e malati. Nel 1350 venne ampliato colle case lasciate da Francesco Avanzo, e nel 1368 sottoposto alla protezione ducale. Restò soppresso nel 1806, ed ora si fa servire a Patronato pei Ragazzi Vagabondi, al cui uso destinossi anche il prossimo oratorio sacro ai SS. Pietro e Paolo, il cui ultimo ristauro data dal 1736” (Tassini, 1970, pp. 289-290). |