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Opera d'arte Storie della creazione/ storie dei progenitori/ storie di Noè/ figure simboliche e mitologiche a Teglio

L'opera d'arte Storie della creazione/ storie dei progenitori/ storie di Noè/ figure simboliche e mitologiche - codice 03 00114310 - 0 si trova nel comune di Teglio nella provincia di Sondrio sita in palazzo, Palazzo Besta, Via Fabio Besta, Sala della Creazione.
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bene culturaledipinto, ciclo
soggettoStorie della creazione/ storie dei progenitori/ storie di Noè/ figure simboliche e mitologiche
tipo schedaOA_3.00
codice univoco03 00114310 - 0
localizzazioneItalia, Lombardia, SO, TeglioVia Fabio Besta
contenitorepalazzo, Palazzo Besta, Via Fabio Besta, Sala della Creazione.
datazionesec. XVI ; 1576 (ca.) - 1576 (ca.) [bibliografia] ;
ambito culturaleambito lombardo(bibliografia)
materia tecnicaintonaco/ pittura a fresco
condizione giuridicaproprietà Stato, Ministero per i Beni e le Attività Culturali: Soprintendenza per i Beni Architettonici e il Paesaggio (SBAP MI)
dati analiticiDipinto murale.NR (recupero pregresso)
notizie storico-criticheCome si vedrà nelle singole schede il Mulazzani (1983) ha rintracciato le dirette fonti iconografiche delle storie dei Progenitori, delle storie di Noè e della Torre di Babele, nelle xilofrafie di Bernard Salomon, contenute nei Quadrinis Historiques dela Bible, libretto stampato a Lione nel1555 dall'editore protestante Jean de Tournes e scritto da Claude Paradin. A proposito del Mappamondo e delle carte del ciclo è il Galletti (1989) ad indicare la fonte nella xilografia contenuta nel DAS LIBROS DE COSMOGRAPHIA di Hyeronimo Girava, stampato a Milano nel 1556, planisfero assai mediocre per tecnica e cognizione geografica. E' sempre lo stesso studioso a leggere corretamente la data incisa sul mappamondo (1499) e a riferirla ad una scoperta geografica. Le scoperte di Mulazzani e Galletti, che contraddico in parte gli studi della Gatti Perer, consentono di formulare un' ipotesi piuttosto precisa circa la data di esecuzione e il significato iconografico del ciclo. Lo stemma maritale permette di identificare il probabile committente del ciclo in Carlo I Besta. Costui sposò nel 1576 circa Anna Travers di Enoz, luterana, figlia di un uomo allora potente, Giovanni Travers. L'assoluta fedeltà al protestantesimo dei Travers è documentato in un'atto, pubblicato dal Palazzi Trivelli (1986), stando al quale Carlo I Besta si impegnava a mantenere la parola data al suocero di non fare opera di conversione presso la moglie. A seguito di tali patti il Galletti formula l'ipotesi, supportata da analisi iconografiche di cui si dà conto nelle singole schede, che il programma da raffigurare fosse dettato proprio dal suocero, forse in omaggio al matrimonio dei due, o che si attenesse a criteri riformati, che spiegherebbero l'aniconicità di Dio Padre e la scelta di una fonte iconografica, il QUADRINIS, pubblicata da un editore calvinista. A sostegno di questa ipotesi è soprattutto l'interpretazione della Torre di babele a fornire particolari illuminanti (65 sc/ 19). La data di esecuzione cadrebbe quindi intorno al 1576, probabile anno di matrimonio dei due. Anche dal punto di vista stilistico cade l'ipotesi della Gatti Perer secondo cui gli affreschi delle pareti sarebbero databili a dopo il 1616, perche' derivanti dalla Vulgata Clementina, affiancando al ciclo tellino opere del primo Domenichino. Il Galletti invece (1989) accosta il ciclo tellino a episodi di stampa monicrista: per i toni smaltati verdazzurri fa riferimento ai paesaggi nella SALA DELL'UDIENZA dipalazzo Vertenati Franchi a Prosto di Piuro in Val Chiavenna. Ma è in area bergamasca che si trovano altri cicli accostabili a quella di palazzo Besta, dove sono soprattutto le decorazioni a grottesche con figurazioni mitologiche a presentare le somiglianze piu' stringenti: si veda la SALA DELL'ULISSE di Giovanni Battista Castello nel palazzo della prefettura di Bergamo (già villa Ranzi), ma soprattutto il ciclo firmato e datato nel 1591 da Antonio-Maria Cameva in villa Gozzini a Gorlago. Il pittore di Teglio e il Cameva, nato forse a Palezza intorno al 1550 e di cui il ciclo di Gorlago è la prima opera nota, sembrano aver scelto proprio i medesimi partiti decorativi, con la stessa tipologia di tempietti, volute e fogliami. E' proprio la decorazione della vela a meritare ulteriori considerazioni. Tutta la serie sembra avere unintento comunicativo, talvolta non positivo. Come si è messo in luce di volta in volta sono rappresentate figure mitologiche, simboli ed emblemi araldici che senz'altro hanno a che fare con le scene delle lunette e hanno tra loro relazione. Un approfondimento del loro sifgnificato chiarirebbe il senso iconologico e storico del ciclo.
committenzaCarlo I Besta
bibliografiaRosso del Brenna G.( 1976)pp. 443-444.; Palazzi Trivelli F.( 1986)p. 96.; Galletti G./ Mulazzani G.( 1983)pp. 167 ss.; Galletti G.( 1989)pp. 151-167.
definizionedipinto
regioneLombardia
provinciaSondrio
comuneTeglio
indirizzoVia Fabio Besta
ente schedatoreS27
ente competenteS27
autori della catalogazioneCompilatore scheda: Colombo S.; Funzionario responsabile: Maderna V.; Trascrizione per informatizzazione: ARTPAST/ Casero A. (2006); Aggiornamento-revisione: ARTPAST/ Casero A. (2006), Referente scientifico: NR (recupero pregresso);
anno creazione1993
anno modifica2006
latitudine46.130306
longitudine10.087075

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