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Opera d'arte Tiberio di Croce Baldassarre (1553-1558/ 1628), a Viterbo

L'opera d'arte Tiberio di Croce Baldassarre (1553-1558/ 1628), - codice 12 01220222 - 21 di Croce Baldassarre (1553-1558/ 1628), si trova nel comune di Viterbo, capoluogo dell'omonima provincia sita in palazzo, Palazzina Gambara, Villa Lante, Via Jacopo Barozzi, 71, 01100 Bagnaia VT, Primo Piano, Salone, parete Sud
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bene culturaledipinto murale, elemento d'insieme
soggettoTiberio
tipo schedaOA_3.00
codice univoco12 01220222 - 21
localizzazioneItalia, Lazio, VT, ViterboVia Jacopo Barozzi, 71, 01100 Bagnaia VT
contenitorepalazzo, Palazzina Gambara, Villa Lante, Via Jacopo Barozzi, 71, 01100 Bagnaia VT, Primo Piano, Salone, parete Sud
datazionesec. XVI ; 1575 (ca) - 1579 (ante) [bibliografia]
autoreCroce Baldassarre (1553-1558/ 1628),
materia tecnicaintonaco/ pittura a fresco
misureUNR
condizione giuridicaproprietà Stato, Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per le province di Roma, Frosinone, Latina, Rieti e Viterbo
dati analiticiStatua monocroma di imperatore in edicola coronata da timpano spezzatoPersonaggi: Tiberio.
notizie storico-criticheLa creazione del ciclo decorativo è stata riconosciuta dalla critica (Brugnoli in "La villa Lante di Bagnaia",1961; Alessi in "Bollettino d'Arte", 2004) come autonoma attività di Raffaellino da Reggio, pur con ascendenze degli Zuccari. La stessa struttura decorativa è chiaramente ispirata ai dipinti del Palazzo Farnese di Caprarola, secondo quello svolgimento privo di pause, nella sovrabbondante alternanza di scene, figurette, paesaggi, candelabre che trasmette il tipico senso di horror vacui. Alcune cadute di livello stilistico possono imputarsi all'ampio concorso della bottega, dovuto soprattutto alla brevità dell'intervallo tra l'intervento a Bagnaia di Raffaellino (ca.1575) e la fine dei lavori di decorazione in vista della visita di papa Gregorio XIII Boncompagni. Argomento a favore di un ruolo decisivo di Raffaellino (morto nel 1578) per l'intera decorazione della Palazzina Gambara è l'interpretazione del termine dei lavori inscritto nel fregio esterno - 1578 - quale riferimento all'insieme delle opere sia architettoniche sia pittoriche, in vista della visita del papa Gregorio XIII (10 settembre 1578). Effettivamente numerosi sono i riferimenti al drago dello stemma Boncompagni, inseriti negli affreschi delle varie stanze. Anche nel Salone, il simbolo Boncompagni è rappresentato in uno stemma del fregio, mentre nel soffitto ricorrono gli emblemi del committente e dei Farnese, con i quali il cardinale Giovan Francesco Gambara era imparentato. Effettivamente rispetto ad altre stanze della palazzina - ad esempio la Stanza della Poesia - la decorazione del soffitto e quella del fregio appaiono meno legate, essendo peraltro largamente prevalente nel soffitto l'elemento della grottesca rispetto a quelli della narrazione e della figurazione autonoma. Cionondimeno alla serie dei Cesari nel fregio sembrano offrire rimandi le figure di eroi e dei (Teseo, Ercole, Sileno, Zeus, Giano etc.) inseriti nelle grottesche. In diretta relazione con il tono enfatico e il fine agiografico del fregio dei Cesari è la scelta degli stemmi, che dichiarano ruoli, provenienze, amicizie del committente. Lo stemma della Serenissima ricorda sia la nomina a patriarca di Venezia, sia la stessa provenienza del Gambara, originario del Bresciano e dunque dei territori continentali di Venezia. Lo stemma imperiale ricorda il suo ruolo di segretario di Carlo V. Lo stemma del Papa Gregorio XIII Boncompagni, più volte inserito nell'apparato decorativo della Villa, viene omaggiato con la massima onorificenza nel Salone dei Cesari, mentre lo stemma del Patrimonio di San Pietro si riferisce alla patria religiosa e politica del Cardinale Gambara (al tempo della edificazione della Palazzina il cardinale è vescovo della diocesi di Viterbo). La serie dei Cesari evidenzia il concorso di diverse mani, identificati dalla critica nell'ambito degli artisti coinvolti accanto a Raffaellino da Reggio nei cantieri vaticani o di Caprarola. I paesaggi, in massima parte fantastici, contengono anche una veduta del borgo di Bagnaia e del Palazzo Vescovile. E' stato notato (Brugnoli 1969) come rispecchino l'opera degli artisti italiani e fiamminghi attivi accanto a Raffaellino nel Palazzo Vaticano al tempo del papa Boncompagni (Matteo da Siena, Jan Soens e successivamente Matteo e Paolo Bril).
committenzaDe Gambara Giovan Francesco Cardinale (1568-1578)
bibliografiaBrugnoli M.V.( 1961)pp.107-119; Alessi A.( 2004); Alessi A.( 2005); Salerno L.( 1969); Lazzaro Bruno C.( 1974)
definizionedipinto murale
regioneLazio
provinciaViterbo
comuneViterbo
toponimoBagnaia(frazione ISTAT);
indirizzoVia Jacopo Barozzi, 71, 01100 Bagnaia VT
ente schedatoreS168
ente competenteS168
autori della catalogazioneCompilatore scheda: Cardinali M.; Funzionario responsabile: Acconci A.; Aggiornamento-revisione: Ciofetta S. (2014), Referente scientifico: Acconci A.;
anno creazione2010
anno modifica2014
latitudine42.427407
longitudine12.154998

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