notizie storico-critiche | Questo dipinto e la tela di analoghe dimensioni, soggetto e autore (n. 36) è stato attribuito dal Natale a Mario Nuzzi, detto Mario dei Fiori (Roma 1603- 1673) in base a confronti puntuali e corrispondenze morfologiche con alcune tele sicuramente ascrivibili all'artista. In particolare sono state notate analogie nello schema composotivo con le Allegorie delle quattro stagioni (Arriccia, palzzo Chigi) eseguite tra il 1658- 59 in collaborazione con altri pittori per il cardinale Chigi. Inoltre vasi con decorazioni a finto rilievo compaiono in altre opere del Nuzzi, ripsetto alle quali le tele di Como mostrano un timbro inventivo più trattenuto, che induce il Natale a datarla attorno al 1650.Bibliografia: M. Natale, in Collezioni civiche di Como: proposte, scoperte, restauri, catalogo della mostra (Como, San Francesco, 1981), Milano, 1981, p. 88 scheda nn. 34 e 35; M. Rizzini, in Il Seicento a Como, Dipinti dai Musei civici e dal territorio, catalogo della mostra (Como, Pinacoteca Civica), Como, 1989, pp. 116- 117, scheda n. 23- 24; Inventario dei dipinti di proprietà del Comune di Como, dattiloscritto, 1977 ca.Mostre: 1981, Como, Palazzo Volpi; 1989- 90: Como, Pinacoteca Civica.Aggiornamenti:Il dipinto fa pendant con un'altra tela di soggetto analogo pure appartenente alle collezioni dei Musei Civici di Como. Il Natale (Natale, 1981) ha sottolineato che l'attribuzione delle due opere al noto specialista Mario Nuzzi si basa su puntuali confronti con opere certe del pittore romano, tra le quali segnala le Allegorie della Quattro Stagioni nel Palazzo Chigi di Ariccia (Golzio, 1965) e un particolare del Ritratto del pittore al cavalletto, nello stesso edificio (Natura morta italiana, 1964). Lo studioso ha osservato che altri raffronti possono essere fatti con opere dello stesso artista nella collezione Molinari Pradelli a Bologna (Rosci, 1977) . Accomuna le opere del Nuzzi "una vocazione indubbiamente realista che lo portava a situare i suoi fiori, attentamente studiati con passione da naturalista, in una luce vera e ben definita, proveniente cioè da una precisa fonte che poneva in rilievo le cose rappresentate contro uno spazio scuro: un procedimento dopo tutto ancora caravaggesco" (Laureati, 1989, 760). La Rizzini (Rizzini, 1989) ha rilevato che il pittore era ben rappresentato nelle collezioni lombarde, come quella di Giovan Antonio Parravicino, "che comprendeva i dipinti conservati nei palazzi di Milano e di Como e nelle ville di Perlasca, Cassano in Pieve d'Incino, di Seregno e di Sesto San Giovanni". La Coppa (Coppa, 1989, 164 nota n. 102) ha ipotizzato che le due tele di Como provengano proprio da questa quadreria. |