notizie storico-critiche | La donazione Palizzi, della quale il dipinto fa parte, costituisce uno dei primi e più importanti nuclei collezionistici della Galleria Nazionale d'Arte Moderna, offerta dal pittore nel 1892 al posto di un opera commissionata dallo stato per le collezioni del museo. Essa si compone di circa trecento dipinti, studi e abbozzi provenienti dallo studio napoletano del pittore e sono datati tra il 1837 e il 1884, secondo quanto riportato da un 'Elenco cronologico' redatto da Palizzi stesso nel 1891-92 conservato all'Archivio della Biblioteca Comunale di Vasto, città natale del pittore. Il dipinto in esame offre un buon esempio di come il pittore napoletano, il più importante innovatore della pittura italiana insieme a Domenico Morelli prima della metà del secolo, si approcci al genere paesistico nella fase più matura della sua produzione intorno alla metà degli anni sessanta. La tela, inoltre, permette di porre l'attenzione su uno di quei luoghi tanto cari al pittore, Cava dei Tirreni nel salernitano, dove Palizzi, come ricorda Morelli, amava trascorrere lunghi periodi. Proprio in quei luoghi Palizzi ritraeva dal vero pastori, paesaggi, piante e animali, i suoi soggetti prediletti, che ritraeva per lo più in lavori di piccole dimensioni realizzati con una tecnica innovativa costituita da piccoli tocchi luminosi giustapposti che creavano le figure e gli elementi del dipinto. La maturazione dello stile palizziano, dopo una formazione accademica a contatto con Smargiassi, è raggiunta intorno alla metà degli anni cinquanta, a ridosso del soggiorno parigino nel 1855, quando si reca a trovare il fratello Giuseppe e per visitare all'Esposizione Universale ed in seguito anche in Belgio e Olanda. Va sottolineato, tuttavia, che il pittore era sempre aggiornato proprio in virtù di questo contatto privilegiato con il mondo parigino, di cui conosceva tutte le novità e gli svolgimenti attraverso la corrispondenza col fratello. Il dipinto, datato nel succitato 'Elenco cronologico' al 1864, nella composizione e nel soggetto, si pone in relazione con "Albero di arancio e donne (Sorrento)" datato invece nell'Elenco al 1860 e soprattutto con il contemporaneo "Donna con bambini - albero di melograno (Cava)". Quest'ultimo in particolare, data la fattura più sommaria e le dimensioni più piccole, di cui è apprezzabile soprattutto lo studio luministico, sembra rappresentarne un primo abbozzo o un'idea iniziale, benché la diversa composizione e la presenza dei bambini porterebbe a ritenere che si tratti di un'opera autonoma. Ad ogni modo nei dipinti menzionati, come nel presente, sono raffigurate donne con braccia rese verso un albero, soggetto in cui è riscontrabile una evidente memoria di dipinti di Corot che trattano medesimi temi, forse visti a Parigi nel 1855. |