notizie storico-critiche | Il dipinto, acquistato nel 1903 per 1000 lire dalla Galleria Nazionale d'Arte Moderna all'Esposizione degli Amatori e Cultori di Belle Arti, rappresenta uno degli esiti più maturi dell'opera di Norberto Pazzini. Nel dipinto sono convogliate tutte le attitudini del pittore: amore del vero analizzato nel particolare, disegno, attenzione alla luce e all'effetto atmosferico, sentimento idilliaco. Esiste un altro dipinto intitolato "Aratura" in collezione Molinaro di Roma (olio su tela, cm.33,5x61, esposto a Rimini nel 1982, cat.n.157); inoltre un disegno, probabilmente preparatorio, che propone la medesima scena, si trova in una collezione privata.L'opera rappresenta uno degli esiti più maturi di Pazzini; con la tavoletta "Lo stinco di Adamo" (1890, Collezione privata) offre una buona testimonianza della poetica dell'artista negli anni in cui espo-neva con In Arte Libertas, di cui era uno dei principali soci e, di riflesso, dell' influenza di Nino Costa conosciuto nel 1884. Ponendo in confronto "Aratura" e la "Semina" di Costa, datato alla fine degli anni Settanta, affini per la tematica apparentemente rurale, si nota però che nel pittore romano la contadina raggiunge un livello d'idealizzazione che sembra sottolineare "la ritualità arcaica del lavoro dei campi" (Piantoni 2001). Questo livello non è presente in Pazzini, dove dominano, invece, sentimento umile e semplicità rurale carica di sentimento. A questo proposito, è stato sottolineata nel dipinto - e in generale nella poetica del pittore -.una eco della poesia pascoliana di quegli anni, contestuali alla pubblicazione di "Myricae" (1891), in particolare con la composizione "Arano" (cfr. Milantoni 1982).La scena agreste è stata verosimilmente dipinta a Verucchio, il paese natale del pittore, dove era solito tornare, per brevi soggiorni, tutte le estati. Il taglio del dipinto, come ripreso dalla cima di una collina che scende verso il mare, ricorda l'impaginato di Alba adriatica, dipinto in diverse versioni (una delle quali, titolata "Sorge il mattino" e datata 1910, alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna) dagli anni Novanta al primo ventennio del Novecento. In particolare, sono il contrappunto tra la resa naturalistica più sommaria del verde dei campi e della striscia di mare, con il disegno incisivo e solido di alcuni elementi (in questo caso i tronchi e i casolari) a determinare il linguaggio tipico di Pazzini, un'attitudine presente in opere della prima maturità come Bagni al Tevere del 1885 (Roma, Galleria Comunale d'Arte Moderna) e costante anche in dipinti successivi sia nei soggetti rurali, ("Capanna rustica" 1902, Torino, Galleria d'Arte Moderna, "Pannocchie al sole", 1908, "Sull'aia", 1910 entrambe in collezione privata), sia nelle vedute più tarde ("Rimini" 1910, "Dai tetti di Firenze" 1914, "Le cupole di Roma" 1928). |