notizie storico-critiche | L'opera fa parte di una serie di tre tempere raffiguranti scene di battaglia tra principi sabaudi (Amedeo VI?) e eserciti orientali. L'iscrizione vergata in grafia antica sul retro di uno dei tre dipinti (inv. 6926), riconduce la serie alla mano di Sinibaldo Scorza e ne fissa la data al 1620.Per la questione attributiva si veda la scheda redatta da C. Arnaldi di Balme in occasione del prestito dell'opera alla mostra "Maestri genovesi in Piemonte" tenutasi a Torino, Galleria Sabauda, nel maggio - ottobre 2004 (catalogo a cura di P. Astrua, A.M. Bava, C.E. Spantigati, edito a Torino nel 2004, pp. 82-83): sulla base degli studi recenti condotti da A.M. Bava sul Morazzone e in particolare sugli affreschi perduti del Castello di Rivoli (cfr. A.M. Bava, Morazzone e la corte dei Savoia: il restauro della Sacra Famiglia con angeli offerenti burro e miele della Galleria Sabauda, in Pier Francesco Mazzucchelli detto il Morazzone (1573/1626). Problemi e proposte, a cura di A. Spiriti, atti della giornata di studi Morazzone - Varese 15 marzo 2003, in corso di stampa 2004), due delle tre pergamene (inv. 6926 e 6925) si ritengono da avvicinare piuttosto alla scuola lombarda, ai toni concitati e ai colori accesi delle opere morazzoniane, piuttosto che alle opere note di Sinibaldo Scorza . Questi infatti, nato nel 1589 a Voltaggio, presso Alessandria, e formatosi alla bottega di Giovanni Battista Paggi a Genova, fu chiamato nel 1619 a lavorare alla corte di Carlo Emanuele I di Savoia; qui rimase fino al 1625 e, accanto ad un filone di pittura sacra, sviluppò in particolare il suo interesse per i soggetti animalistici e il paesaggio, in contatto con gli artisti fiamminghi attivi a corte (per le vicende biografiche del pittore cfr. la voce compilata da J. K. Ostrowski in "La pittura in Italia. Il Seicento", a cura di M. Gregori e E. Schleier, Milano 1989, t. II p. 885, con bibliografia precedente; per il periodo trascorso alla corte sabauda, in particolare, si vedano le "Schede Vesme. L'arte in Piemonte dal XVI al XVIII secolo", di A. Baudi di Vesme, v. III, Torino 1968, pp. 972-973, e A.M. Bava nel capitolo dedicato alla grande Galleria di Carlo Emanuele I nel volume "Le collezioni di Carlo Emanuele I", a cura di G. Romano, Torino 1995, pp. 225-226). Negli inventari seicenteschi delle collezioni ducali non sono menzionate scene di battaglia dello Scorza, che nel 1625 lasciò Torino a causa della guerra tra i Savoia e Genova (vedi A.M. Bava, Artisti genovesi alla corte dei Savoia. Gli anni di Carlo Emanuele I, in P. Astrua, A.M. Bava, C.E. Spantigati, op. cit., 2004, pp. 11-15); non vanno trascurate invece le tangenze con la cultura figurativa della corte torinese di quegli anni e in particolare con il repertorio storico celebrativo dei fasti familiari adottato sia alla Vigna del cardinal Maurizio di Savoia (con opere di Bernardo Castello) sia al Castello di Rivoli, dove lavorano il Morazzone e dal 1623 anche Isidoro Bianchi, lasciando affreschi andati distrutti nell'incendio del 1691, ma di cui resta memoria nella stampa di Bartolomaus Kilian a corredo del libretto dell'opera in musica "La Ramira". Le fonti registrano inoltre l'esistenza di tre piccole battaglie del Morazzone (restaurate il 12 settembre 1730 da un pittore Lanfranchi), di cui si ha menzione fino al Malvezzi nel 1882 (cfr. M. Gregori, a cura di, Il Morazzone, catalogo della mostra, Milano 1962, pp. 69 e 166-167; per l'incisione del Kilian si veda invece M. Dell'Omo in D. Pescarmona, a cura di, Isidoro Bianchi di Campione. 1581-1662, catalogo della mostra Campione d'Italia 2003, Milano 2003, p. 24).L'opera era registrata nel 1879-80 nel Regio Palazzo Vecchio di Torino, Uffici dell'Amministrazione della Real Casa, primo piano, camera n. 8. Nel 1911 risulta al secondo piano, foresterie n. 36, corridoio. Nell'inventario del Palazzo Reale del 1966 essa compare già tra i beni concessi in deposito temporaneo al Comando dei Carabinieri di Piazza Carlina; non essendo indicata la data di consegna e mancando il verbale (è noto solo un elenco - "Allegato B", probabilmente in origine unito al verbale - annotato nel 1978 in occasione di un sopralluogo del dott. Cesare Bertana della Soprintendenza ai Beni Ambientali e Architettonici del Piemonte), non si è in grado di precisare la data del passaggio in consegna (comunque ante 1966). |