notizie storico-critiche | Appartenuto precedentemente alla Galleria dell'Annunciata di Milano dove si era tenuta una retrospettiva del pittore nel 1943, il dipinto in esame fu acquistato dalla Galleria alla XXVI Biennale di Venezia del 1952, dove fu tenuta una monografica dell'artista. In quell'occasione l'opera era datata tra i1 1876 e il 1879, evidentemente considerandola un lavoro del primo periodo parigino di Zandomeneghi e certo sulla scorta della catalogazione di Enrico Piceni. Successivamente Cinotti (cfr. Cinotti 1960), invece, più che a quei primi anni parigini, caratterizzati ancora dalla predilezione per le stesure a macchia di origine toscana, lo colloca cronologicamente dopo il 1880, adducendo motivazioni strettamente tecniche e stilistiche, vale a dire per l'impasto grumoso del colore ed il taglio sghembo della composizione, fondando la sua datazione sul confronto con l'opera stilisticamente simile, appartenente al periodo impressionistico di Zandomeneghi, "La fattoria" (datato su tela, cm 54x65, ubicazione ignota, Piceni 1932, tav. XXXV, Cinotti 1960, tav. 23). Dello stesso avviso, qualche anno dopo, è anche Nicoletta Colombo (in Venezia 1988, p.204) la quale, considerando il taglio fotografico della veduta, propende per "una datazione intorno o subito dopo il 1880, quando il veneziano si era accostato agli espedienti fotografici sull'esempio dell'amico Degas, appassionato cultore della camera ottica". Quest'ultima datazione è quella ancora accolta dalla critica che pone "Casetta a Montmartre" in relazione al più noto "Il tetto rosso" (datato variamente tra il 1878 e il 1886, Viareggio, Istituto Matteucci, cfr. Roma 2005, nn. 4-5, p. 195).Dal punto di vista stilistico il dipinto è caratterizzato da una composizione semplice e articolata allo stesso tempo, dal taglio decisamente fotografico, con un punto di vista che va dal basso verso l'alto, per poi riscendere e aprirsi all'orizzonte su una distesa di pennellate variopinte che sintetizzano il colpo d'occhio su Parigi vista dall'alto. L'effetto a parabola è dovuto al punto di osservazione scelto dal pittore, l'inizio di un dosso. Lo sguardo è accompagnato in quella traiettoria anche dal muretto che si snoda verso il basso al centro della scena, sopra al quale compare la casetta che da il titolo all'opera, mentre proprio al margine del quadro trova posto una figuretta femminile. La pennellata, corposa e caratterizzata dalla scomposizione del tono locale tipica dell'impressionismo, sembra derivare dall'esempio di Camille Pissarro, punto di riferimento per Zandomeneghi per il paesaggio, tanto quanto Degas lo era per le figure e le scene d'interno. Probabilmente proprio la rottura di Degas e del suo entourage con Pissarro portò all'allontanamento di Zandomeneghi dal paesaggio per dedicare la sua attenzione a scene d'interni e al mondo femminile. |