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Opera d'arte Castel dell'Ovo a Napoli di Pitloo Smink Anton (Arnhem 1791 / Napoli 1837), a Roma

L'opera d'arte Castel dell'Ovo a Napoli di Pitloo Smink Anton (Arnhem 1791 / Napoli 1837), - codice 12 00490957 di Pitloo Smink Anton (Arnhem 1791 / Napoli 1837), si trova nel comune di Roma, capoluogo dell'omonima provincia sita in palazzo, espositivo, Galleria Nazionale d'Arte Moderna, viale delle Belle Arti n.131, Galleria Nazionale d'Arte Moderna
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bene culturaledipinto, opera isolata
titoloCastel dell'Ovo a Napoli
soggettoVeduta di Napoli
tipo schedaOA_2.00
codice univoco12 00490957
localizzazioneRM, Romaviale delle Belle Arti n.131
contenitorepalazzo, espositivo, Galleria Nazionale d'Arte Moderna, viale delle Belle Arti n.131, Galleria Nazionale d'Arte Moderna
datazioneXIX ; 1820 (ca.) - 1824 (ca.) [analisi stilistica; bibliografia]
autorePitloo Smink Anton (Arnhem 1791 / Napoli 1837),
materia tecnicaolio su tela
misurealt. 76, largh. 103,
condizione giuridicaproprietà Stato, Galleria Nazionale d'Arte Moderna
dati analiticiVeduta di Castel dell'Ovo a Napoli, nella luce del tramonto. Sulla destra, due barche da pesca e pescatori intenti ad arrotolare le reti. Sulla sinistra un giardino con alberi; in primo piano, tre personaggi in piedi intenti a conversare.
notizie storico-criticheIl dipinto è stato acquistato dalla GNAM nel 1953 pesso l'antiquario Sebasti di Roma (lettera del Soprintendente P. Bucarelli al Ministero della P.I. del 25/9/1953). Nella pratica d'acquisto presso l'antiquario (£ 450.000) è specificata la provenienza non altrimenti documentata dell'opera da una famiglia napoletana.Il dipinto si pone come caso esemplare dell'arte di Pitloo, iniziatore di una nuova sensibiltà nel vedutiso romantico di prcisa caratterizzazione locale, e maestro degli artisti della "Scuola di Posillipo". La principale innovazione apportata dall'artista olandese consiste nella rappresentazione realistica, privata dell'analisi minuziosa del particolare, di ogni adulterazione compositiva e soprattutto nell'interpretazione della luce naturale entro una veduta ben determinata. R. Causa (1956, p.64-65) cita come esempi di questa nuova sensibilità i "Templi di Pesto" della Galleria di Capodimonte, lo "Studio di montagne" del Museo di San Martino e la "Veduta di Castel dell'Ovo" della GNAM. Un dipinto raffigurante Castel dell'Ovo è citato in un elenco redatto da Pitloo prima del 1824, come appartenente al duca di Berwick. L'elenco fu accluso dall'artista alla sua domanda d'ammissione presentata in quello stesso anno per la cattedra di paesaggio al Reale Istituto di Belle Arti di Napoli: "n.2 quadri di pal. 4, uno la veduta di corpo della Cava e l'altro del Castel dell'Ovo, appartengono al duca di Berwick." (cit. in Lorenzetti, 1935). In questo dipinto Elena di Majo ha identificato l'opera in esame, evidentemente quadro "di composizione" eseguito in atelier per un committente illustre, come poteva essere appunto il duca di Berwick e d'Alba, Carlo Michele Stuart Fitz-James (di Majo 2006). Del dipinto sono note altre versioni: un dipinto dalle stesse dimensioni, con marchio borbonico, oggi a Torre del Greco, Banca di Credito Popolare (L. Martorelli, in Civiltà dell'Ottocento 1997, pp. 498-499) e un piccolo olio su carta già acquistato nel 1985 dal Banco di Napoli sul mercato antiquario e attualmente disperso (E. di Majo, in Anton Sminck van Pitloo 1985, pp. 24-26). Esistono altri tre dipinti di Pitloo rappresentanti questo medesimo soggetto: già coll. Rebuffat (ripr. in R. Causa, 1956, fig. 49); - già Coll. Montenuovo, Vienna (ripr. in Suida, 1911, vol. I, tav. XX-XII); - Coll. Banco di Napoli, olio su carta (cfr. catalogo esp. Roma Gall. Carlo Virgilio, 1985). Secondo E. di Majo, è escluso che il dipinto citato nell'elenco di Pitloo sia quello della Coll. Rebuffat, eseguito dall'artista sicuramente più tardi. E' anche improbabile che il dipinto in questione sia quello già nella Coll. Montenuovo, in quanto quest'ultimo è di dimensioni molto inferiori rispetto a quello menzionato nella lista. Il piccolo dipinto del Banco di Napoli costituisce probabilmente una prima versione "dal vero" del dipinto della GNAM, anche se presenta numerosi particolari differenti.Sulla base di confronti stilistici - soprattutto con il dipinto "La Chiesa di San Giorgio al Velabro" (1820, Roma, Istituto Olandese), E. di Majo data l'opera al 1820 (E. di Majo, 1988, p.383). Inoltre, in una nota posta sul suo disegno "Paesaggio" (Museo di San Martino, Racc. Ferrara-Dentice, inv.235), Giacinto Gigante affermava che nel 1820 Pitloo lavorava insieme a lui per il duca di Berwick. Nel verso, sul telaio, a sinistra, è presente un cartellino antico con la seguente scritta a penna: "vue du Chateau de l'Oeuf par Pitloo".
altra localizzazioneprovenienza: RM, Roma
bibliografiaLorenzetti( 1935)pp.406-407; Causa( 1956)p.65; Bucarelli( 1973)pp. 18, 158; Landschaft aus drei Jahrunderten( 1983)p.198, n.129; Reizen naar Rome Italie( 1984)p.167, n.92; di Majo( 1988)pp.383-386; Porzio( 1990)p. 415; Pitloo. Luci e colori del paesaggio
definizionedipinto
regioneLazio
provinciaRoma
comuneRoma
indirizzoviale delle Belle Arti n.131
ente schedatoreS51
ente competenteS51
autori della catalogazioneCompilatore scheda: Capodieci L.; Funzionario responsabile: Compilatore scheda: Pesci F.; Funzionario responsabile: Frezzotti S.
anno creazione1996; 2011
latitudine41.916136
longitudine12.482598

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