notizie storico-critiche | Rodin eseguì l'opera probabilmente intorno al 1910, dal momento che risale a quegli anni una serie di bozzetti in terracotta con figure di danzatrici, tutti databili al 1910-1913 (cfr. cat. mostra Rodin In his time, a cura di Mary L. Levkoff, The Cantor Gifts to the Los Angeles County Museum of Art, Los Angeles 1994, pag. 148). Le piccole figure di danzatrici furono fuse dopo il 1950 dagli originali in terracotta al Museo Rodin (cfr. Rodin, Sculpture and drawings, The Hayward Gallery, London 1970, p. 87). La ballerina, che si caratterizza per una deliberata rudezza e scabrosità delle superfici, è presentata in un acrobatico passo di danza: Rodin, scegliendo di non presentare figure a riposo, mette in scena il movimento, lasciando trapelare la spinta interiore della "danseuse" nella convinzione che il corpo sia un calco su cui si imprimono le passioni. L'artista riduce la ballerina all'essenzialità della forma, concedendosi solamente un minimo accenno al sesso: incurante di ogni canone proporzionale, è nell'esecuzione rapida che cerca il senso di movimento. Gli studi ispirati alla danza, che siano disegni, acquerelli o sculture rivelano la sua capacità di cogliere l'immediatezza del movimento. Guarda a Degas, alle sue ballerine, ma non è come lui amante del balletto classico, troppo rigido ed impostato, ma si rivolge alle forme più audaci di scenografia, influenzato anche dall'amicizia con Loïe Fuller e Isidora Duncan, pioniere della danza moderna e fautrici di una nuova declinazione di ballo che esalti le possibilità espressive del corpo. Rodin ha esplorato la danza in varie forme, che hanno rappresentato un repertorio enorme di gesti e pose: la danza giavanese (1896) e quella cambogiana (1906), la danza orientale (1913) e quella russa (1912). L'opera è pervenuta in Galleria tramite legato testamentario della contessa Maddalena Fourton (deceduta nel 1953), moglie del conte Enrico di San Martino e Valperga, più volte presidente dell'Esposizione Internazionale di Belle Arti della Società degli Amatori e Cultori. In occasione dell'Esposizione del 1911 il conte, presidente del comitato, espresse tutta la sua ammirazione per Rodin, "il geniale francese, continuatore potente della gloriosa tradizione latina di Donatello e Michelangelo" (Rodin, catalogo della mostra, Roma, Accademia di Francia, 1967, p. 12). La base dell'opera risalirebbe a un'epoca più recente (1963-64). |