dati analitici | In primo piano, sopra un tavolo, è rappresentato un grosso vaso cilindrico di vetro contenente un ricco vaso di fiori, reso da minute e dense pennellate. Si distinguono, in alto a sinistra, alcuni gigli, dalie e margherite. Dietro ad esso, sulla sinistra, è posto un piatto piano con una bassa e larga ciotola nella quale sono collocate pere e mele. Sulla destra, sul medesimo piano, è posta una mela. Sfondo neutro di colore scuro. La tavola è posta entro cornice di profilo e luce rettangolare. Battuta liscia; interamente verniciata di colore grigio a larghe pennellate che lasciano intravedere la preparazione. Tipologia a cassetta. Fascia interna ed esterna ornate da motivo continuo a dentelli. Fascia centrale con fondo a filetti e profilo rilevato con angoli sporgenti. Sul retro, in alto, gancio metallico per sospensione.Soggetti profani. Mobilia: tavolo. Oggetti: vaso; piatto; ciotola. Fiori: dalie; margherite; gigli. Frutti: pere; mele. |
notizie storico-critiche | Il dipinto, unitamente ad altre opere, secondo una politica di promozione degli artisti di origine piemontese o attivi in Piemonte, promossa dall'Ente nel corso del Novecento, venne acquistato dalla Provincia di Torino all'Esposizione della Società Promotrice delle Belle Arti del 1941 per L. 2.000, XIII Esposizione del Sindacato Interprovinciale Fascista di Belle Arti in Torino, catalogo della mostra (Torino, Palazzo della Società Promotrice, maggio-giugno 1940), Torino, 1941, p. 25, n. 74. L'autore (Torino, 1890-Forno Alpi Graie/ TO, 1956), formatosi all'Accademia Albertina con Pier Celestino Gilardi, esordì all'Esposizione Nazionale del 1898, partecipando ai principali eventi espositivi dell'inizio del secolo e dedicandosi al ritratto, con il quale ottenne un importante riconoscimento alla Biennale di Venezia, e alla natura morta. A seguito dei postumi di una malattia polmonare, contratta durante la prima guerra mondiale, dovette lungamente soggiornare a Forno Alpi Graie, i cui scorci costituiscono un tema costante nella produzione del pittore, non esente dalla lezione del paesaggismo piemontese di fine Ottocento, contraddistinta dalla rapidità della pennellata abbinata ad una costante attenzione all'adesione al vero. Durante i lunghi soggiorni in montagna sviluppò il tema del mazzo di fiori di campo, come nel caso in esame, per il quale fu più ampiamente apprezzato dai collezionisti, reso con estrema precisione, "alla fiamminga", nell'illustrazione delle varie specie e forti accensioni cromatiche, la cui estensione viene ampliata sino ai limiti della tela, con grande efficacia decorativa. Bibliografia di riferimento: G.L. Marini, Giuseppe Sobrile, in Mostre "Personali" Maggio 1973, catalogo della mostra (Torino, palazzo della Società Promotrice delle Belle Arti), Torino, 1973, s.p.; R. Maggio Serra-R. Passoni (a cura di), Premio Nazionale di Pittura "Giuseppe Sobrile", catalogo della mostra (Torino, Mole Antonelliana, 16 gennaio-8 febbraio 1992), Torino, 1992, pp. 11-16, 31-32; E. Bellini, Pittori Piemontesi dell'Ottocento e del primo Novecento dalle Promotrici torinesi, Torino, 1998, p. 388 (con quotazioni di mercato).La cornice, sia per la tipologia, con motivi geometrizzanti di gusto decò, sia per la presenza sul retro di etichette inventariali dell'Ente e dell'esposizione alla Promotrice, è da considerarsi coeva al dipinto. |