dati analitici | In primo piano, in ombra, è rappresentata una via di paese fiancheggiata da due case. Sulla sinistra, seduto, su un gradino, un uomo con camicia chiara dalle ampie maniche, pantaloni alla zuava e scarponi. Sulla destra, stante, appoggiato al muro, un altro uomo con analogo abbigliamento, comprensivo anche di cappello, si appoggia da un lungo bastone; ai suoi piedi uno zaino. In secondo piano, illuminato, uno scorcio di piazza ove transita una donna. Sullo sfondo della piazza una casa con tetto a spioventi dal cui balcone in legno si affacciano un paio di persone. Sullo sfondo altre persone ed abitazioni appena abbozzate e un bosco di pini. All'orizzonte montagne con tracce di neve le cui cime sono attraverasate da alcune nubi chiare. La tela è posta entro cornice a profilo e luce rettangolare; battuta liscia. Verniciata di colore scuro; modinata. Le due fasce più esterne sono liscie, mentre quella più interna con motivo floreale stilizzato con fiori e foglie agli angoli e sui lati.Soggetti profani. Paesaggi: montagne. Costruzioni: case; baite. Figure: guide alpine; figura femminile. Abbigliamento. Oggetti: bastone; zaino. Fenomeni metereologici: neve; nubi. Piante: abeti. |
notizie storico-critiche | Il dipinto, unitamente ad altre opere, secondo una politica di promozione degli artisti di origine piemontese o attivi in Piemonte promossa dall'Ente nel corso del Novecento, venne acquistato dalla Provincia di Torino per L. 1200 all'Esposizione della Società Promotrice delle Belle Arti del 1935, 7° Esposizione del Sindacato Interprovinciale Fascista di Belle Arti in Torino, catalogo della mostra (Torino, Palazzo della Società Promotrice, maggio-giugno 1935), Torino, 1935, n. 160. L'autore (Coggiola/VC, 1884-Andezeno/To, 1945) è stato oggetto di attenzione da parte della critica che gli ha dedicato recentemente un'esaustiva monografia. Allievo di Carlo Pollonera e di Vittorio Cavalleri, si dedicò ad una varia e diversificata produzione, con presenze costanti alle Promotrici torinesi e alle rassegne del Circolo degli Artisti, a partire dalla fine del primo decennio del Novecento. Notevole fu la sua produzione di tele di soggetto coloniale, recentemente rivalutate, a seguito dei suoi ripetuti soggiorni nei possedimenti italiani dei primi decenni del Novecento: il primo in Libia nel 1912 a seguito del fratello, quindi, a seguito della profonda amicizia con Cesare de Vecchi di Valcismon, in Africa Orientale (1925-1928), ove ottiene anche commissioni per la decorazione di palazzi legati al governo italiano, infine nella seconda metà degli anni trenta a Rodi, nel Dodecaneso, ove, parimenti riceverà incarichi ufficiali. Parallelamente a questa produzione specialistica, per tutto l'arco della sua carriera, che raggiunse l'apice intorno agli anni trenta con la partecipazione a numerose mostre nazionali, in linea con la tradizione piemontese tardo ottocentesca, Ajmone si dedicò alla pittura di paesaggio, dalle marine, alle vedute di lago, ma soprattutto gli amati scorci montani, dipinti en plen air, in valle d'Aosta, in particolare nella valle di Gressoney, come nel caso in esame. Le composizioni si contraddistinguono per il formato ridotto, l'immediatezza della visione resa con una pennellata franta, l'attenzione ai giochi di luce ed una brillante cromia caratterizzata dal particolare azzurro dei cieli. Bibliografia di riferimento: E. Bellini, Pittori Piemontesi dell'Ottocento e del primo Novecento dalle Promotrici torinesi, Torino, 1998, pp. 2-4 (con rilevamenti di mercato); P. Mantovani, Lidio Ajmone lo stupore come metodo l'improvvisazione come strategia, in P. Mantovani-M. Galli-F. Sottomano-C. Roccati (a cura di), Lidio Ajmone (1884-1945) La pittura come esperienza dell'emozione, Canelli, 2002, pp. 7-16; M. Caldera, voce Lidio Ajmone, in P. Dragone (a cura di), Pittori dell'Ottocento in Piemonte. Arte e cultura figurativa 1895-1920, Torino, 2003, p. 300. La cornice, sia per la tipologia, estremamente semplice, sia per la presenza sul retro di etichette inventariali dell'Ente e dell'esposizione alla Promotrice, è da considerarsi coeva al dipinto. |