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Opera d'arte I Frutti della Passione di Cristo a Firenze

L'opera d'arte I Frutti della Passione di Cristo - codice 09 00742648 si trova nel comune di Firenze, capoluogo dell'omonima provincia sita in monastero, benedettino femminile, Monastero di S. Niccolò di Cafaggio ora Galleria dell'Accademia, via Ricasoli, 58/60, Galleria dell'Accademia
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bene culturaleicona
titoloI Frutti della Passione di Cristo
soggettoCristo crocifisso e i frutti della passione di Cristo
tipo schedaOA_3.00
codice univoco09 00742648
localizzazioneToscana, FI, Firenzevia Ricasoli, 58/60
contenitoremonastero, benedettino femminile, Monastero di S. Niccolò di Cafaggio ora Galleria dell'Accademia, via Ricasoli, 58/60, Galleria dell'Accademia
datazionesec. XVIII secondo quarto; 1725 (post) - 1749 (ante) [analisi stilistica]
ambito culturaleambito moscovita(analisi stilistica)
materia tecnicatavola/ pittura a tempera
misurecm, alt. 36, largh. 29.5,
condizione giuridicaproprietà Stato, Ministero per i Beni e le Attività Culturali
dati analiticiTavola intera con due listelli a incastro alle due estremità, senza incavo. Non si osserva presenza di tela preparatoria. Levkas.Soggetti sacri. Personaggi: Cristo crocifisso sofferente; evangelisti; Giuda. Figure: angeli; demonio; allegoria della morte. Architetture fantastiche: Gerusalemme celeste; tempio. Fenomeni metereologici: nubi.
notizie storico-criticheDalla seconda metà del XVII secolo nella Rus' si diffusero ampiamente opere letterarie e figurative a carattere edificante, strettamente legate alle tradizioni della cultura occidentale di epoca barocca. Una delle caratteristiche più espressive era l'impiego di allegorie, emblemi e simboli (di solito mutuati dall'arte occidentale), che fungevano da commenti ai temi principali trattati, di carattere religioso o moralizzante. Sono note oltre trenta icone comprese tra la fine del XVII e l'inizio del XIX secolo, che prendono il titolo di Frutti della Passione di Cristo e che per la composizione traggono ispirazione dall'incisione Crocifissione con i miracoli eseguita nel 1682 da Vasilij Andreev, un artista del Palazzo dell'Armeria nel Cremlino di Mosca. A questo gruppo si può ascrivere anche l'opera in esame, del secondo quarto del XVIII secolo. Secondo lo studioso di questa tipologia iconografica, K. Eberhar, particolarità distintiva dell'opera è la disposizione diversa, rispetto alla maggior parte delle icone, degli emblemi e dei simboli della Passione raffigurati nelle mani degli angeli sopra la traversa orizzontale della croce. Il tema centrale dell'icona è la celebrazione del sacrificio di Cristo in croce e la rivelazione del suo significato per il mondo. Secondo l'insegnamento dei Padri, attraverso la Crocifissione furono sconfitti i nemici ultimi del genere umano (la morte e il diavolo), nacque la Chiesa, si aprirono le porte del Regno dei cieli e ritornò la speranza nella futura Resurrezione. Nel pannello centrale sono ben visibili scritte di commento alla composizione che sottolineano il carattere didascalico del tema e il suo legame con il genere della predica didattica. Nella concezione generale dell'icona giocano un ruolo importante le contrapposizioni che ricordano i procedimenti di antitesi popolari nello stile letterario del periodo barocco. La Chiesa come immagine del mondo creato da Dio, dove regna l'ordine, contrapposto alla morte e agli inferi col caos della Geenna infuocata; la luce e la bellezza del Regno dei Cieli aperto ai giusti grazie al sacrificio di Cristo e gli inferi senza fine. I dettagli più importanti per il significato dell'immagine sono dipinti con colori chiari o, secondo la tradizione anticorussa, sono evidenziati dall'oro. Inoltre, la croce con il Cristo crocefisso, i nimbi dei santi e il tempio sono ulteriormente evidenziati dalla linea rossa di contorno. Marcucci e Bettini hanno attribuito l'icona alla scuola Stroganov datandola al XVII secolo. Inoltre, Marcucci ha messo a confronto il suo stile con opere come La natività della Madre di Dio, due icone della Trasfigurazione e La Madre di Dio 'Gioia di tutti gli afflitti'. X. Brenske ha giudicato l'opera di derivazione greca, cosa che contrasta con molte caratteristiche, come ad esempio le iscrizioni in lingua slava, e l'ha datata al XVIII secolo. Anche Eberhart, pur considerandola opera russa, l'ha riferita a un periodo più tardo. E' evidente che l'icona è stata dipinta contemporaneamente alla maggior parte delle opere della collezione della Galleria dell'Accademia, cioè al secondo quarto del XVIII secolo. La pittura dei volti è eseguita con un incarnato olivastro denso, con un color ocra marrone chiaro sul quale c'è ancora un altro strato sottile schiarente che dà alla pittura una sfumatura rosata più fredda. Sul volto di alcuni personaggi sono visibili le guance, i tratti sono disegnati a biacca. Il contrasto di colori, la pittura spessa e la sua stratificazione ricorda la maniera di esecuzione dei volti nell'icona Madre di Dio 'Gioia di tutti gli afflitti'. Il segno pittorico, il colorito costruito su accordi di marrone, verde, rosso e rosa, insieme alla biacca e le cornici rettangolari delle iscrizioni nell'opera qui presentata, trovano analogie con l'icona Giovanni guerriero martire, con scene della vita.
bibliografiaBettini S.( 1940)pp. 38, 90, n. 10; Marcucci L.( 1958)p. 102, n. 60; Brenske H.( 1976)pp. 114-115; Oriente Occidente( 2004)pp. 53, 59, 90-91
definizioneicona
regioneToscana
provinciaFirenze
comuneFirenze
indirizzovia Ricasoli, 58/60
ente schedatoreS156
ente competenteS156
autori della catalogazioneCompilatore scheda: Gladyševa E.Sacco A. M.; Funzionario responsabile: Parenti D.Sframeli M.; Trascrizione per informatizzazione: Sacco A. M. (2009)
anno creazione2006
latitudine43.777035
longitudine11.258756

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